RICERCATORI PRECARI SENZA CONTRATTO: A RISCHIO LA RICERCA SANITARIA PUBBLICA Il 20 giugno manifestazioni in tutti gli IRCCS

RICERCATORI PRECARI SENZA CONTRATTO: A RISCHIO LA RICERCA SANITARIA PUBBLICA
Il 20 giugno manifestazioni in tutti gli IRCCS pubblici italiani.

Martedì 20 giugno i ricercatori precari che lavorano negli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) pubblici si mobiliteranno con iniziative locali in ciascun Istituto per sensibilizzare l’opinione pubblica sulla paradossale mancanza di soluzioni contrattuali che permetta loro di continuare a lavorare e garantire continuità alla ricerca sanitaria in Italia.

I ricercatori precari, riuniti in un coordinamento nazionale, chiedono che il problema venga risolto una volta per tutte attraverso un piano programmatico nazionale che preveda la loro stabilizzazione nei ruoli sanitari, e lo stanziamento di fondi adeguati per renderlo sostenibile.

Negli ultimi 20 anni, infatti, la ricerca sanitaria pubblica si è avvalsa ampiamente di queste figure altamente specializzate che hanno contribuito in maniera significativa alle eccellenze raggiunte dagli IRCCS. Eccellenze raggiunte, purtroppo, attraverso il ricorso comodo, conveniente e indiscriminato a forme contrattuali atipiche come co.co.co., co.co.pro., partite IVA e borse di studio. In questo modo si è creata una condizione di precariato che negli anni è diventata strutturale. Sia per i lavoratori che per la ricerca stessa.

Se il Jobs Act già nel 2015 ha eliminato la possibilità di ricorrere a queste forme contrattuali atipiche, il Testo Unico sul Pubblico Impiego approvato di recente prevede un piano di stabilizzazione dei precari della Pubblica Amministrazione che però esclude in larga parte i precari della ricerca sanitaria.
Il nodo della precarietà strutturale della ricerca sanitaria è venuto al pettine: a fine anno i 3500 ricercatori precari che costituiscono la maggioranza del personale impiegato nella ricerca sanitaria pubblica resteranno senza lavoro. Assieme a loro se ne andrà la possibilità di sostenere una ricerca pubblica indipendente e l’eccellenza di cure e servizi degli IRCCS in cui lavorano per la ricerca, la prevenzione, la diagnosi e la terapia di malattie gravi, complesse e rare.

Le timide proposte emerse fino ad oggi sono insoddisfacenti, perché non danno soluzioni ma rimandano il problema al futuro.
Ora basta! La ricerca fatta negli IRCCS pubblici è, ed è prioritario che rimanga, una risorsa per tutti i cittadini. E può esserlo solamente attraverso la valorizzazione di coloro che ci lavorano.

APPROFONDIMENTO: CHI SONO I PRECARI DELLA RICERCA SANITARIA E QUALI SONO GLI IRCCS COINVOLTI
I precari della ricerca sanitaria sono tutte le figure professionali che vengono impiegate con contratti atipici all’interno degli IRCCS e degli Istituti Zooprofilattici (IZS). Questi istituti fanno capo al Ministero della , a differenza degli altri centri di ricerca e delle università che fanno capo al Ministero dell’Università e della Ricerca. Sono per la maggior parte figure sanitarie: biologi, biotecnologi, chimici, chimici-tecnologi del farmaco, fisici, medici, psicologi, farmacisti. A queste si affiancano numerose altre figure tecniche e amministrative quali ingegneri, statistici, documentalisti, amministrativi, study coordinator, tecnici e infermieri della ricerca. Sono tutte figure altamente specializzate nel loro campo, che hanno conseguito Dottorati di Ricerca e/o Specialità, spesso con importanti esperienze lavorative all’estero.

La ricerca che viene condotta dai precari in questi istituti è ad ampio spettro: dalla comprensione del funzionamento delle malattie allo studio di nuovi approcci terapeutici, allo sviluppo di nuovi farmaci ma anche di percorsi assistenziali e comunicativi sempre più efficienti.

I precari, oltre a garantire la continuità della ricerca e dei servizi, sono anche in grado di incidere sulla sostenibilità finanziaria degli istituti che li ospitano. Spesso le loro ricerche condotte sono autofinanziate, perché le loro idee innovative sono in grado di attirare fondi provenienti da Enti, Associazioni di pazienti, Fondazioni private, fondi 5×1000 e dalla volontaria contribuzione dei cittadini.

Elenco degli Istituti a rischio (in ordine alfabetico, fonte Ministero della Salute):

● Azienda ospedaliera universitaria San Martino – IST – Istituto nazionale per la ricerca sul cancro – Genova
● CRO – Centro di Riferimento Oncologico – Aviano (PN)
● CROB Centro di riferimento oncologico della Basilicata – Rionero in Vulture (PZ)
● Ente Ospedaliero specializzato in gastroenterologia Saverio De Bellis – Castellana Grotte (BA)
● Fondazione Ca’ Granda – Ospedale Maggiore Policlinico – Milano
● Fondazione IRCCS Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori – Milano
● Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta – Milano
● Fondazione IRCCS Policlinico San Matteo – Pavia
● IRCCS Centro Neurolesi Bonino Pulejo – Messina
● Istituti fisioterapici ospitalieri – Istituto Dermatologico Santa Maria e San Gallicano – Roma
● Istituti fisioterapici ospitalieri – Istituto Regina Elena
● Istituto delle Scienze Neurologiche – Bologna
● Istituto Giannina Gaslini – Genova
● Istituto in tecnologie avanzate e modelli assistenziali in oncologia – Reggio Emilia
● Istituto Nazionale di Riposo e Cura per Anziani – Ancona
● Istituto nazionale tumori Fondazione Giovanni Pascale – Napoli
● Istituto Oncologico Veneto – Padova
● Istituto Ortopedico Rizzoli – Bologna
● Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani – Roma
● Istituto tumori Giovanni Paolo II – Bari
● Ospedale infantile Burlo Garofolo – Trieste

A questo elenco si aggiungono i 10 IZS pubblici presenti nel territorio nazionale.

Comunicato stampa del
Coordinamento Nazionale Precari della Ricerca Sanitaria

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