A Roma sul tavolo della XXXV Edizione del Congresso Nazionale della Società di Chirurgia Vertebrale, per fare il punto della situazione di una disciplina che grazie alla disponibilità di tecnologie sempre più sofisticate e di materiali altamente biocompatibili, sono stati affrontati temi e fatti riscontri con ciò che realmente si verifica all’atto pratico.
Se il “classico” mal di schiena colpisce, per esempio, dal 60 all’80% degli adulti, ed è causa d’infermità lavorativa e di disabilità sotto i 45 anni, mentre si calcola che almeno 15 milioni di persone soffrano di ernia del disco lombare, una malattia molto dolorosa e invalidante, che colpisce prevalentemente i giovani e gli adulti in piena età lavorativa, tra i 20 e i 50 anni, creando enormi problemi sul piano socio-sanitario ed economico, allora le statistiche sanitarie indicano anche che ogni anno vengono effettuati oltre 50 mila interventi chirurgici per tentare di risolvere problemi legati a questa patologia.
Il professore Giuseppe Costanzo, Chirurgo Ortopedico, Professore ordinario al Polo Pontino alla Facoltà di Farmacia e Medicina della Sapienza Università di Roma, nonché Presidente del Congresso, ricorda che importanti innovazioni hanno modificato negli ultimi anni la Chirurgia Vertebrale e che “oltre agli strumentari sempre più perfezionati, stabili e resistenti, che in qualche caso è possibile inserire in modo meno invasivo, per i pazienti anziani con fratture osteoporotiche abbiamo sviluppato una serie di procedure che, utilizzando iniezioni di cemento, consentono l’eliminazione del dolore e l’immediata ripresa del movimento.
Esiste inoltre la possibilità, con piccoli interventi ancor meno invasivi, di applicare degli spessori tra una vertebra e l’altra: a soggetti molto anziani, in cui la degenerazione dei dischi e l’ingrossamento delle articolazioni creano una compressione cronica con difficoltà a camminare, è possibile, con interventi a volte fatti in anestesia locale, ridare un po’ di sollievo e mobilità.”; mentre, in tema di ernia del disco il professore Giuseppe Costanzo, spiega come mai ad oggi l’asportazione non risolve sempre la situazione: “ Nel passato, una volta individuata la presenza di un’ernia del disco, non si poteva far altro che ricorrere alla chirurgia. Tuttavia, se quel disco è nel nostro organismo è perché ha una specifica funzione, per cui l’asportazione non risolve sempre la situazione e può determinare in casi particolari un’insufficienza meccanica della colonna: ogni intervento crea una cicatrice di riparazione che a volte dà fastidio come un’ernia. È dunque consigliabile, in prima battuta, lasciar riassorbire l’ernia, che è composta da materiale gelatinoso, per mezzo di una serie di trattamenti anche antidolorifici. Questi trattamenti di attesa non sono però indicati in caso di compressione della radice nervosa con compromissione del movimento, per la possibilità che si determini un danno motorio permanente del paziente.”
E come ha tenuto a precisare il professore Costanzo se “oggi siamo sempre più capaci di eseguire interventi, sia complessi sia meno, che possano dare soluzione anche a casi importanti. Tuttavia, è possibile e molto importante per tutti fare prevenzione, che consiste nel far lavorare bene la schiena, un organo estremamente complesso che svolge contemporaneamente funzioni di sostegno, movimento e, non meno importante, di protezione del midollo e delle radici nervose. Tra le attività semplici consigliate, è utile anche solo camminare per 30-40 minuti al giorno, e alzarsi e stirarsi, allungando i muscoli della schiena se si deve stare seduti a lungo; se questo non si può fare, è bene eseguire dell’attività fisica 2-3 volte la settimana e utilizzare delle posizioni di lavoro alla scrivania che siano di buon sostegno della colonna. Un’attività fisica adeguata aiuta quindi a mantenere in forma la colonna limitando gli interventi chirurgici. Oggi le percentuali di successo della Chirurgia Vertebrale sono intorno all’85%: ciò vuol dire che se operiamo 20 persone, 17 ci ringraziano, le altre 3 non migliorano, si convincono di essere state operate male… e si rivolgono all’avvocato.”
Quindi, alla luce dei consigli del professore Giuseppe Costanzo e nonostante gli importanti progressi seganti dalla Chirurgia Vertebrale e come in tutti gli altri ambiti della salute, prevenire è sempre meglio di curare.