Il viaggio che non ti aspetti
Negli ultimi anni, più di uno stornello in romanaccio ha raccontato con ironia e sagacia la vita del portatore sano di automobile a Roma. Da "Un uomo in Smart" della Gnometto Band (poi ripresa dal Trio Medusa) al celeberrimo "Grande Raccordo Anulare" di Corrado Guzzanti. Non si tratta propriamente di stornelli sul traffico e sugli ingorghi, ma in ciascuno di essi c'è almeno un riferimento al mitico traffico delle strade romane.
Il portatore sano di automobile a Roma è quell'abitante della capitale che, possedendo patente B ben riposta nel portafogli, si ritrova puntualmente due o più volte al giorno ad aprire la portiera della sua automobile ripromettendosi "stavolta non mi arrabbio neanche se trovo il raccordo bloccato" e che puntualmente ha invece le coronarie a mille dopo neanche 5 minuti di tragitto.
Tiburtina, Cassia, Appia, Aurelia, non fa troppa differenza il console di riferimento. Infatti, cambiando a piacere l'intreccio di strade che condurrà a destinazione, la somma dei tempi di percorrenza sarà più o meno sempre lo stesso. Consiglio vivamente di stravolgere di tanto in tanto l'ordine di percorrenza, almeno in questo modo il paesaggio circostante varia e vi sembrerà di partire per un inedito fine settimana.
Chi, nel tragitto mattiniero verso il proprio ufficio/negozio, non ha desiderato almeno una volta di avere a disposizione un elicottero personale? E chi, ignorante di maquillage femminile, non ha imparato qualche trucco assistendo affascinato alle macchinose smorfie della manager di turno?
A questo punto, se la noia non ha preso il sopravvento, vi starete chiedendo come mi muovo IO per raggiungere le svariate destinazioni della mia giornata: lavoro, palestra, aperitivo.
Allora…, ve lo racconto subito. Fino a qualche anno fa avevo una moto, e ancor prima un motorino. Dal giorno in cui sono diventato padre, mi sono via via allontanato dal mondo delle due ruote, preferendo minimizzare il rischio di non arrivare a casa puntuale per cena.
Ho una Ford Fiesta del '98. Poverina… ha un motore perfetto, ma la scarsa manutenzione che applico alla sua carrozzeria ne rende l'aspetto esteriore davvero raccapricciante. La "poverina" percorre circa 4.000 km all'anno da ormai diversi anni, approssimativamente pari alla somma del doppio tragitto casa-stazione metro A più vicina moltiplicato per i giorni lavorativi durante l'anno (circa 200) e di quei meritati svaghi che le concedo il fine settimana per andare a Villa Pamphili o a fare una appagante escursione fuori Roma.
Per arrivare a lavoro prendo poi metro e autobus. Ho da diversi anni la tessera annuale intera rete (!!). Potrei descrivere pro e contro della mia scelta di vita, potrei parlarvi del fatto che quando fuori fa freddo si sta davvero bene tutti insieme stretti stretti dentro il 490, piegando a destra e sinistra mentre il conducente parla al cellulare, potrei descrivervi cosa si prova quando si sente pian piano il pantalone inumidirsi mentre il trafelato signore accanto ha appoggiato l'ombrello bagnato alla vostra coscia, potrei citarvi il mio record personale di apnea in presenza di personaggi non troppo avvezzi allo strofinamento con la saponetta. E di questo potete facilmente immaginare la meraviglia, perché come succede in macchina, anche sul mezzo pubblico è possibile fissare nella mente alcuni spettacolari momenti di vita, chicche memorabili degne di un diario dettagliato.
Ma in fin dei conti, le cose migliori sono le notizie spot di Metro e City, ma soprattutto quelle di 24 Minuti (che solo da qualche mese ho scoperto di poter ricevere anche via e-mail…), il sorriso che un'anziana signora regala quando mi alzo per cederle il posto, lo sguardo della bambina che scopre per la prima volta cosa sono i suonatori ambulanti, i colori multirazziali che ravvivano il bianco sporco delle pareti della metro A, bui tunnel che scorrono velocissimi fuori dal finestrino ed il riapparire delle luci nelle stazioni, la scoperta che il mio vicino di viaggio sta leggendo il libro che ho finito ieri sera, immaginare cosa sogna l'operaio che sonnecchia con la testa penzoloni mentre torna a casa esausto dal lavoro…
E… posso dire una cosa da conservatore? In fondo sono felice che qui a Roma, sotto i tunnel della metro, il cellulare non prenda, perché in questo modo posso staccare per qualche minuto dallo stressante viavai che mi aspetta o che ho lasciato, mentre nel frattempo l'Uomo in Smart zigzaga sulla tangenziale Est parlando con due cellulari. E quando devo scendere, incredibile a dirsi, qualche volta mi dispiace…