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Malattia di Parkinson e riabilitazione

parkinsonSabato 26 novembre in tutta Italia si è svolta la Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson; mentre, mercoledì 23 novembre, nella splendida e suggestiva cornice dell’Hotel Hassler di Roma, LIMPE (Lega Italiana per la Lotta contro la Malattia di Parkinson) e DISMOV-SIN (Associazione Italiana Disordini del Movimento e Malattia di Parkinson), coadiuvati dalla presenza dei rispettivi presidenti, Professore Ubaldo Bonuccelli e Professore Paolo Barone nonché dalla presenza di alcuni pazienti, hanno presentato la III Giornata Nazionale della Malattia di Parkinson e lanciato il Progetto Riabilitativo di Ricerca sulla Prevenzione delle Cadute.

In sede di Conferenza Stampa si sono affrontati, intanto, quelli che sono i temi “base” della Malattia di Parkinson (che cos’è, la sintomatologia, e la sua insorgenza) fino ad affrontare l’argomento “riabilitazione”.

La Malattia di Parkinson é una malattia degenerativa, caratterizzata dalla perdita, lenta ma progressiva, di cellule nervose o neuroni, del sistema nervoso centrale. La degenerazione dei neuroni provoca nel malato di Parkinson una riduzione dell’attività motoria automatica, la rigidità muscolare, la lentezza nell’esecuzione dei movimenti volontari e tremori.

La Malattia di Parkinson è spesso associata alla persona anziana poiché, per esempio, il cammino lento, la voce ipofonica, l’inespressività del viso sono condizioni che si manifestano dopo i 60 anni, ma studi clinici hanno dimostrato che “la malattia esordisce prima dei 40 anni, in particolare tra i 20 e i 39 anni, cioè in un’età adulto-giovanile. Può esordire anche in età molto avanzata, ad 80 anni e più. In questi casi può accadere che la malattia non sia correttamente identificata, i disturbi motori vengono attribuiti al normale processo di invecchiamento, e che quindi non venga curata adeguatamente, privando così il paziente dei benefici e dell’autonomia che una terapia specifica consentirebbe”.

La causa della Malattia di Parkinson rimane ancora oggi sconosciuta.

I sintomi principali, cosiddetti motori, riguardano la rigidità muscolare che in alcuni casi può essere scambiata per un’infiammazione articolare, un reumatismo o una postura scorretta, ma potrebbe rappresentare l’esordio della malattia; il tremore che nelle fasi iniziali della malattia, colpisce solo una parte del corpo, spesso le mani, i piedi e le dita ed è un tremore a riposo: diminuisce afferrando un oggetto, come ad esempio un bicchiere o nel sonno; e la lentezza dei movimenti soprattutto come maggiore difficoltà a svolgere movimenti “fini” come lo scrivere, il cucire e il radersi. Oltre a questa prima tipologia di sintomi nei pazienti parkinsoniani si riscontrano anche sintomi non legati ai movimenti e che possono precedere di anni l’inizio del disturbo quali per esempio: stipsi; depressione che anticipa di molti mesi la comparsa dei sintomi motori in circa il 30% dei casi; ridotta sensibilità olfattiva; dolore che può essere di vario tipo (crampi, sensazione di intorpidimento o bruciore) e riguardare soprattutto le gambe; disturbi durante il sonno; e riduzione della capacità di eseguire compiti complessi o più attività nello stesso momento.

Non esistono, ad oggi, farmaci o sostanze in grado di prevenire la malattia di Parkinson. Modificare il decorso della malattia rallentandone l’evoluzione è stato l’obiettivo di molti studi negli ultimi 20 anni. E nella Malattia di Parkinson, per esempio, è stato riscontrato che una corretta alimentazione influisce positivamente sull’efficacia della terapia farmacologica e sullo stato di generale. “In particolare è scientificamente dimostrato e sperimentato dagli stessi pazienti che un’alimentazione equilibrata diminuisce il rischio di malattie metaboliche (colesterolo elevato, diabete, gotta), di malattie cardiovascolari e di malattie a carico del sistema osteo-articolare. La composizione ideale della dieta bilanciata prevede che la maggior parte dell’energia (55-58%) dovrebbe provenire dai carboidrati (cereali e loro derivati, patate), una quota del 25-30% dai grassi e il 12-15 % dalle proteine. Non esiste in assoluto un cibo che “fa male” o uno che “fa bene”, bisogna quindi assaggiare sempre gli alimenti nuovi, e variare i modi di cottura e di preparazione dei piatti.”

Come per tutte le malattia anche nel caso della Malattia di Parkinson la convivenza “con un ospite indesiderato dà al malato la sensazione di non riuscire a controllare e governare i propri pensieri e le proprie azioni…[…] … è necessario che il paziente venga a conoscenza del fatto che l’allenamento motorio e sportivo è in grado di stimolare ed indurre miglioramenti comportamentali e clinici mentre una vita sedentaria o stressante favorisce la progressione della disabilità clinica e della malattia.”

La presentazione del Progetto Riabilitativo “di Ricerca sulla Prevenzione delle Cadute”, presentato durante la Conferenza Stampa dedicata alla III Giornata Nazionale Malattia di Parkinson, ha mostrato come e perché è importante un protocollo riabilitativo sperimentale nella prevenzione delle cadute dei pazienti affetti da Malattia di Parkinson (MP). La MP è, infatti, caratterizzata da un decorso cronico-progressivo. Nelle fasi intermedie-avanzate compaiono con frequenza elevata disturbi assiali (cammino, equilibrio) non responsivi al trattamento farmacologico e che condizionano negativamente le attività della vita quotidiana.

Nello specifico i deficit legati al cammino e le cadute rappresentano due fenomeni interconnessi. Con il trattamento riabilitativo che consiste per il paziente nell’allenamento (intensivo ed estensivo) al cammino su tapis-roulant a velocità differenti (per 5 o 3 giorni a settimana) e con un monitoraggio mensile per 12 mesi sui risultati raggiunti, si cerca di “arginare” l’evoluzione della malattia affinché non limiti l’autonomia del paziente tanto da rendere difficoltose le più semplici attività della vita quotidiana. E per queste ragioni, negli ultimi anni, “è fortemente cresciuto l’interesse verso la terapia riabilitativa, vista come parte essenziale ed integrante del trattamento medico-chirurgico, con lo scopo di prevenire o ridurre le complicanze secondarie alla ridotta mobilità e di ottimizzare le residue capacità funzionali dei pazienti attraverso l’apprendimento di nuove strategie comportamentali. In particolare il recupero della deambulazione, il miglioramento dell’equilibrio e la prevenzione delle cadute sono uno degli obiettivi dell’intervento fisioterapico. Grazie anche alla crescita della tecnologia in ambito biomedico, sono state sviluppate nuove proposte potenzialmente efficaci per il miglioramento della deambulazione e, di conseguenza, per la prevenzione delle cadute, quali: l’allenamento sul tapis roulant, l’utilizzo di stimoli visivi e acustici, l’impiego di console elettroniche per l’esercizio a domicilio, il ricorso alla realtà virtuale.”

A Roma, i centri specializzati per la ricerca e la riabilitazione della Malattia del Parkinson, sono:

– Clinica neurologica Policlinico Università Tor Vergata. (Tel. 06/20903119);

– Dipartimento scienze neurologiche, Università La Sapienza. Policlinico Umberto I. (Tel. 06/49914848 );

– Centro di Ricerche per la Malattia di Parkinson e le Malattie Extrapiramidali. Istituto di Neurologia. Policlinico Gemelli. Largo Gemelli 8. (Tel. 06/30154435)

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