Vi è mai capitato di incontrare durante una passeggiata pomeridiana per le vie di Roma un ragazzo ed una ragazza con un naso rosso da clown e un trucco da circensi sul volto, che vi fermano, vi mostrano un cartello con la scritta “abbracci gratuiti” e, senza dire una parola, effettivamente lo fanno: vi abbracciano!? Poi un saluto con la mano, un sorriso gentile, e si allontanano, così, in silenzio, come si sono avvicinati.
Beh, la sensazione è favolosa!
Anche se, certo, il primo pensiero che vi salta in mente è “questa città è piena di persone folli”, il senso di calore e, forse con un po’ di retorica (ma per una volta giustificata), di gioia che ti lasciano addosso resta a lungo, pervade i sensi e si attacca a quella zona del cervello dedicata ai ricordi piacevoli, che son pronti a tornare quando ce n’è più bisogno.
Anche quando vi passano in testa i soliti pensieri di diffidenza cittadina “mi avranno rubato il portafoglio? I soldi? I documenti?” e intanto vi frugate nelle tasche. Anche quando vi guardate alle spalle con timore “mi staranno seguendo?”. Anche quando pensate “forse era solo uno scherzo!” e controllate che non ci sia nessuno a riprendervi con una videocamera per schiaffarvi a vostra insaputa su You Tube. Anche quando vi accorgete che niente di tutto ciò sta accadendo e vi assale il secondo pensiero, quello da cittadino timoroso, “ma non hanno paura a fare una cosa del genere?chissà chi può capitargli davanti”. Anche così rimanete inspiegabilmente contenti, un po’ divertiti, di certo di umore migliore rispetto ad un attimo prima.
Solo dopo forse, e comunque troppo tardi, vi verrà in mente di sapere qualcosa di più su quei ragazzi e il loro strano comportamento: perché fanno una cosa così insolita, cosa ha fatto nascere quest’idea, che vantaggio ne traggono?
Questo almeno è quanto è capitato a me. Sono tornata il giorno seguente nello stesso luogo per cercare quei ragazzi, e il giorno dopo ancora e ancora, ma niente. Ho ripensato a lungo a quel momento. Un attimo di follia regala un contatto umano. Oppure il contatto umano puro, semplice e immotivato è diventato una follia.
Con questo dilemma in testa li ho rincontrati un paio di mesi dopo. Dopo averli abbracciati, senza indugio stavolta, ho provato a fare qualche domanda. Inutile dire che erano un po’ restii all’intervista. All’inizio ho ottenuto solo qualche cenno della testa, e sempre un no se riguardava rendere note le loro identità. L. e G., queste le iniziali dei loro nomi, hanno poi risposto solo a poche domande: ho scoperto che l’idea dell’abbraccio libero, o free hug, è nata da un ragazzo americano, Juan Mann, che ha anche girato un video per youtube. L. e G. non girano video, ma contribuiscono a diffondere questa originale idea nel mondo. Non potevo rinunciare comunque a fare la domanda che più spontaneamente era sorta nella mia testa: “Free hugs: abbracci gratuiti. Perché?”. La risposta non poteva essere più semplice: “Perché un abbraccio è gratuito”.