A metà strada tra Piazza di Spagna, con la sua Barcaccia, opera del Maestro Bernini, e Via del Tritone, che prende il nome dall’omonima fontana, anch’essa opera del Bernini, si trova uno dei teatri più rinomati non solo della capitale ma dell’intera penisola. E’ il Salone Margherita che dimora dal 1898 in Via Due Macelli, 75. Nasce con il nome di Teatro delle Vanità per volere dei fratelli Marino.
Perché Teatro delle Vanità? E chi erano i fratelli Marino? Bisogna andare indietro di oltre un secolo e leggere, attraverso le pieghe dei ricchi documenti che accompagnano la storia dell’odierno Salone Margherita, le sue origini.
I fratelli Marino erano imprenditori teatrali, già proprietari nel 1890 del Salone Margherita di Napoli. Il loro modo di fare teatro trovava conformità e uniformità in quello che al tempo era il genere che più godeva del consenso del pubblico: il café-chantant. E il periodo è proprio quello della Belle Époque. L’ambiente del café- chantant era luogo fedele per artisti, ballerine, cantanti, dame e gentiluomini. Di coloro, insomma, che volevano divertirsi. Il Teatro delle Vanità venne accolto con entusiasmo e l’aria che si respirava era proprio quella dei locali francesi di cui ne importò sin dall’inizio le principali vedettes. Ma presto, comici e primedonne nostrane le sostituirono. Arrivarono così Lina Cavalieri, Amalia Faraone, Anna Fougez e tante altre; mentre, assistendo allo spettacolo, tra tavolini e sgabelli, il pubblico consumava bevande e pietanze. Il passaggio da Teatro delle Vanità a Salone Margherita fu breve e quasi immediato. Il cambiamento fu dovuto sostanzialmente al ricordo dei successi dell’omonimo teatro napoletano, già famoso in tutta Italia che associato al nome Margherita, quale chiaro omaggio a Margherita di Savoia moglie del re Umberto I, creò il binomio “Salone Margherita”.
La formula, rappresentazioni-nome, ebbe successo tanto che si rese necessario un ampliamento degli spazi del Salone. La struttura fu modificata divenendo così più grande e lussuosa. Fu costruito un piano ammezzato nel quale trovò posto una galleria, mentre una serie di sventramenti crearono lo spazio sufficiente alla costruzione di un vero e proprio palcoscenico. La nuova struttura è quella ancora oggi visibile e utilizzata.
I primi anni del secolo scorso furono splendidamente scanditi dalla presenza, sulle scene, di autori e interpreti di notevole bravura, come Ettore Petrolini, nato macchiettista, Raffaele Viviani, Nicola Maldacea, Pasquale Villani, ma non solo. Tanti altri volti e talenti calcarono le scene del Margherita in quegli anni.
Dal dopoguerra in poi, e soprattutto negli anni ’70, la splendida stella del Salone Margherita iniziò la sua fase calante tanto che fu trasformato in un cinema. Ma l’evento fu breve. Nel 1972 si trasferì sul palcoscenico del teatro la compagnia del Bagaglino. Compagnia, che dagli anni ‘80 inizia regolarmente ad allestire spettacoli satirici (prima al teatro e poi in televisione) relativi a tutti gli avvenimenti che scandivano il quotidiano, ma soprattutto degni di nota, sia italiani che esteri. Per i fedelissimi dello spettacolo l’attesa per la “novità dell’anno” era semplicemente un dettaglio.
Oggi, il Salone Margherita si mostra agli occhi del pubblico con le sue splendide sale in puro stile Liberty, perfettamente conservate. Nella sala rettangolare è collocata la platea con 400 posti a sedere mentre nella galleria che prosegue sui lati con una serie di palchetti indipendenti trovano collocazione altri 50 posti. Il sipario elettrico si apre su un palcoscenico di 9 metri per 8,30 metri. Completano il “kit” teatrale una sala trucco e 10 camerini.Il progetto di questo splendido teatro è di Giuseppe Pagnani Fusconi; mentre il laboratorio Spirali di Roberto Cantero si è occupato dei velari. Le belle e colorate vetrate di circa 10 metri quadrati ciascuna, piccole opere d’arte in perfetta sintonia con il teatro, si trovano là, posizionate come lucernai sulla platea. Sono state costruite con vetri soffiati e antichi, grisailles e smalti da gran fuoco le cui pitture sono state cotte a 600 gradi. E la stessa lavorazione su telai d’epoca ha permesso la suddivisione delle figure centrali in settori e l’andamento variante dei moduli del telaio ha offerto la possibilità di creare i magnifici motivi floreali.
Se ripercorrendo, attraverso questa storia, le varie tappe della vita del Salone Margherita in cui il tempo è riuscito a scandire con la leggerezza di un battito di ali gli anni, i mesi e persino i giorni e gli spettacoli, sempre sospesi tra l’ironico e il grottesco, si sono trasformati in icone incontrastate e incontrastabili del vivere quotidiano allora, e solo allora il teatro e il lavoro “dietro le quinte” si possono dire sazi, soddisfatti e amati.
E lo spettacolo, 2010-2011, non deluderà sicuramente il pubblico in attesa. “A rotta di collo” è lo spettacolo “partito” il 25 novembre e che resterà sulle scene fino al 27 febbraio. Come sempre si tratta di una rappresentazione satirica e divertente che si propone di esorcizzare il peggio con canti, balli, musiche e battute ripercorrendo il meglio dell’attuale contesto socio-politico italiano. E a fare gli onori di casa, anche quest’anno ci sarà Pier Francesco Pingitore, uno dei fondatori, insieme a Luciano Cirri, proprio della compagnia del Bagaglino.
Per recarsi al Margherita e poter ammirare lo splendore del teatro assaporando la vera arte dello spettacolo, si può utilizzare tranquillamente l’ auto poiché la zona è ampiamente servita da parcheggi sia pubblici che privati, oppure si possono utilizzare le linee eco-bus 116 e 117 o la metropolitana (linea A – stazioni di Spagna a Barberini).