La recente pubblicazione di WeWorld “enCICLOpedia. Le cose che dovresti sapere sulla giustizia mestruale” ha portato alla luce dati allarmanti riguardanti la povertà mestruale in Italia, evidenziando come quasi una persona su sei dichiari di non poter acquistare prodotti mestruali.
Un quadro preoccupante della povertà mestruale in Italia
Il rapporto di WeWorld, realizzato con la collaborazione di Ipsos, sottolinea che quasi una persona su sei in Italia non può permettersi di acquistare prodotti per la gestione del ciclo mestruale. Questo dato emerge da un campione rappresentativo di 1.400 persone tra i 16 e i 60 anni, diviso equamente tra uomini e donne. Tra i vari problemi riscontrati, colpisce che una persona su due ritiene di non aver mai trovato sapone nei bagni pubblici e che quattro su dieci hanno ricevuto informazioni inadeguate sull’arrivo del menarca.
In un’epoca in cui la povertà assoluta affligge una persona su dieci nel nostro Paese, la povertà mestruale aggiunge un ulteriore pesante fardello. Martina Albini, Coordinatrice del Centro Ricerche di WeWorld, sottolinea come questa situazione comprometta la vita quotidiana di molte persone, costrette a perdere giorni di scuola o lavoro a causa di dolori mestruali invalidanti. Il rapporto di WeWorld raccoglie oltre 300 testimonianze che descrivono le difficoltà quotidiane nel gestire il ciclo mestruale, rivelando un panorama di sofferenza diffusa e disinformazione.
Il dibattito sul congedo mestruale e i suoi costi
Azzurra Rinaldi, Direttrice della School of Gender Economics presso l’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza, ha stimato i costi del possibile congedo mestruale in Italia. In Europa, solo la Spagna ha un congedo mestruale di tre giorni per le donne che soffrono di dismenorrea primaria, mentre in Italia non esiste una legge specifica in materia. Le stime di Rinaldi partono da una retribuzione media giornaliera di 74€ e prevedono un costo annuale pro capite di 2.664€, in linea con il modello spagnolo.
Considerando che una donna su due ha rinunciato a giorni di scuola o lavoro a causa delle mestruazioni, e che le persone perdono in media 62 giorni di scuola e 56 di lavoro all’anno, il costo totale per le casse dello Stato italiano sarebbe di circa un miliardo di euro l’anno se la copertura fosse totale, o di circa 600 milioni di euro se coperta al 60% come in Spagna.
La campagna di sensibilizzazione e il manifesto di WeWorld
WeWorld, attraverso il lancio della campagna social #SeiPassiPer, ha cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica sulla giustizia mestruale. Il manifesto in sei passi proposto mira a promuovere un discorso aperto e non giudicante sul ciclo mestruale, ridurre la cosiddetta “Tampon Tax”, distribuire gratuitamente i prodotti mestruali negli edifici pubblici e introdurre l’educazione alla sessualità nelle scuole con un focus sull’educazione mestruale.
Uno dei punti cruciali del manifesto riguarda proprio l’istituzione del congedo mestruale. I dati raccolti indicano che oltre l’80% delle persone intervistate è favorevole a questa misura, dimostrando una forte richiesta di interventi concreti per supportare chi soffre durante i giorni del ciclo mestruale.
Info utili
WeWorld è un’organizzazione italiana indipendente impegnata da oltre 50 anni con progetti di cooperazione allo sviluppo e di aiuto umanitario, operando in 26 Paesi inclusa l’Italia. Per garantire i diritti a tutte le persone, soprattutto quelle delle comunità più vulnerabili, WeWorld promuove progetti di educazione, sviluppo socio-economico, sicurezza alimentare, salute e protezione ambientale.
I dettagli e le cifre riportate nel rapporto sono accessibili attraverso le pubblicazioni di WeWorld, che puntano a fornire consapevolezza e strumenti per affrontare problemi come la povertà mestruale. Attualmente, WeWorld continua a portare avanti numerosi progetti nel campo della salute mestruale attraverso campagne di educazione e distribuzione di prodotti mestruali. Per ulteriori informazioni sull’organizzazione e sulle sue iniziative, è possibile contattare WeWorld tramite i loro uffici di comunicazione.