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Teatro India: quando l’archeologia industriale “indossa” la cultura

TeatroIndia1Un antico opificio dimesso. Una fabbrica tessile non più funzionante. Insomma, degli edifici industriali, non più attivi già durante lo scorso millennio, su cui si sperimentano forme contrastanti in convivenza architettonica, fa parlare di “archeologia industriale”. Che cosa succede se si prende uno di questi ex fabbricati, per esempio, uno di quelli che a Roma si affacciano sul Lungotevere dei Papareschi,  lo si svuota dal suo contenuto “produttivo” e lo si riempie di mobilia culturale,  recuperandone in toto l’involucro? Il risultato è eccezionale. Il paesaggio urbano acquista una nuova valenza mentre la collettività ne può assaporare la sua inebriante e surreale dimensione.

Teatro_di_RomaEd è proprio quello che è stato fatto. Siamo a Roma, sull’altra sponda del Tevere rispetto al Gazometro, nei pressi di Viale Marconi. E siamo di fronte all’ex fabbrica della Mira Lanza che dopo il processo di “svuotamento-riempimento”  si è trasformata in un e il suo  nome, oggi, è  Teatro India.

Nato come seconda sede al Teatro di Roma, dopo quella del Teatro Argentina, il  Teatro India è stato valuto dall’amministrazione comunale di Roma, intenzionata a rendere funzionale l’area industriale  preservandone la memoria architettonica, e da Mario Martone (attore, regista e allora direttore artistico del Teatro Argentino) che ne ha seguito personalmente i progetti. Lo stabile è stato inaugurato nel 1999. Un edificio, questo, oramai entrato nella storia romana.

Una grande costruzione, dai tetti spioventi, suddivisa in tre navate e ricoperta da mattoni scuri. Si accede all’interno attraverso un cortile, diviso in due grandi spazi, dal pavimento in ghiaia intervallato  da  aree erbose. Lo spazio interno si apre su un ampio atrio di circa 400 metri quadrati dalle grandi pareti bianche e dal soffitto a capriate lignee. Ed è da qui che si passa alle due sale teatrali: la sala A e la sala B.

La sala A è dotata di una tribuna fissa che accoglie da un minimo di 180  a un massimo di 300 ospiti. Il soffitto della sala riproduce le caratteristiche di quelle evidenziate per l’atrio; mentre, le pareti sono nere e il pavimento è di tipo “a cemento industriale”.

La tribuna della sala B, invece, è mobile e vi alloggiano dalle 132 alle 300 persone. Il soffitto, il pavimento e le pareti vivono della continuità estetica della sala A e dell’atrio. A queste due sale si è affiancata, da non molto tempo,  la sala C.

Teatro_ArgentinaUno spazio, quest’ultimo, confortevole anche per il “caldo” pavimento a parquet adatto per la danza. Una sala interessante e importante soprattutto per i suoi 8,60 metri di larghezza e i 47 metri di lunghezza. E questa è la sala prove del Teatro di Roma: capiente, attrezzata e facilmente raggiungibile da chi sta lavorando nelle altre due sale e la cui struttura  è, comunque, molto semplice: i posti per gli spettatori sono stati sistemati su gradoni realizzati ad hoc.

E il nome? Perché Teatro India? Che cosa lega un Teatro, nato nel cuore della capitale italiana, con l’India? Il nome fu scelto proprio da Mario Martone che lo collegò all’altro stabile che ha un nome, appunto, appartenente a una nazione. Così con “India” si voleva evocare un luogo ricco di storia e di memorie trasformando lo spettatore in un viaggiatore nomade che nell’attraversare uno spazio fatto di tanti altri spazi, modellati su quel  sistema complementare tra architettura industriale e natura, ne vivesse appieno la grandiosità.

Il Teatro India si trova in via Luigi Pierantoni, 6 e poco distante ci sono le fermata degli autobus delle linee:
170 che transita per la Stazione Metro B Marconi e fa capolinea a piazza Venezia;
766 che transita per la Stazione Metro B Basilica San Paolo e fa capolinea alla Stazione di Trastevere;
780 che raggiunge Piazza Venezia passando per Viale Trastevere; e
781 che arriva dal quartiere Magliana e raggiunge Piazza Venezia percorrendo la stessa tratta del 170 da viale Marconi.

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