Secondo dati Istat, in Italia una donna su tre tra i 16 e i 70 anni, è stata, almeno una volta, vittima di violenza. Una realtà terribile, che riguarda donne di ogni livello sociale e culturale, e inevitabilmente, anche i loro figli.
In occasione della Giornata mondiale contro la violenza sulle donne, che cade il 25 novembre, EZ Rome ha intervistato Maria Gabriella Carnieri Moscatelli, Presidente di Telefono Rosa, l’associazione che da oltre vent’anni ascolta e sostiene concretamente le donne vittime di abusi, aiutandole a tornare a vivere.
‘Il fenomeno’ – sostiene il presidente – ‘ affonda le radici in un deficit culturale, ed è in aumento. Ormai non è più una questione familiare, ma sociale’.
Signora Carnieri Moscatelli, la cronaca riporta giornalmente episodi di violenza sulle donne di ogni tipo. Dal suo punto di osservazione, quali dimensioni ha assunto il fenomeno negli ultimi anni?
Sicuramente è in aumento, ma i dati che noi leggiamo sono dati che provengono ovviamente dell’osservatorio del Telefono Rosa. Io parlo sulla base dei dati che ho, dall’esperienza che ho fatto all’interno di questa associazione.
I dati vanno letti su due livelli. Uno che Telefono Rosa è più conosciuto, e come Telefono Rosa sono conosciute tantissime associazioni e tantissime realtà che oggi aiutano le donne. Due, in senso assoluto è la violenza stessa che è aumentata. Proprio il modo di rapportarsi tra gli individui è diventato un modo violento, e di conseguenza, la violenza nei confronti delle donne e delle persone anziane, che sono l’anello più debole della nostra società, conosce livelli allarmanti.
Dove è necessario intervenire per attuare una prevenzione davvero efficace?
Sicuramente fin da piccoli bisogna insegnare a ragazzi e ragazze il rispetto verso gli altri,verso ‘il diverso’, e far circolare un modo differente di approcciarsi gli uni verso gli altri. Accanto a questo, credo che anche gli uomini debbano scendere in piazza, cioè debbano interessarsi intensamente della violenza, perché non è più una questione individuale o familiare, ma una questione sociale. C’è il ragazzo giovanissimo che con un pugno uccide la donna, e come vediamo, certi atteggiamenti all’interno delle scuole dove noi come Telefono Rosa stiamo andando, sono atteggiamenti sicuramente violenti.
Altro punto per cercare di stroncare la violenza, obiettivo non facile da raggiungere, è che secondo noi il violento va trattato psicologicamente. A Milano, il professor Paolo Giulini ha iniziato sei anni fa questo esperimento che sta dando dei risultati. Torno all’esempio del ragazzo che con un pugno ha ucciso una donna: aveva già dato manifestazioni di comportamenti violenti. Se fosse stato aiutato psicologicamente a capire perché era così violento, probabilmente oggi avremmo una persona meno in carcere e una persona ancora viva.
A fronte di una violenza, dove sono i punti deboli del sistema, nelle leggi, nell’assistenza che viene offerta?
Ripeto, nell’educazione. Nella nostra società sono mancati due pilastri essenziali: la scuola e la famiglia.
I ragazzi sono spesso lasciati soli, in più abbiamo dato delle figure di riferimento che fanno inorridire. Basta accendere la TV o guardare certe pubblicità sui giornali per rabbrividire. Dando delle immagini sbagliate, noi tiriamo su dei ragazzi con delle convinzioni sbagliate, che poi li portano ad essere quello che sono.
Quanto influisce il clima che si vive nel nostro paese, dove la mancanza di considerazione verso le donne è frequente, a partire da TV e giornali?
Tantissimo. Lo scorso 8 marzo, la Commissione delle elette, presieduta da Monica Cirinnà, ha portato in aula e fatto approvare all’unanimità da tutti i consiglieri della maggioranza e dell’opposizione, un’iniziativa per stoppare l’immagine femminile che viene riportata sui cartelloni pubblicitari nel Comune di Roma.
E’stata creata una commissione e dopo otto mesi qualche risultato si comincia ad avere.
Cosa fa sentire un uomo in diritto di perseguitare, picchiare e perfino uccidere una donna? E perché alcune donne, anche di un buon livello culturale ed economico, subiscono a lungo e in silenzio?
La cultura e la preparazione sono ancora scarse,in più noi abbiamo abbattuto ogni valore. Oggi c’è un unico valore, quello del sembrare e del mostrarsi. Tu sei, se sei importante, altrimenti non sei niente. Naturalmente alcuni giovani per arrivare a questo punto sono disposti a tutto. Basta guardare il Grande Fratello che vengono i brividi, l’atteggiamento maschilista di certi uomini all’interno della casa.
L’altra settimana – non che sia un programma che seguo, anzi, lo faccio con tanta noia – ho dovuto registrarlo, perché poi certe situazioni ci vengono riproposte da chi ci telefona, e ci chiede perché non interveniamo, quindi dobbiamo essere aggiornate. Beh, io ho visto degli atteggiamenti e dei modi di comportarsi che mi hanno fatto inorridire, e non solo da parte degli uomini, anche da parte delle donne. Accettano di mostrarsi e di essere supine alla volontà del maschio, ed è una cosa che mi fa rabbrividire. Pensiamo che impatto ha questo modo di comportarsi sui giovani.
Signora Carnieri Moscatelli, tra le tante storie che lei ha conosciuto durante la sua lunga attività a Telefono Rosa, ce n’è una che può servire alle donne in difficoltà come esempio di forza e di ispirazione?
Sì, è la storia di una donna che ora è un’amica di Telefono Rosa. Aveva tre figli, una sua attività, e il marito la picchiava e le portava via i soldi. La storia è andata avanti fino a che la figlia quindicenne non ha detto: ‘Mamma, adesso basta. Io non posso più sopportare’, e l’ha portata qui da noi al Telefono Rosa.
Sono passati dieci anni, ha fatto le sue denunce e le sue battaglie, e ha ottenuto l’affidamento dei figli. Non ha avuto nessun tipo di sostentamento economico dal marito, ma si è ricostruita la sua attività lavorativa, pur a vendo tre figli a carico.
Oggi è una donna equilibrata e serena, ma soprattutto con uno splendido rapporto con i figli. Se lei avesse continuato a tenere quei tre ragazzi là dentro, specialmente i maschi, con 90 probabilità su 100 sarebbero diventati violenti e incapaci come il padre. A volte, prendendo certe decisioni che possono sembrare cattive e impopolari, del tipo ‘levo il padre ai miei figli‘, si fa il bene dei propri figli.
E’ meglio una separazione serena che una convivenza a base di schiaffi e parolacce.
Nella foto il team di Telefono Rosa di Roma
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