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Il Teatro allo scalo

maschereQuando alla fine del XIX secolo veniva iniziata l'urbanizzazione del quartiere S.Lorenzo, allora situato alla estrema periferia di Roma, nessuno avrebbe pensato che quest'area piuttosto scialba sarebbe diventata uno dei luoghi culturalmente più movimentati della città. Agli albori del progetto di costruzione, il piano regolatore non prevedeva che S.Lorenzo diventasse un quartiere popolare. Ma la grossa crisi edilizia di quegli anni costrinse a destinare gli edifici, anche quelli non completamente ultimati, per dare alloggio alle classi meno abbienti, quindi anche ad artisti squattrinati e stravaganti bohemiene.

Dai tempi della seconda guerra mondiale, quando fu uno dei pochi nuclei cittadini a tentare l'opposizione alla Marcia su Roma, S.Lorenzo è diventato quartiere "di sinistra" per eccellenza. Arrivando ai giorni nostri, aldilà delle mode passeggere che spingono i giovani romani ad eleggere periodicamente nuove location di incontro, il brulicante fermento delle strade è ormai da qualche decennio una costante, anche infrasettimanale. E, come agli albori, S.Lorenzo rimane culla di arti antiche come quella del .
Uno degli ultimi nati è il Teatro allo scalo, inaugurato lo scorso 14 febbraio. Usando le parole del direttore artistico, l'intento è quello di "realizzare uno spazio fisico dove poter sperimentare, incrociando gli interessi dei numerosi artisti e studenti che gravitano nel quartiere".

A pochi passi dalla Basilica di San Lorenzo fuori le mura e da Villa Mercede, dal Cimitero del Verano e dalla città Universitaria della Sapienza, il Teatro è allestito all'interno di un vecchio fabbricato a pochi passi dallo scalo e, nella sua intimità, passa quasi inosservato. Il piccolo ingresso è su via dei Reti n.36, dove il passaggio di un rumoroso e sferragliante tram fa vibrare ad intervalli regolari palcoscenico e platea, situati a pochi metri di distanza. Il palco, di legno, occupa uno spazio largo 8 metri e lungo 5,60, un'area grande come l'appartamento medio di una famiglia romana.

Personalmente, qualche tempo fa ho vissuto una serata molto particolare seduto su una delle panche della platea, assiepate davanti allo spazio scenico. Lo spettacolo era "Incantando Roma" ed ispirava una neanche tanto vaga reminescenza del Rugantino di qualche decennio prima. Una 90ina di posti stipati sulla platea di legno, ad una distanza massima di 10 metri dagli attori, che crea un'atmosfera di intima confidenza tra pubblico ed attori, qualche volta fin troppo esasperata ed invadente. Quello che sicuramente avviene è la totale e coinvolgente immersione nella scenografia, nell'atmosfera scenica, addirittura negli odori che talvolta riempiono la scena. Gli occhi degli attori sono vicini, luccicanti di emozione o vividi di passione, secondo quanto insegnato dalla migliore scuola Stanislawski. I corpi sono a grandezza reale, si possono quasi toccare, l'ideale per un pubblico che si appassiona con la vicinanza degli attori ma anche degli spettatori.

Il programma è piuttosto vario. Tra le iniziative, oltre all'ovvia kermesse teatrale, spiccano scuole di teatro, laboratori, corsi, mostre d'arte, , concerti, letture. L'impressione è che l'obiettivo degli ideatori di questo progetto Teatro non sia quello di voler competere con altri teatri della stessa dimensione ma con fama già affermata e riconosciuta. Piuttosto, come confermano i pochi trafiletti presenti in rete, traspare la voglia di condividere con appassionati ed esperti, con il pubblico e con i collaboratori, la gioia di aver visto realizzato un piccolo grande sogno.

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