Piazza Guglielmo Pepe si trova in uno dei quartieri romani più multicolori, più multietnici e più “carico” dei profumi speziati sprigionati dalle cucine dei ristoranti cinesi, indiani, pakistani e giapponesi. Si trova nel quartiere Esquilino. E poco distante, dal via vai, del mercato rionale e dalle due fermata della metro, Termini e Vittorio Emanuele, si può ammirare la facciata rosa e in stile liberty di uno tra i più noti teatri romani: l’Ambra Jovinelli. Il teatro nacque in Piazza Guglielmo Pepe nel lontano 1909, quando ancora il quartiere non era abitato e “stipato” di tante nazionalità e idiomi. Quattro palazzi, non lontani dalla Stazione Termini che sorgevano intorno a Piazza Vittorio Emanuele, divenuti con il passare degli anni otto, e poi sedici e così via. Oggi, il Teatro Ambra Jovinelli, per il suo colore esterno, fresco e primaverile, si “staglia” dalle costruzioni scure, coperte da una o più patine di smog e dal caos del traffico, fino a divenire “signore” del quartiere. Ma la sua storia, improntata sulla comicità, racconta di un’esistenza segnata da difficoltà e abbandono.
Era il 3 marzo 1909 quando venne inaugurato il teatro, dopo 3 anni di lavoro e la ferma volontà dell’impresario teatrale Giuseppe Jovinelli di costruire un teatro di varietà vicino, dal punto di vista stilistico, ai ricchi e nobili teatri di prosa.
Fino al 29 aprile 1982 l’Ambra Jovinelli visse fasi alterne. Grande splendore, programmi ricchi e comici di indubbio valore artistico, Raffaele Viviani e Ettore Pretolini, solcarono le scene del Teatro. E anche Totò non lesinò la sua presenza sul palco. Anzi, divenne subito un beniamino del pubblico tanto da restare al Teatro Jovinelli dal 1919 al 1921.
Gli anni della Grande Guerra furono per il Teatro gli anni in cui subì la concorrenza del cinema. Il cartellone cambiò. Dal varietà all’avanspettacolo. Furono questi gli anni in cui cambiò anche il suo nome: da Teatro Jovinelli a Teatro Ambra Jovinelli. Una scelta voluta o dovuta? Probabilmente, dovuta poiché vista l’iniziale sarebbe stato collocato nei primi posti della lista dei cinematografi capitolini.
La concorrenza del cinema e della televisione, purtroppo, imposero alla direzione scelte più consone al periodo: proiezioni cinematografiche e spettacoli di spogliarello, tanto da divenire negli anni settanta un vero e proprio cinema a luci rosse.
Il 29 aprile del 1982 le sorti del Teatro cambiano nuovamente. A causa di un malfunzionamento tecnico la struttura bruciò interamente. Nel 1990, una società milanese comprò, direttamente dalla famiglia Jovinelli, lo stabile.
Anche per il Teatro Ambra Jovinelli, come per tante cose, una volta toccato il fondo inizia la risalita. A volte è lenta, altre volte è più veloce. L’importante è arrivare al traguardo. In questo caso, dal 1990 che la società milanese comprò la struttura, la “risalita” durò ben sette anni. Un gruppo di artisti, giovani e intellettuali, iniziarono ad organizzare all’interno della fatiscente costruzione una serie di spettacoli teatrali e di mostre. L’idea era quella di “smuovere” l’opinione pubblica. Ci riuscirono ed è grazie a loro se la facciata dello stabile, nel 1997, fu posta sotto il vincolo del Ministero dei Beni Culturali con l’obbligo per i proprietari di preservazione della stessa poiché considerata patrimonio artistico.
I lavori di ristrutturazione e messa in funzionamento durarono fino al novembre del 2000. Il 25 gennaio 2001 per l’Ambra Jovinelli iniziò una nuova stagione. Venne riaperto per ritornare ad essere un teatro comico: la direzione artistica venne affidata a Serena Dandini e la direzione di sala ad Antonino De Pasquale.
Le foto dei primi anni del ‘900 mostrano una struttura su due piani dai colori chiari e dalle linee sontuose. Il piano terreno presentava tre porte con arco a tutto sesto, dalle quali si accedeva al foyer che immetteva gli spettatori direttamente in sala. Due finestre ai lati del prospetto frontale della struttura riprendevano la linea delle porte, ma erano da quest’ultime staccate dalle bacheche per le locandine. Il secondo piano, che ospitava uffici e camerini e le attrezzature di scena, possedeva tre porte identiche a quelle del pian terreno. L’intera facciata era percorsa da lesene in stucco decorate in basso da fiori in gesso, mentre le due lesene centrali terminavano sul tetto, dove erano poste due sculture a forma di aquila. La trabeazione sulla sommità dell’edificio si presentava come una sinuosa onda dallo stile tipicamente floreale, al cui centro campeggiava una conchiglia con un volto umano. Poco al di sotto di essa, c’era una targa con su scritto Teatro Jovinelli. Velluto rosso ricopriva tutti gli interni, e grandi lampadari illuminavano la sala. La modernità era la parola d’ordine sotto la quale il teatro era stato progettato: erano presenti impianti di ventilazione e di riscaldamento, mentre l’illuminazione era totalmente elettrica.
Le foto di oggi mostrano una costruzione per la quale i lavori di restauro la riportarono alle fattezze dei primi anni del ‘900, nonostante la cubatura dello stabile venne triplicata grazie all’inserimento di spazi nuovi all’interno dell’edificio. Addirittura sotto al teatro trovò posto una sala ridotta, chiamata poi Piccolo Jovinelli, un bar ed alcuni locali. La vecchia sala, distrutta, fu innalzata di cinque metri. Il vecchio foyer fu eliminato e fu adottata un torre scenica moderna con un’impiantistica valida sia per le produzioni teatrali che per quelle televisive.
La pedana del palcoscenico è stata realizzata in ferro con tavolato in legno di pioppo e il boccascena raggiunge una larghezza di 10,15 metri con una profondità, a filo del sipario, di 9,50 metri. Ha una capienza di 800 posti.
Le Officine Culturali, hanno preso in gestione “senza finanziamenti pubblici né privati” la gestione del Teatro Ambra Jovinelli per la stagione 2010/2011. Il Comitato di Quartiere ha fatto di tutto per non far chiudere il Teatro. Alcuni progetti del Teatro riguardano anche la riapertura del “Piccolo” come un programma per le scuole proposto da Michele Placido e una collaborazione con l’Eliseo. Insomma, passo dopo passo e metro dopo metro, si cerca di guadagnare terreno con l’idea, lucida e sentita, che il Teatro Ambra Jovinelli è davvero il “teatro del popolo”.