Dall’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena di Roma arriva una importante novità che riguarda la cura dei tumori della mammella e non solo. Si parla di nuove strade terapeutiche e di “modifica” dell’evoluzione del tumore della mammella. Studi approfonditi e l’introduzione nella pratica clinica “dell’anticorpo monoclonale contro il recettore HER2, trastuzumab, ha modificato significativamente la storia naturale del tumore mammario HER2 positivo e un’accurata determinazione dello status di HER2 gioca un ruolo fondamentale nel trattamento di questa neoplasia”. Insieme alla Dottoressa Alessandra Fabi, del Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena, si è cercato di capire il ruolo che il paziente riveste all’interno della “nuova” terapia e come con essa può cambiare, notevolmente rispetto al passato, la sua qualità di vita.
Dottoressa Fabi, attraverso gli studi condotti avete raggiunto importanti risultati, quali sono le novità in tema di tumore della mammella?
Attraverso gli studi condotti abbiamo dimostrato che la rideterminazione dello status del recettore HER2, proteina associata a un tumore molto aggressivo, e di cui si senta parlare tanto negli ultimi tempi, sulla metastasi è cruciale dal punto di vista terapeutico e si conferma come esame necessario nella pratica clinica. Abbiamo, inoltre, osservato che l’espressione del recettore HER2, dal tumore primitivo alla metastasi, può subire modificazioni sia da negativo a positivo sia viceversa.
Esiste una terapia, un farmaco, che “blocca” o fa “regredire” lo stato del tumore?
I tumori HER2 positivi crescono molto più in fretta rispetto a tumori negativi per il recettore. Esiste un farmaco biologico che ferma questo recettore e impedisce la crescita veloce della malattia. Lo studio, inoltre, ci ha portato ad osservare che ogni paziente è “unico”. Una donna su tre ha delle caratteristiche uguali alle altre. Quind, possiamo utilizzare una “terapia target” dove il paziente è “unico”.
La terapia è applicabile solo al tumore della mammella?
La scoperta non è valida solo per il tumore della mammella ma per tutti i tumori.
Che tipo di farmaco è il trastuzumab e come viene utilizzato?
Il trastuzumab è un farmaco biologico e ha una importanza rilevante per il beneficio clinico che le pazienti possono ottenere utilizzandolo. Quando le mie pazienti mi chiedono cosa sono i farmaci biologici io rispondo che sono delle “piccole pallottole” che vanno a colpire la cellula.
Esistono dei benefici del trastuzumab legati alla qualità della vita delle pazienti?
L’uso dei farmaci biologici è fondamentale anche per una migliore qualità di vita della pazienti. Questi farmaci, agiscono in modo diverso rispetto alla chemioterapia. Le pazienti non perdono i capelli, vivono la loro storia terapeutica in modo molto migliore anche rispetto al passato.
Quali sono i risultati, in termini numerici, dell’applicazione della “nuova” terapia sui pazienti?
Abbiamo valutato l’incidenza delle variazioni di HER2 tra tumore primitivo e metastasi in una casistica retrospettiva di 137 pazienti trattate chirurgicamente per carcinoma mammario all’Istituto e abbiamo visto come passando dal tumore primitivo alla metastasi l’HER2 si modifica in circa il 12% delle donne. Quindi, il trastuzumab produce dei benefici sulle pazienti. Sa cosa significa il 12% dei pazienti? In termini numerici sono migliaia.
La “nuova” terapia è di aiuto anche all’oncologo?
Ovvio. Noi lavoriamo per migliorare la vita delle pazienti e l’uso del trastuzumab la migliorata notevolmente. Il trastuzumab può essere utilizzato anche come farmaco di prevenzione-precauzionale e rende la vita migliore così come tutti i farmaci biologi.
Sono i pazienti a richiedere l’uso del trastuzumab nelle proprie terapie?
No, è un trattamento standard che viene applicato sia nella grande struttura che nella piccola. Si utilizza in tutti i centri.
La chemioterapia, quindi, viene utilizzata “di meno” rispetto al passato?
No, la chemioterapia rimane associata all’uso dei farmaci biologici.
Dottoressa, un suo consiglio per le donne con tumore della mammella?
Di tumore purtroppo si muore ancora ma il futuro delle pazienti è molto diverso rispetto a quello che era 20 anni fa. Lo dicono, lo confermano anche le pazienti. Non bisogna avere paura del tumore alla mammella. Bisogna affrontarlo con serenità e la prevenzione è sicuramente fondamentale.
E se da un lato, una più accurata determinazione di HER2 sulla metastasi da carcinoma mammario, che osserva HER2 nel tempo, può essere di ausilio per pianificare la terapia “target” più adatta per il paziente “unico”, dall’altro lato, non bisogna dimenticare che la prevenzione è di fondamentale importante.