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Il Professore Maurizio Pompili spiega il suicidio

pompiliTogliersi la vita per una delusione, per aver perso il lavoro, a seguito della perdita di una persona cara, per risultati scolastici non “all’altezza”. Purtroppo, la cronaca restituisce sempre più spesso storie di vite spezzate senza un vero motivo. Il suicidio, come ha spiegato il Professore Maurizio Pompili, medico psichiatra e suicidologo, si può riconoscere e si può prevenire. Particolarmente importante è anche il lavoro che viene svolto nel Centro per la Prevenzione del Suicidio, di il cui il Professore Pompili ha ampiamente parlato in una precedente intervista (http://www.ezrome.it/salute/il-professore-maurizio-pompili-spiega-il-centro-per-la-prevenzione-del-suicidio-2806.html)

Professore Pompili, che cosa è il suicidio?
Il suicidio è l’atto cosciente che pone fine alla vita di un individuo che alle prese con una sofferenza estrema considera il suicido come ultima e migliore soluzione per porre fine al suo dramma, dove altre opzioni per risolverlo hanno fallito. L’opzione del suicidio si presenta nella mente del soggetto, che la rifiuta per passare in rassegna le altre opzioni. Ma il suicidio torna di nuovo e dopo un certo numero di volte nelle quali la possibilità di risolvere il problema con le altre opzioni disponibili fallisce, il soggetto finisce con considerare il suicidio come la migliore soluzione. In questo contesto l’ingrediente base è il dolore mentale, insopportabile, nato da dispiaceri, vergogna, umiliazioni, fallimenti di vario genere. L’individuo vive con uno stato mentale del tutto particolare nel quale non c’è mai quiete e né possibilità di fare scelte ponderate; questo stato è detto “stato perturbato”. Spesso, la sofferenza mentale viene tollerata per mesi o per anni e, a mio avviso, il soggetto giunge ad uno stato tale in cui anche di minore entità possono far precipitare la sua condizione e condurlo al suicidio. Capita spesso, come anche alcuni autori della letteratura sul suicidio lo sottolineano, di osservare soggetti che nell’aver tentato il suicidio presentano la loro miseria umana fatta di sconfitte e ferite e non necessariamente i sintomi della depressione così come considerata dalla clinica psichiatrica.

Il suicidio si può e come si può prevenire?
Il suicidio si può prevenire ed è un dovere della società e di ogni singolo individuo fare qualcosa per prevenirlo. I governi della maggior parte degli stati del mondo ormai hanno adottato in maniera più o meno sistematica programmi atti a ridurre il numero dei suicidi. Ognuno dovrebbe saper riconoscere i segnali d’allarme per il suicidio. Spesso il soggetto a rischio di suicidio si presenta con pensieri identificabili, con le seguenti espressioni: essere tristi, depressi, “Vorrei essere morto”, solitudine, “Non riesco a fare nulla”, “Non posso più andare avanti così”, “Sono un perdente”, “Gli altri staranno meglio senza di me”. Colui che minaccia di farsi male o di uccidersi, oppure lo desidera, ed è in cerca di mezzi come armi da fuoco, farmaci o altro, e che parla della morte, cosa insolita per tale persona, dovrebbe indurre la considerazione di un alto rischio di suicidio. Inoltre, un alto rischio di suicidio è associato a sentimento di disperazione, rabbia incontrollabile, ricercare vendetta, agire in modo imprudente o rischioso e senza meditare sulle conseguenze di un certo comportamento, sentirsi intrappolati e sentirsi senza via d’uscita. Il rischio è poi associato al consumo di alcol e droga, allontanamento dalle amicizie, dalla famiglia, e dai contatti sociali; ansia, agitazione, disturbi del sonno sono sempre identificabili in presenza di rischio di suicidio. L’individuo a rischio spesso riferisce cambiamenti marcati del tono dell’umore, mancanza di motivi per vivere e non identificare il senso della vita.

Quali sono i segnali manifesti riscontrabili in un soggetto con  “intenzione” suicida?
I segnali che denotano rischio di suicidio imminente sono: parlare del suicidio o della morte, affermazioni come “Magari fossi morto” o “Ho intenzione di farla finita”, oppure segnali meno diretti come “A che serve vivere?”, “Ben presto non dovrai più preoccuparti di me” e “A chi importa se muoio?”, isolamento da amici e famiglia, esprimere la convinzione che la vita non abbia senso e speranza, disfarsi di cose care, sistemare affari in sospeso, fare un testamento, alterazione delle abitudini del sonno e dell’appetito, diminuzione del rendimento scolastico o lavorativo, mostrare un miglioramento improvviso e inspiegabile dell’umore dopo essere stato depresso, trascurare l’aspetto fisico e l’igiene, improvvisa perdita economica, grandi fallimenti, disastri naturali, perdita delle aspettative future, convincersi che il destino li stia chiamando, volersi riunire con una persona cara in paradiso, inusuale partecipazione ad attività religiose rispetto al passato, lamentarsi continuamente di essere annoiati, essere letargici ed affermare “Non so cosa fare”, recenti perdite di persone care, separazioni violente, disoccupazione ed impossibilità a trovare lavoro, soprattutto tra i giovani, vittime di violenza domestica e abusi sessuali, gravi conflitti familiari, dimissioni ospedaliere recenti, aspettative grandiose riposte su soggetti incapaci o non volenterosi di raggiungerle.

Come può agire/intervenire  la famiglia/gli amici in fase preventiva e in fase post suicidio?
La famiglia e gli amici hanno un ruolo cruciale nel poter cogliere i segnali d’allarme citati sopra. La semplice domanda “Dove senti dolore o come posso aiutarti?” si rivela un ottimo metodo per iniziare un approccio con un individuo in crisi. Chiedere: “Hai mai pensato al suicidio?” è l’elemento preventivo più efficace ed e’ privo di qualsiasi rischio, contrariamente a quanto molti pensano. L’individuo in crisi deve poter essere aiutato da professionisti preparati sul tema. Purtroppo, anche un ottimo clinico può rivelarsi di scarso aiuto se non sensibile alle strategie preventive sul suicidio. Ecco l’importanza di un centro per la prevenzione del suicidio.

Professore Pompili, parliamo ora di cifre. La morte per suicidio in che percentuale incide  sulla popolazione nazionale? Esiste un dato anche a livello regionale?
Allo stato attuale, il suicidio è un problema grave nell’ambito della pubblica. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima un peggioramento del fenomeno suicidario dall’attuale milione di morti per suicidio potrebbe raggiungere un milione e mezzo nel 2020. E’ la tragedia umana che ogni anno si consuma superando le morti per attentati terroristici, conflitti bellici e calamità naturali messe insieme. Stando ai dati forniti dall’Istituto Superiore di Sanità, in Italia su circa 4.000 persone morte per suicidio ogni anno, ben 3.000 sono uomini. Analizzando le tre macroaree del nostro paese, Nord, Centro e Sud-Isole si evidenzia chiaramente un gradiente Nord-Sud, tanto per gli uomini quanto per le , con livelli di mortalità per suicidio più alti al Nord. Livelli particolarmente elevati di mortalità per suicidio si osservano nelle province del Nord Est, e quelle dell’arco alpino. Nel centro Italia tutte le province del Lazio e l’Aquila hanno tassi di suicidio significativamente più bassi della media nazionale. La Sardegna con tutte le sue province, rappresenta una nota dissonante nel contesto dell’area sud-insulare e in particolare i suicidi fra gli uomini raggiungono livelli di oltre il 75% più elevati della media nazionale, sono fra i più alti in Italia superando anche quelli che si registrano in molte province del Nord Est. Le ragioni del gradiente Nord-Sud potrebbero trovare una spiegazione nelle differenze sociali e culturali del nostro Paese. E lo stato civile e’ un fattore importante. I coniugati sono più protetti dal suicidio rispetto a single, vedovi o separati/divorziati.

Quindi, come dice il Professore Maurizio Pompili, “il suicidio si può prevenire. La maggior parte degli individui con rischio di suicidio vuole assolutamente vivere; costoro non riescono però a trovare possibili alternative ai loro problemi. La maggior parte degli individui emette chiari segnali inerenti alla loro intenzione suicida, ma spesso gli altri non colgono il significato di tali messaggi, oppure non sanno come rispondere alla loro richiesta d’aiuto. E parlare del suicidio non induce nell’altro un proposito suicidario; al contrario, l’individuo in crisi e che pensa al gesto si sente sollevato, ed ha l’opportunità di sperimentare un contatto empatico”.

Altre informazioni di approfondimento sull’importante tema del suicidio sono disponibili sui due siti internet: www.raceforlife.it e www.prevenireilsuicidio.

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