Fibromialgia: una sindrome mal interpretata e mal trattata

LA FIBROMIALGIA UNA SINDROME MAL INTERPRETATA E MAL TRATTATA
La Sindrome Fibromialgica si stima che sia presente nella popolazione in generale tra il 2 e l’8% per lo più appartenenti al sesso femminile (3,4% e lo 0,5% uomini).

Ormai è assodato che tale patologia sia sostenuta da una alterazione del processo di modulazione del dolore sia da parte del Sistema Nervoso Centrale e Periferico (SNC-SNP) detto sensitizzazione centrale e periferica.

 

Sintomi

La fibromialgia è una sindrome (insieme di sintomi) che si caratterizza per dolore cronico diffuso ai quattro distretti corporei, evidenziata dalla positività ad almeno 11 punti dolenti su 18 distribuiti su tutto il corpo, cui si accompagnano altri sintomi a diversa espressione:

stanchezza cronica,
colon irritabile,
cistite interstiziale e/o vescica dolorosa,
mialgie associate a rigidità,
alterata/aumentata percezione del dolore sia per stimoli dolorosi (iperalgesia) che non
(allodinia),
insonnia e disturbi del sonno,
depressione e/o ansietà,
ricerca compulsiva di attenzioni e cure

 

Le cause

Esistono fattori genetici, ambientali che possono predisporre il paziente a questa condizione.

Traumi fisici, di stress emotivi, disordini endocrini, ma soprattutto riattivazione immunitaria da parte di virus herpetici, concorrono come potenziali fattori di innesco della malattia.

Gli herpes virus hanno una caratteristica peculiare che li rende candidati idonei allo scatenamento della sindrome: restano a lungo silenti, dormienti (latenza) nell’organismo, fino a che uno stress o una modificazione di parametri ambientali li riattivano.

Tale evento comporta come conseguenza una risposta immunitaria negli individui suscettibili, in grado di coinvolgere due assi principali:

il sistema nervoso sia centrale che periferico
l’asse ipotalamo ipofisi surrene.
Le conseguenze

La conseguenza è la multiforme congerie di presentazione dei sintomi che vanno tutti indagati per una completa comprensione dello stato di sofferenza in cui versa il paziente.

Se si desideri una controprova possiamo analizzare i provvedimenti terapeutici suggeriti dalla letteratura internazionale per la multiforme sindrome fibromialgica.

Viene suggerita una terapia basata su alcune classi farmacologiche ad azione sul sistema nervoso sia centrale che periferico.

Stiamo parlando degli antidepressivi, degli anticonvulsivanti, di alcune classi di antiinfiammatori, del prezzemolino paracetamolo.

Con tali terapie si mira:

a modulare il SNC inibendo la trasmissione degli input nocicettivi (blocco dei canali del Calcio Ca++ con gli anticonvulsivanti), o potenziando l’inibizione discendente (blocco della trasmissione degli input ai centri soprassiali di percezione del dolore medianti antidepressivi dopaminergici) a ridurre la scarica periferica degli input dolorosi mediante inibizione con antiinfiammatori e/o paracetamolo.

Nonostante tutto questo armamentario terapeutico, una significativa percentuale di queste pazienti continua ad avere dolore, stanchezza cronica, rigidità ecc.. ecc.

Evidentemente la mancata efficacia dei protocolli terapeutici riposa su un disconoscimento della origine della sindrome fibromialgica.

Averla interpretata o come dolore nocicettivo somatico su base reumatica (terapia con antiinfiammatori e integratori) o come dolore neuropatico (terapia con antidepressivi e anticonvulsivanti) non è inesatto: entrambi i fenomeni sono presenti, è molto limitativo, non si coglie l’essenza della malattia cronica fibromialgica.

La sindrome in quanto innescata da riattivazione virale, comporta una alterata risposta immunitaria che determina una permanente cascata citochinica, chemochinica, (infiammazione cronica persistente) che non riesce ad essere interrotta dalle terapie convenzionali e non.

Il nostro approccio

Risulta quindi importante tipizzare a quale herpes virus si sia esposti, quale cascata immunitaria si sia innescata l’adattativa – innata), possibile con semplice prelievo ematico, e di conseguenza trovare lo strumento di modulazione (non di soppressione) necessario a ridurre la risposta e quindi il dolore.

È in questa impostazione che trovano un rationale d’uso terapeutico sia la terapia con farmaci omeopatici, che non può non essere individualizzata (risposta alla genesi adattativa della fibromialgia) sia l’ossigeno/ozono terapia per via endovenosa (risposta alla genesi innata).

A completare il quadro terapeutico, tenendo presente l’origine virale, si deve e si può cercare di ridurre la carica virale, dopo aver ovviamente individuato lo specifico virus nella grande famiglia dei virus herpetici) con antivirali specifici e l’infiammazione con terapie idonee.

In buona sostanza possiamo affermare che esistono concrete possibilità di vivere meglio per questa classe di paziente.

Alimenti da favorire e quali da evitare

Nel caso della Fibromialgia ci sono degli alimenti che possono peggiorare l’infiammazione e che quindi andrebbero evitati o consumati occasionalmente

Verdure e tuberi appartenenti alla famiglia delle Solanacee (melanzane, pomodori, peperoni, patate, peperoncini, bacche di Goji)
Legumi (fagioli, lenticchie, ceci, fave, piselli, soia)
Latticini per il loro contenuto di caseina
Cereali raffinati (tranne riso, quinoa, amaranto, grano saraceno, deno e miglio)
Cibi e zuccheri industriali
Attività fisica

Sebbene i dolori muscolari siano spesso molto forti, non temete. Il movimento fa benissimo. Anche se all’inizio vi sentite stanchi e pensate di non farcela. Dovete iniziare a camminare, muovervi e fare esercizi.

Questo è solo uno dei primi passaggi da compiere per iniziare a stare meglio.

Non ci sono esercizi per Fibromialgia specifici. L’importante è fare qualcosa.

Che sia uno sport individuale o di squadra, che sia la palestra o semplici camminate al parco. Abbiamo testimonianze di molti atleti, anche agonisti, che svolgono la loro attività nonostante la sindrome fibromialgica.

Fonte: Comunicazione Unisalus Srl

 

 

 

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