bambini autobus

SEVIZIO PUBBLICO, REGOLAMENTO E … (prima parte)

bambini autobus… BAMBINI.
Non è un errore di battitura. Il SERVIZIO dei trasporti pubblici a Roma ha perso il suo significato primo ed è diventato un SEVIZIO dei cittadini. Ecco la mia esperienza di stamattina (27 ottobre 2014).

Mattina intorno ore 8:10. Devo fare in autobus il tratto da Porta Pia a Viale XXI aprile in autobus. Ho due figli piccoli: una bambina di 3 anni e un bambino di 1. Ovviamente il piccolo è sul passeggino e la piccola a piedi. La tengo per mano a malapena mentre spingo a fatica il passeggino (non ho quelli super che si spingono con una sola mano). Arriva il 60 Express, per fortuna piuttosto vuoto. Mentre arriva faccio i calcoli a occhio per posizionarmi dove si aprirà la porta centrale.
Dico alla più grande (sempre solo 3 anni!) di stare attenta e rimanere indietro, la tengo comunque per mano fino a quando l’autobus si ferma. Lascio la bimba e prendo in braccio il passeggino con il piccolo. Si aprono le porte davanti e dietro, ma non la centrale. Aspetto 2 secondi poi chiedo a gran voce di aprire gentilmente. Una signora, che attende un altro autobus, dà dal marciapiede una voce all’autista che risponde qualcosa che non sento. Mi riferisce che le sembra di aver capito che non si apre la porta centrale. Allora col passeggino in braccio (tanto per non perdere tempo) e un po’ di ansia per mia figlia mi avvio verso la porta di dietro dicendole “veloce e attenta, saliamo di qua”.

Inutile dire che la salita è un po’ difficoltosa visto che la porta ha il corrimano al centro. Il passeggino passa per miracolo. La grande mi sta dietro e la aiuto a salire (avete presente l’altezza?) con una mano mentre con l’altra tengo il passeggino. Mentre l’autobus parte, facendo al solito la surfer, faccio sedere la grande e posiziono il passeggino accanto al posto, subito dopo il rientro della zona ruota, in modo da non dare fastidio, anche se ancora c’è poca gente. Lo blocco con il freno.

Fermata successiva, prenotata: si apre la porta centrale, ma non quelle davanti e dietro. Ok, credo di intuire cosa è successo, ma vado comunque a parlare con il conducente per capire se c’era stato un malfunzionamento temporaneo.

Al volante trovo una donna sulla trentina un po’ sovrappeso. Le chiedo “Mi scusi, ma come mai alla fermata precedente non si è aperta la porta centrale?”. Con aria spocchiosa “Non l’ho aperta perché il regolamento dice che la porta centrale serve a scendere”. Non è piacevole, ma con calma provo a dire “Certo lo so, ma mi ha visto che avevo in braccio il passeggino, non poteva …?” non mi fa finire e con fare nervoso “Anzi il regolamento dice pure che il passeggino va chiuso”. So anche questo. “Certo, mi rendo conto, ma avendo due bambini piccoli …” non mi fa finire neanche questa volta. “Lei doveva chiudere il passeggino e prendere il bambino in braccio. Questo dice la regola”. Ricomincio “Sì capisco, ma avendo 2 bambini …” ovviamente mi interrompe ancora “Uno cammina da solo”. La cosa si commenta da sola! Forse dovrei lasciar stare, ma stavolta mi innervosisco anche io. “Scusi sa, ma si rende conto? Lei ha figli?”. Con aria trionfante si volta verso di me (non vedeva l’ora di poterlo dire) e dice: “Sì, e quando prendo l’autobus (con i colleghi ndr.) chiudo il passeggino. Con una mano tengo il passeggino e con l’altra il bambino in braccio. Se ce la faccio io, ce la fa anche lei!” Deduco che lei ha un solo figlio. Dovrei dire che la sua supposizione che dovrei farcela anch’io è basata quindi sull’ignoranza. Invece dico: “Io invece purtroppo non ce la faccio.”. “Questo è un suo problema.” (!) Continuo: “Sono due bambini piccoli, come vede. Non è possibile fare come dice lei. Sarebbe stato cortese da parte sua …” Mentre dico queste cose, mi parla sopra senza ascoltare tutta la frase, e dicendo: “Il regolamento dice …” e riparte. Le spiego che gran parte dei suoi colleghi non sono così “fiscali” e cercano di aiutare, quando possono, i loro (malcapitati) passeggeri in difficoltà. Mi risponde “Ognuno fa quello che vuole”. Piuttosto incoerente come risposta! “Già se l’autobus è pieno è diverso”. Mi chiedo (ma non le chiedo) che cosa mai voglia dire. Provo anche a dire che le porte di dietro sono strette per via del corrimano ed è un miracolo che il passeggino sia passato. Mi risponde “Ecco perché dovete chiuderlo e perché danneggiate il mezzo”. (!) Non so a chi si riferisca. Io non ho mai danneggiato un mezzo ATAC né volontariamente né involontariamente. Di contro, se aprisse la porta centrale non ci sarebbe pericolo di danneggiare nulla con un passeggino!
Intanto penso che chiunque dovrebbe provare una volta nella vita a salire su un autobus pieno con due bambini di 1 e 3 anni!
Dopo un altro paio di tentativi di spiegazione, rimbalzati contro il muro di gomma dell’ottusità di chi si attiene ciecamente alle regole (probabilmente solo quando è lui/lei a poterle imporre), concludo dicendo: “Bastava un po’ di tolleranza e comprensione delle difficoltà”. Mi risponde “Le regole sono regole e vanno rispettate. Lo faccio io, lo deve fare anche lei”. Le faccio notare che anche le persone vanno rispettate. E le persone, specialmente se in difficoltà, dovrebbero venire prima delle regole. Chissà perché da una donna (che lavora con il pubblico, per giunta con figlio) mi aspettavo una maggiore comprensione delle difficoltà di tutti i giorni di una mamma (che peraltro lavora con il pubblico e quindi sa cosa significa).

Certo, conosco bene il regolamento dell’ATAC.
Semplice rispettarlo con più di un figlio: arrivi alla fermata, prendi in braccio il bambino di un anno, con la mano libera chiudi il passeggino e … ops, la bambina di tre anni è andata in mezzo alla strada, investita da un’automobile. Vabbeh, fa niente, ne partorirai un’altra al più presto! O forse no?
Ok, rifacciamo: arrivi alla fermata, con una mano prendi in braccio il bambino di un anno e con l’altra tieni per mano la bambina di tre anni, il passeggino lo riprenderai più tardi, tanto che fastidio dà! Ah, dà fastidio?
Ok, rifacciamo: con una mano prendi in braccio il bambino di un anno, con l’altra chiudi il passeggino e con una gamba impedisci alla bambina di scendere dal marciapiede …. Ooooohps. Sei finita a terra? “E’ un tuo problema!”

Vabbeh, diciamo che in qualche modo ce l’hai fatta. Sei pronta con un bambino in braccio, il passeggino nell’altra e l’altro bimbo (sempre di 3 anni) che sta fermo e compassato sul marciapiede.
Arriva l’autobus: sali con il bimbo in braccio e il passeggino. L’altro bimbo resta a terra “Ci vediamo più tardi, tesoro! Tra mezzora sono qui!”. Ok, non va neanche così. Riproviamo.
Arriva l’autobus: scaraventi il passeggino sull’autobus, sali con un bimbo in braccio e l’altro per mano. Ce l’hai fatta! Grande! Ops, hai spezzato la tibia a una vecchietta. Fa niente, finalmente sei riuscita a rispettare il regolamento!

E se proponessi un nuovo regolamento? “E’ proibito a chiunque abbia più di un figlio prendere l’autobus prima che l’ultimo della prole abbia compiuto almeno tre anni”. Non un grande guadagno per l’ATAC, ma vuoi mettere la serenità di tutti (o quasi)!

Peccato! Credo che quella conducente, che non mi ha voluto dire il suo nome (per senso di pudore?), abbia perso una buona occasione di aiutare il prossimo (mai perdere queste occasioni!) e anche per fare apprezzare l’azienda per cui lavora.

Le regole funzionano se accompagnate da BUON SENSO. Mi direte: ci lamentiamo tanto che in Italia nessuno rispetta le regole e poi scrivi queste cose! E’ vero, ma quante regole sono fatte sulla base di chi si comporta male invece che su quella di chi si comporta bene? Quante sono fatte secondo le esigenze di chi ha poche difficoltà invece che molte? Quante si possono riportare ad un comune senso di giustizia invece che ad uno contorto? Ci sono tanti motivi (ed un infinito numero di regole) per cui qui il buon senso serve ancora di più che in altre nazioni. E per fortuna la maggior parte degli italiani, compresi la maggior parte dei dipendenti ATAC, ancora ce l’ha. Non proprio tutti, ma la maggior parte sì!

Ma credete che sia finita qui?
Aspettate di sapere cosa è successo durante il viaggio di ritorno, stavolta senza passeggino e con la bimba di tre anni (16 chili) in braccio!

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