La positiva esperienza dell’Ospedale a Domicilio
Si chiama Ospedale Virtuale. Opera attraverso l’Assistenza Domiciliare Integrata nei quartieri romani di Talenti, Fidene, Montesacro, Colle Salario, Nomentano e Bufalotta. Al centro della sua attività c’è la persona malata. L’obiettivo è la cura dei malati fra le mura domestiche. Il ricovero “virtuale” è possibile per pazienti de-ospedalizzati, pazienti con pluripatologie cronico degenerative in fase di riacutizzazione, pazienti oncologici con complicazioni e pazienti in alimentazione artificiale. Il Dottor Antonio Calicchia, Responsabile dell’Ospedale Virtuale ASL RM A, ha spiegato minuziosamente come è organizzata la struttura e l’importanza che la stessa riveste sul territorio del IV Municipio.
Dottor Calicchia, come è nata l’idea di un Ospedale Virtuale?
L’ idea è nata sotto la spinta innovativa che io gli ho dato nei primi anni del duemila. Ho iniziato a lavorarci nel 2003. Si pensava che fosse possibile creare dei percorsi organizzativi per poter assistere i pazienti. Poi ci siamo associati e siamo diventati una cooperativa (Cooperativa Roma Medicina Onlus). All’inizio, l’attività era rivolta solo ai nostri pazienti. Poi l’abbiamo estesa a tutti i pazienti del IV Municipio che sono circa 250 mila persone. Il coinvolgimento diretto del medico di famiglia che conosce, praticamente, tutta la storia del paziente e le sue problematiche, sia di carattere personale che di carattere sociale, è motivo per poter attivare il percorso senza aspettare l’intervento della ASL o di altre organizzazioni.
Che cosa significa “Ospedale Virtuale”?
L’Ospedale è virtuale perché non c’è un letto di ospedale. Il posto letto non è quello ospedaliero all’interno di una corsia ma tutto viene fatto a casa del paziente. E’ ricoverato nel suo letto di casa con le sue abitudini, con tutte le sue cose. E’ la struttura che gira intorno al paziente. Non è lui che sta all’interno di una struttura già organizzata ma è l’opposto. Per cui, noi dobbiamo organizzare qualche cosa che va, che viene, che ritorna, che si adatta e che sopperisce alle necessità del paziente volta per volta.
Perché è necessaria l’Assistenza Domiciliare?
Noi pensiamo che l’Assistenza Domiciliare sia necessaria per permettere al territorio di tenere la gente a casa, di poterla seguire, di non ricorrere all’ospedale, nei casi in cui non sia assolutamente necessario. Sono oramai otto anni che siamo sul territorio e seguiamo 50 persone tutti i giorni nel IV Municipio del Comune di Roma. Tutti pazienti che hanno situazioni cliniche e sociali abbastanza compromesse. Noi facciamo assistenza domiciliare sanitaria e sociale.
Con quale idea “operate” sul territorio?
Noi crediamo innanzitutto che sia necessario assumersi la responsabilità del paziente. Quindi, prendere in carico il paziente significa riuscire a gestire tutto quello che gli gira intorno, facendo una valutazione del paziente e seguendolo nel percorso al massimo per 90 giorni ma questi 90 giorni possono essere anche estesi. Da ultimo stiamo sperimentando anche un sistema di telecontrollo con degli orologini al polso che servono per controllare la temperatura, la frequenza cardiaca e l’ossigeno nel paziente.
Dottore, qual è la funzione del medico di base all’interno dell’Ospedale a Domicilio?
Il medico di base è responsabile della cura del suo paziente a casa. E’ lui che coordina una equipe di persone, di infermieri, di operatori sociali, di psicologi che sono necessari per poter assistere quel paziente con quel particolare problema senza ricorrere alle cure in ospedale.
Qual è l’iter da seguire per accedere all’ospedale virtuale?
Il paziente va dal medico di base e il medico di base, se il paziente non è iscritto nel sistema identificativo, cioè non ha una password per accedere alla rete, deve richiederla alla centrale operativa, e riesce ad averla in 24 ore. Quindi, deve fare la scheda di valutazione e attivare il percorso. Molte volte questi pazienti escono dall’ospedale o stanno a casa fermi e non si possono muovere per cui è necessario sveltire le procedure e semplificarle. In questa maniera, noi, nel giro, al massimo di 48 ore, attiviamo l’assistenza domiciliare.
Qual è il “costo giornaliero” medio di un paziente “virtuale”?
Se consideriamo che ci sono due tipologie di pazienti: quello a “media intensità” e quello ad “alta intensità” e si va, da una media di una prestazione giornaliera, per la prima tipologia, a due prestazioni al giorno, nel caso della seconda, allora, i costi variano dai 50 ai 70 euro al giorno comprensivo di tutto (dalla parte organizzativa, alla parte tecnica).
E in una struttura pubblica, invece, quale sarebbe il costo medio?
In una struttura pubblica il costo medio giornaliero oscilla tra i 400 e gli 800 euro. E’ chiaro che non c’è paragone. Una struttura come la nostra, purtroppo, ha necessità di una organizzazione territoriale e di un impegno economico che in fase iniziale è alto quanto quello ospedaliero perché, bene o male, l’ospedale c’è.
Quali sono i “vantaggi addizionali” della struttura virtuale rispetto a quella pubblica?
Noi, in otto anni di attività abbiamo notato che con questo sistema, consideri che noi abbiamo quasi il 100% di ultra 79enni, cioè l’età media è di 79 anni e sono quella categoria di persone che nella nostra regione si ricoverano con un indice quasi del 50% in un anno, riusciamo a ridurre del 50% questo valore. Se consideriamo, per esempio, che questo valore si aggira intorno al 40% noi passiamo arrivare al 20%.
Quali sono i tempi medi di attesa per essere “presi in carico” e diventare pazienti dell’Ospedale Virtuale?
Noi, in 24 ore possiamo mandare a casa del paziente del personale. Con il sistema informatico facciamo una valutazione multidimensionale e per via telematica riceviamo la segnalazione alla centrale operativa. E’ tutto molto veloce.
Per il momento l’Ospedale virtuale opera solo nel IV Municipio, ma cosa potrebbe significare, in termini economici e anche sociali, se si decidesse in futuro di far nascere altre strutture virtuali negli altri municipi?
Io credo che in una fase iniziale sia necessario creare delle centrali operative proprio perché sono molto vicine al territorio. Poi, in una fase successiva o contemporaneamente, si devono creare dei posti letto virtuali per ogni ASL e i medici di quelle ASL si rivolgeranno alla centrale operativa di zona. La centrale operativa praticamente è una specie di back office e di front office di medicina generale per poter attivare il percorso assistenziale. Se consideriamo poi 40-50 posti letto per ASL, allora, per il comune di Roma ci sarebbero circa 200 mila posti letto virtuali.
Quali sono le cose di cui i pazienti o i loro familiari si preoccupano affidandosi all’Assistenza Domiciliare Integrata dell’Ospedale Virtuale?
Il problema principale è che laddove i pazienti sono molto anziani hanno delle remore ad accogliere in casa un certo numero di persone che vanno, suonano, entrano e che molte volte non conoscono. Per cui, bisogna rassicurarli. E’ assodato che il medico di famiglia deve essere presente perché è lui che fa da tramite con queste figure professionali. A volte capita che il paziente uomo vuole l’operatore maschio e viceversa il paziente donna richieda l’operatore donna.