Architetti, medici, chimici queste sono alcune delle categorie che con EZ Rome abbiamo trattato. I miei colleghi hanno intervistato neo laureati, specializzati, e ricercatori, per dare voce a chi l’Università la vive tutti i giorni. Manca all’appello un altro settore universitario: quello degli Storici dell’Arte.
Un percorso duro e molto spesso poco conosciuto, tanto che quando si è studenti e ti chiedono che corso di laurea frequenti, sono diverse le persone che hanno la faccia perplessa, dopo che sentono: “studio storia dell’arte”.
Per non parlare dei commenti: “Allora ti piace dipingere?!”, “ah e cosa farai dopo?”, “ Arte contemporanea? Quale quella che potrei fare anche io?”. Queste sono solo alcune delle frasi che il giovane studente che ha scelto come percorso di studi la laurea in Storia dell’Arte, si sente dare, ahimé, molto spesso.
Sono molti quelli che credono che sia un percorso breve e semplice, ma non è così.
Per chiarire una volta per tutte: chi decide di laurearsi in storia dell’arte studia tanto, nella speranza di trovare l’occupazione dei propri sogni.
Ecco il punto, gli sbocchi professionali dopo la laurea sono molti: dalla ricerca scientifica, all’attività ministeriale o con altri enti pubblici, dal mercato turistico a quello artistico, ma anche gallerie, musei, dove si può lavorare come guide o nel servizio educativo, e non per ultimo quello editoriale e del giornalismo.
Come molti altri settori professionale però non è facile accedervi. Questo è un dato paradossale se si pensa che siamo a Roma che è la città che ha una grande quantità di beni culturali. Difficile ma non impossibile: c’è bisogno di perseveranza, tenacia e perché no anche un po’ di fortuna.
Con EZ Rome abbiamo intervistato due ragazze che questo cammino lo conoscono molto bene perché lo stanno vivendo nella propria pelle.
Chiara e Valeria, classe 1983, hanno entrambe conseguito la laurea specialistica in Storia dell’Arte con il massimo dei voti, due giovani talenti di questa materia umanistica. Ora frequentano la Scuola di Specializzazione in Storia dell’Arte, all’università di Roma la Sapienza.
Di che cosa si tratta? Di un percorso post laurea della durata di due anni, che dona maggiori sbocchi professionali a chi decide di intraprendere la lunga strada dei concorsi pubblici. Recentemente la Scuola di Specializzazione è stata riformata con il Nuovo Ordinamento.
In meglio? Non sembra, questo è il pensiero di chi la frequenta tutti i giorni, e ci sta investendo soldi e tempo.
Con Chiara e Valeria abbiamo parlato anche di altro: diamo a loro la parola.
Ci vuoi raccontare come è cominciato il tuo percorso universitario?
Chiara: Durante gli anni del liceo pensavo già di iscrivermi all’università, sembrava quasi una scelta obbligata; così dopo la maturità mi sono immatricolata.
Valeria: Mi sono iscritta alla facoltà di scienze umanistiche, corso di laurea in storia dell’arte nel 2002, subito dopo il diploma classico.
Cosa ti ha spinto a scegliere l’indirizzo storico artistico?
C: Durante gli anni ho cambiato molto spesso idea su cosa avrei fatto dopo la scuola, spaziando tra facoltà molto diverse tra loro. La mia materia preferita è sempre stata la storia, ma mi sembrava che come corso di laurea mi offrisse meno sbocchi lavorativi, ovvero solo quelli legati alla ricerca (purtroppo assai poco sicura come professione). Storia dell’arte mi ha consentito di studiare una disciplina storica, per l’appunto, ma legata anche ad oggetti concreti (e bellissimi) quali i beni culturali; oltre all’interesse specifico per la disciplina, mi sembrava che questo tipo di studio fosse maggiormente spendibile: oltre al campo della ricerca vi è il Ministero per i Beni e le Attività Culturali nonché il mercato artistico.
V: L’interesse per la materia e un po’ di ingenuità
Cosa pensi della strutturazione 3+2 anche nelle facoltà umanistiche?
C: Ritengo che abbia indubbiamente abbassato il livello qualitativo dell’insegnamento universitario.
V: Ah ah ah. E’ ridicolo. Una suddivisione superficiale, che offende il buon gusto di chi la ha pensata e lede la dignità di docenti e studenti seri ed interessati.
Quali sbocchi professionali hanno i laureati in Storia dell’Arte?
C: In teoria i già citati campi della ricerca scientifica, dell’attività ministeriale (o degli altri enti pubblici) e del mercato artistico; in pratica però l’offerta di laureati sul mercato del lavoro è troppo alta rispetto alla domanda. Si tratta di un corto circuito in atto ormai da molti anni.
V: In realtà ne avrebbero moltissimi con tutti i beni culturali che ci circondano. Ci sono i servizi aggiuntivi dei musei e le gallerie, in pratica però è un sistema chiuso.
Attualmente sei riuscita a trovare un occupazione inerente al tuo percorso di laurea?
C: Sono fortunata perchè ho vinto un concorso per un posto di lavoro a tempo indeterminato all’interno del MiBAC, ma il titolo di studio richiesto era il diploma (anche se senza la laurea credo che sarebbe stato difficile superare tutte le prove).
V: Più o meno. Tra qualche giorno avrò il “responso” (servizio educativo del MAXXI). Sarebbe un traguardo straordinario per una giovane storica dell’arte.
Dopo la laurea hai fatto colloqui di lavoro? Cosa ti hanno proposto, che tipo di contratti?
C: Non ho fatto colloqui perchè ho preferito concentrarmi sul concorso al MiBAC e sull’esame d’accesso alla scuola di specializzazione.
V: Contratti a progetto.
Perché hai deciso di continuare gli studi con la scuola di specializzazione?
C: Sia perchè mi sembrava il modo di colmare le lacune e approfondire lo studio fatto durante il corso di laurea, sia perchè è un titolo che serve per i concorsi.
V: Un parcheggio d’elite. E poi errare è umano, perseverare è diabolico. Evidentemente sono diabolica!
È un percorso di studi che ti darà maggiori sbocchi professionali rispetto alla laurea specialistica?
C: E’ un titolo equiparato al dottorato; in alcuni concorsi almeno uno dei due è richiesto come requisito di base, in altri entrambi danno dei punteggi.
V: A parte gli scherzi, permette di approfondire alcune cose tralasciate nel corso di laurea. Il fatto di essere un gruppo ristretto di persone permette attenzione e riflessione maggiori. E poi è un titolo per i concorsi pubblici. Detta così non è male, no?
Come è strutturata la scuola di specializzazione in storia dell’arte?
C: 14 esami, tirocinio e tesi in due anni; le tabelle con i vari settori disciplinari, i crediti, ecc., sono stabilite dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca (http://www.miur.it/UserFiles/2286.pdf).
V: Male. Il nuovo ordinamento prevede 2 anni di corso con 14 o 15 esami, un tirocinio non ben definito presso un ente statale e una tesi, 2 giorni di frequenza obbligatoria settimanali, e molta pazienza.
Complessivamente quale è il tuo giudizio sulla strutturazione sia teorica che pratica della scuola di specializzazione?
C: Mi aspettavo maggiore serietà ed utilità ai fini della crescita scientifica. Invece l’adeguamento della scuola al nuovo ordinamento fa sì che, invece di concentrarsi su pochi esami in maniera seria per ovviare finalmente ai disastri del 3+2, ci si trova di nuovo a dover preparare tanti esami in poco tempo – considerando anche che avendo dai 24/25 anni in su tendenzialmente gli iscritti lavorano tutti – con ovvie ripercussioni sulla qualità dello studio.
V: La struttura teorica è un po’ vecchia, ma grazie ad alcuni professori gli insegnamenti restano validi ed interessanti. La parte pratica è delirante, surreale, mal gestita ed indefinita. Da rifare complessivamente.
È un percorso che consigli ad altri studenti che come te si sono laureati in Storia dell’Arte?
C: Sì, è un percorso che comunque consiglio a tutti coloro che intendano lavorare (o almeno provarci) nel settore dei beni culturali, perchè, come già detto, è un titolo necessario in alternativa al dottorato. Per fare un esempio, gli ultimi concorsi banditi dal MiBAC (agosto 2008) passavano dal profilo professionale di “assistente alla vigilanza, accoglienza e relazioni con il pubblico”, per il quale era richiesto il diploma di maturità, al profilo di funzionario, per il quale era richiesto o il diploma di scuola di specializzazione o il dottorato; non era previsto alcun profilo per chi avesse solo la laurea, né triennale, né specialistica.
V: Dipende se vogliono imparare ancora qualcosa, vedere ulteriormente le facce dei prof , versare denaro ed avere problemi nuovi con le beneamate segreterie. Se la storia dell’arte è la tua passione e l’ abnegazione per lo studio vince ancora…allora sei pronto!sei uno di noi!
Cosa speri per il tuo futuro lavorativo?
C: Di poter vincere altri concorsi per accedere a profili professionali che mi consentano di mettere a frutto quello che ho studiato finora e che sto continuando a studiare.
V: Spero di lavorare attivamente in un museo per mettere in pratica la storia dell’arte e spero (utopia moment) di riuscire a proseguire ancora la carriera universitaria.
Grazie a Chiara e Valeria per la loro disponibilità.