Martedì 7 febbraio si è tenuta la conferenza degli “Stati generali sulla meningite”, con la presenza del Ministro Beatrice Lorenzin e dei principali specialisti italiani
SIMIT – In arrivo le linee guida per la meningite. Martedì 7 febbraio giornata di studio con il ministro Lorenzin
Terminati gli “Stati generali sulla meningite”: la SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, l’Istituto Superiore di Sanità e il Ministero della Salute fissano i punti principali per le future azioni in fatto di meningite
SIMIT – Meningite, a Roma il lancio delle Linee guida Simit: numeri, studi e vaccini
I casi di meningite meningococcica invasiva che vengono ogni anno segnalati in Italia sono circa 200, senza significative variazioni negli ultimi anni. L’incidenza annuale è quindi compresa tra gli 0,2 e gli 0,3 casi per 100,000 abitanti.
I casi di meningite meningococcica invasiva che vengono ogni anno segnalati in Italia sono circa 200, senza significative variazioni negli ultimi anni. L’incidenza annuale è quindi compresa tra gli 0,2 e gli 0,3 casi per 100,000 abitanti. L’incidenza è maggiore nei bambini al di sotto dell’anno di vita (oltre 4 casi per 100,000 in questa fascia d’età). Più del 50% dei casi sono causati, soprattutto nei bambini piccoli, dal siero gruppo B. Il sierogrouppo C è il secondo più frequentemente implicato. Dal 2015 si è osservato in Toscana un incremento inusuale di casi invasive dovuti a un ceppo appartenente al sierogruppo C e al complesso clonale 11 (cc11), che è caratterizzato da marcata invasività.
LO STUDIO IN TOSCANA – Sono stati coinvolti principalmente adulti e giovani adulti. Un recente studio attuato nella primavera del 2016 in Toscana su oltre 2000 tamponi faringei prelevati in marzo, aprile e maggio del 2016, ha evidenziato, nelle quattro aree interessate dallo studio, una percentuale di carriage compresa tra il 2,3 e il 4,7% nella fascia d’età tra gli 11 e i 19 anni e tra l’1 e il 2,3% nella fascia d’età tra i 20 e i 44 anni. Il meningococco C è stato isolato in solo 4 dei 58 casi positivi (tutti adolescenti), a suggerire che questo sierotipo sia caratterizzato da uno stato di carrier di breve durata.
I VACCINI – I vaccini per il meningococco attualmente disponibili in Italia sono tre: un vaccino monovalente coniugato contro il siero gruppo C, un vaccino tetravalente coniugato anti-A,C,Y,W e un vaccino subcapsulare contro il sierogruppo B. Il piano nazionale di immunizzazione recentemente approvato prevede la vaccinazione per il meningococco B nei bambini entro il primo anno di vita, il vaccino per il meningococco C nei bambini tra i 13 e i 15 mesi, il vaccino tetravalente ACYW negli adolescenti (dagli 11 ai 18 anni) e per chi viaggia all’estero in aree endemiche.
La vaccinazione è inoltre raccomandata per tutte le persone considerate ad aumentato rischio di malattia meningococcica (i portatori di immunodeficienze congenite ed acquisite e di particolari condizioni elencate nel piano). L’efficacia del vaccino monovalente anti meningoccocco C è risultata maggiore del 95% e la durata della protezione è stimata in circa 5-10 anni. I dati disponibili sono però ancora limitati e si ritiene necessario procedure a ulteriori studi sull’argomento. Nel piano vaccinale italiano è raccomandata negli adolescenti fino ai 18 anni una dose di vaccino anti-meningoccico quadrivalente ACYW135, sia che non abbiano mai effettuato, nell’infanzia, la vaccinazione C monovalente o quadrivalente, sia che abbiano già ricevuto una dose di vaccino.
IL NUOVO DOCUMENTO SIMIT – “La rete dei reparti di malattie infettive negli ospedali italiani – dichiara il Prof. Massimo Galli, Vicepresidente SIMIT, Professore Ordinario di Malattie Infettive all’Università di Milano – rappresenta un valido strumento per la cura e la diagnosi delle malattie contagiose e diffusive, per la raccolta di dati sulla diffusione, l’emergenza e la riemergenza delle infezioni e per la trasmissione di informazioni e bune pratiche di prevenzione all’interno degli ospedali ed alla popolazione tutta. Avvertendo la necessità di condividere le strategie di prevenzione, diagnosi e cura della MMI, con riferimento alle linee guida internazionali e ai contributi degli Esperti, la SIMIT, Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, in collaborazione con la Direzione Generale della Prevenzione del Ministero della Salute, ha promosso la stesura di un position paper contenente le raccomandazioni sui comportamenti da seguire nella gestione di diagnosi e cura di questa malattia e la sintesi dei più recenti dati epidemiologici”.
Oltre alla trattazione dei temi precedentemente delineati, la giornata di studio si è proposto di definire i compiti degli infettivologi italiani e le modalità degli interventi che ad essi competono per quanto attiene alla estensione della proposta vaccinali alle popolazioni di pazienti a rischio. SIMIT si propone inoltre di esercitare quanto di sua competenza per facilitare l’applicazione sull’intero territorio nazionale delle indicazioni in merito alla profilassi e alla terapia della malattia meningococcica invasiva.
IL BATTERIO – Il meningococco (Neisseria meningitis) è un batterio commensale obbligato che non ha nessun vantaggio biologico ad assumere un ‘atteggiamento’ aggressivo. La sua strategia consiste nel ‘colonizzare’ la mucosa naso-faringea del suo ospite, che è esclusivamente rappresentato dalla nostra specie diffondendosi da una persona all’altra mediante aerosol di quelle che in termine tecnico si definiscono ‘large droplets’ di secrezioni respiratorie. Circa il 10% delle persone sane può, in ogni momento, essere portatore di N. meningitidis nelle vie respiratorie superiori ed è probabile che ciascuno di noi durante la sua vita ‘ospiti’ N.meningitis almeno per un periodo.
Questo fenomeno è noto come carriage (stato di portatore). I tassi di trasmissione e di carriage aumentano nelle comunità, soprattutto di giovani (caserme, collegi) e nei contatti dei casi di malattia meningococcica. Nei paesi ad alto reddito il carriage è più frequente negli adolescenti e nei giovani (prevalentemente tra gli 11 e i 20 anni) ed è favorito da infezioni respiratorie concomitanti, dal fumo di sigarette, da condizioni di sovraffollamento, dal bacio intimo. La condizione di carrier può prolungarsi per molti mesi, o essere intermittente o transitoria ed induce, entro poche settimane, una risposta anticorpale cui è attribuito un possibile ruolo protettivo. La gran parte dei ceppi isolati dai carrier sono privi di capsula, e quindi non in grado di causare infezioni invasive. Si stima che si possa verificare un caso di malattia meningococcica invasiva ogni mille portatori.
I fattori individuali che determinano la malattia invasiva sono tuttora poco definiti. I meningococchi isolati da pazienti con malattia invasiva (sepsi, meningite) appartengono ad un limitato numero di sierogruppi (prevalentemente A, B, C, Y e W135) e di complessi clonali (cc) iper-virulenti che possono includere sierogruppi diversi. Ad esempio, sia il sierogruppo W che ha causato epidemie nella cosiddetta fascia della meningite in Africa, sia il sierogruppo C, implicato nei casi recentemente osservati in Toscana, appartengono al cc11.
ASPETTATIVE – “La produzione di raccomandazioni sulla gestione clinica e diagnostica, sulla prevenzione di una malattia e sulle indicazione di ambiti di ulteriore ricerca fanno parte dei compiti istituzionali di SIMIT – dichiara il Prof. Massimo Galli – e rappresentano una delle principali ragioni che giustificano l’esistenza stessa di una società scientifica. Riunire i nostri Soci per discutere su questo tema è innanzitutto un segnale di attenzione di chi costituisce una prima linea di assistenza e cura contro questa malattia. Fornire uno strumento che sintetizza le conoscenze più aggiornate sulla malattia invasiva meningococcica significa inoltre offrire agli infettivologi e ai medici di tutta Italia uno strumento di lavoro di facile accesso e consultazione e una guida nella pratica quotidiana.
Il porsi interrogativi (e l’indurre i Colleghi a porseli) serve a proporre soluzioni e ambiti di ricerca per meglio chiarire tutto ciò che non è ancora del tutto definito. L’interrogarci sul nostro ruolo e l’organizzarci per quanto ci compete nel promuovere e prescrivere il vaccino, specie nelle ‘popolazioni speciali ad aumentato rischio’ (come probabilmente potrebbero essere le persone con infezione da HIV), serve a far camminare più rapidamente ed in maniera più efficiente gli interventi indicati dal Piano vaccinale nazionale testè approvato. Certamente, questi sforzi potrebbero essere in gran parte vanificati in assenza di una omogenea e pronta risposta delle regioni nell’ applicazione delle direttive del piano”.