UN ANNO DI DOROTHY: STUDIO E PREVENZIONE NELLE DONNE FRAGILI DEL TUMORE DELL’UTERO ASSOCIATO AL PAPILLOMA VIRUS
Arruolate oltre 100 donne in condizioni di fragilità, provenienti per il 70% da paesi extraeuropei e seguite da team multidisciplinare di ginecologici, dermatologi, patologi e biologi.
Popolazioni femminili vulnerabili, come le donne migranti senza documenti e le donne senza fissa dimora, soffrono di un ridotto accesso ai servizi sanitari. Soprattutto quelli finalizzati alla prevenzione primaria, come la vaccinazione, e secondaria, come gli screening diagnostici, del tumore del collo dell’utero, la neoplasia HPV-associata con la più elevata incidenza a livello mondiale. Consapevole di questa grave disuguaglianza, l’Istituto Dermatologico San Gallicano (ISG), in collaborazione con l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena (IRE), da un anno ha avviato il progetto clinico-scientifico triennale DOROTHY, rivolto alle donne che vivono a Roma in condizioni di fragilità. Ad oggi sono state arruolate oltre 100 donne, di età compresa tra 18 e 73 anni. L’obiettivo è di arruolarne almeno 300 in tre anni. Più del 70% proviene da paesi extraeuropei, la restante parte da paesi europei, e solo il 5% sono italiane. “Poco più della metà delle donne ha riferito di aver sentito parlare di HPV – illustra Maria Gabriella Donà, ricercatrice presso l’Unità Malattie Sessualmente Trasmesse e Malattie Tropicali ISG e Responsabile del Progetto. – Meno del 15% sa dell’esistenza di un vaccino per la prevenzione dell’infezione da HPV. Una volta informate della disponibilità della vaccinazione profilattica, circa il 40% delle donne ha dichiarato di essere disposta a ricevere la vaccinazione.” Da questi dati emerge chiara la necessità di iniziative di sensibilizzazione che accrescano la cultura della prevenzione anche e soprattutto per le persone fragili, in ogni luogo e in ogni contesto.
La partecipazione al Progetto DOROTHY, è stato favorito dalle campagne di vaccinazione anti Covid19, promosse dall’Istituto San Gallicano, a persone homeless, richiedenti asilo e immigrati irregolari. Infatti le realtà coinvolte sono le stesse: il Centro per persone senza fissa dimora in stazione Termini di Roma (Binario95) e l’ambulatorio “Madre della Misericordia” del colonnato di Piazza San Pietro.
Le donne vengono accolte e invitate a un colloquio-intervista da personale specializzato. L’obiettivo è di raccogliere dati socio-demografici e anamnestici, soprattutto relativi alla storia delle pazienti di patologie correlate al papilloma virus e ad altre infezioni a trasmissione sessuale. Dopo il colloquio le pazienti eseguono una visita ginecologica, con prelievo di campione cervico-vaginale per il test HPV e il Pap test. Le donne che non intendono sottoporsi all’esame ginecologico, hanno l’opportunità di un auto-prelievo, utile alla ricerca dell’HPV e che può favorire l’adesione allo screening.
“La mancanza di informazione – sottolinea Aldo Morrone, Direttore Scientifico ISG – la scarsità di operatori sanitari donna, la scarsa comprensione della lingua, e fattori emotivi quali paura ed imbarazzo, costituiscono le barriere più frequenti all’accesso allo screeningda parte delle donne migranti in Europa. Grazie al progetto DOROTHY un team multidisciplinare di esperti ginecologici, dermatologi, patologi e biologi, mette al servizio le proprie competenze per la tutela della salute di queste donne.”
“Il progetto clinico scientifico – prosegue Maria Gabriella Donà – ha anche l’obiettivo, di identificare, attraverso i dati raccolti, i “predittori” socio-demografici e comportamentali dell’infezione da HPV e delle lesioni correlate, per mettere a punto strategie di prevenzione sempre più efficaci.”
“DOROTHY – conclude Marina Cerimele, Direttore Generale IFO – è un progetto prezioso per il benessere delle donne in condizioni di forte fragilità. Siamo lieti di celebrare la giornata internazionale della donna a un anno dal suo inizio.”
Fonte: Comunicazione, Stampa e Relazioni Esterne IFO