Una donna con il pancione mostra, con le sue rotondità, la nuova vita che porta in grembo. Il suo corpo oltre che esternamente si “trasforma” anche fisiologicamente. Brusche modificazioni ormonali intervengono durante la nascita del bambino e nei giorni immediatamente successivi. “Ma cosa accade all’emotività? Come le emozioni interagiscono tra di loro e cosa provoca il loro cambiamento? Ed ancora, perché dopo il parto alcune mamme possono sviluppare un sentimento di tristezza? La tristezza è ragionevole o può rappresentare un campanello di allarme per ciò che nei primi mesi del post-partum si può sviluppare?”
La Depressione Post-Partum è la più comune complicanza del puerperio. La Dottoressa Rosalba Trabalzini, psichiatra, psicologa, psicoterapeuta dell’Associazione Guida per Genitori di Roma, ha spiegato dettagliatamente le cause, i campanelli d’allarme e l’importanza della prevenzione nel caso della Depressione Post-Partum.
Dottoressa Trabalzini, che cos’è la Depressione Post-Partum?
Bisogna, intanto, fare un cappello generale che è quello dello “stato dell’umore” del dopo nascita dove le mamme cominciamo ad avere semplicemente uno stato depressivo; la fase inizia già dai primi giorni dopo il parto con una durata massima di una settimana, non di più, ed è chiamata “Baby Blues”. E poi, abbiamo la Depressione Post-Partum vera che inizia di norma dopo la decima settimana dal parto e potrà durare fino a circa un anno dal momento del parto. Ci sono poi le psicosi che sono quelle che fanno cronoca e queste possono iniziare da subito dopo il parto e andare avanti anche per circa un anno.
La Depressione Post-Partum vera, quindi, è quella che compare dopo la decima settimana dal parto.
Per la Depressione Post-Partum esistono dei fattori “scatenanti”?
Sì, intanto, di base c’è una tendenza ad avere un carattere depresso. Diciamo che quasi sempre c’è una familiarità: o la mamma ha sofferto di depressione o, comunque, da adolescenti c’è stato un momento di depressione. C’è una tendenza caratteriale a sviluppare momenti depressivi quando ci sono delle difficoltà. E questo è di base. Poi, ovviamente, durante il parto ci sono tutta una serie di ormoni che si modificano. All’inizio abbiamo gli estrogeni che mantengono l’ago della bilancia, all’improvviso c’è un cambio di rotta. Da una parte crollano subito ma dall’altra devono rimettersi in sesto. Ecco, perché parlavamo di quelle famose dieci settimane in cui si ritrova l’equilibrio. Quello che durante la gravidanza ci ha portato benessere nel momento in cui se ne va deve ricreare un punto di equilibrio nuovo. Questo, ovviamente, crea un ulteriore gap. Poi, in più c’è il contesto familiare che può aiutare o non aiutare. Quindi, entrano in gioco la personalità, l’aspetto biochimico e l’aspetto relazionale.
Se non si interviene in modo appropriato a cosa può andare incontro la neo mamma?
La condizione massima che può raggiungere la neo mamma è logicamente uno stato di malessere psicologico, dove c’è questa tendenza ad entrare in ansia per qualunque cosa: la tendenza al pianto, la tendenza a pensare che la vita non ha più senso di essere vissuta, la tendenza a non vedere bene il proprio bambino, nel senso che non è vissuto più come una gioia ma come un peso. Diciamo che il massimo che ha una persona con la Depressione Post- Partum è una situazione di malessere personale che non va a togliere mai la vita al bambino. Quello che invece è “in pericolo”, e io come psichiatra ho sempre focalizzato quest’aspetto, è il futuro del bambino. Perché? Perché una mamma depressa è una mamma poco presente, è una mamma assente, è una mamma che tende a non “manipolare” il proprio bambino e quindi a non abbracciarlo, a non sorridergli, e anche quando lo prende in braccio lo fa con tensione. Il bambino, invece, nei primi mesi ha proprio bisogno di questo contatto. Se neghiamo a un bambino questo aspetto fondamentale da adulto sarà un depresso.
Il bambino percepisce la condizione “di disagio” in cui si trova a vivere la sua mamma?
Consideriamo che il momento particolare, focale, della Depressione Post-Partum è, perché poi dopo tende a passare da sola, quando il bambino ha dai due mesi e mezzo e fino a un anno. E’ il momento più importante perché il bambino ha bisogno del contatto umano, dello sguardo, del calore, del parlare, dell’essere abbracciato, dell’essere coccolato, dell’essere massaggiato. Io amo dire che un bambino a cui sono mancate queste cose è un bambino violato. La prima violenza che uno può fare a un bambino è proprio una mamma depressa.
Come si interviene solitamente nei casi di Depressione Post-Partum?
E’ importante, innanzitutto, la prevenzione. Noi, dell’Associazione Guida Per Genitori, abbiamo messo a punto il test di Edimburgo. Siamo stati i primi a tradurlo nel 2000. E tra l’altro è online proprio sul sito di Guida per Genitori (www.guidagenitori.it). La partoriente, quando arriva al settimo mese, può autosomministrarsi da sola il test e se dal test risulta un punteggio pari o superiore a 12, consigliamo di fare un colloquio o con il proprio medico di base, o, comunque, con un medico.
La futura mamma si accorge da sola che ha dei problemi legati alla depressione?
No, se ne accorge quando ci sta già dentro. Se ne accorge quando oramai ha il sintomo, quando ormai comincia a non dormire più non perché il bambino non la fa dormire ma perché ha difficoltà a dormire. Potrebbe accorgersene il compagno o i familiari ma non pensano che possa essere depressione. Pensano, semplicemente, che è più irritabile.
Una neo mamma a chi può rivolgersi per chiedere aiuto?
In primis, ovviamente, ne può parlare con il proprio medico di fiducia che saprà consigliarla, se è il caso, di andare in un consultorio o di fare una visita da uno psicoterapeuta o di essere seguita da uno psichiatra. Diciamo che è il proprio medico di fiducia che dovrebbe accompagnarla o il ginecologo che segue il parto e che le potrà indicare, di volta in volta, seconda anche quale è il peso e in base anche alle proprie esperienze personali, cosa fare.
Il bambino, invece, da che età può essere curato?
Diciamo, intanto, che nei bambini e negli adolescenti la depressione è in aumento. E questo è un dato significativo. Partiamo da questo presupposto. E’ chiaro che sui bambini non si può lavorare tanto ma si lavora sui genitori. Si danno indicazioni ai genitori perché poi sono loro che passano l’intera giornata con il bambino. I bambini si possono prendere in terapia quando sono più grandicelli. Diciamo che in psicoterapia si possono prendere quando cominciano ad avere 8/9 anni, quando, cioè i processi cognitivi sono un pochino più sviluppati.
Parliamo di percentuali. Che incidenza ha la Depressione Post-Partum tra le neo mamme?
Se consideriamo che in Italia nascono all’incirca 530 mila bambini l’anno, circa l’80% delle neo mamme va incontro ad una Depressione Post-Partum.
Di cosa si occupa l’Associazione Guida Per Genitori?
L’Associazione Guida Per Genitori nasce nel 2003. Siamo medici e giornalisti. Ufficialmente poi si sono associati un po’ tutti gli utenti di Guida Per Genitori. Lavoriamo soprattutto per la prevenzione. Per noi non è tanto importante curare ma prevenire. Se vogliamo crescere i nostri figli al meglio dobbiamo cominciare oggi, dal momento della nascita, continuando poi a seguirli. Lavoriamo molto sulla prevenzione della Depressione Post.Partum. Abbiamo questo nostro centro di ascolto solo online, dove le persone si collegano e possono fare tutte le domande che vogliono e noi nell’arco di 48 ore rispondiamo privatamente offrendo dei suggerimenti su dove è meglio andare o cosa fare. Oltre a far questo abbiamo, per esempio, lavorato con la Regione Veneto per rendere la vaccinazione un fatto consapevole non un obbligo. Bisogna vaccinare i bambini perché è un dovere verso la salute del bambino. Ecco, lavoriamo soprattutto per fare comunicazione a proposito della prevenzione.
Si parla poco di prevenzione della depressione in gravidanza e nel post-partum e la consapevolezza di quanto sia importante sostenere ed essere vicini alle donne in questo periodo particolare della loro vita durante il quale comunicare agli altri i propri problemi, la propria tristezza e le proprie ansie a causa di un senso di colpa che contrasta fortemente con la natura lieta della futura nascita è sicuramente il primo ed il più importante passo affinchè, come dice la Dottoressa Rosalba Trabalzini, “si possa avere una gioventù sana”.