Devono ancora spegnersi gli strascichi della polemica che ha infuriato nelle ultime settimane sui maggiori giornali italiani, dove ci si chiedeva se per i giovani diplomati non sia comunque meglio andare a studiare all’estero.
Il flusso sembra infatti ormai inarrestabile: sono sempre più gli studenti italiani che ogni anno preferiscono l’università di un paese straniero, dove spesso rimangono anche dopo la fine degli studi.
Esiste però anche un fenomeno al contrario, quello di migliaia di studenti stranieri che ogni anno vengono in Italia a studiare, e tra loro ben il 35% sceglie Roma.
Sono 42.000 gli studenti stranieri iscritti alle università italiane, il che significa che ogni cento studenti universitari due sono stranieri.
Roma ospita oltre 16.000 studenti stranieri, dei quali 10.000 studiano negli atenei cattolici, dove circa 1800 sono laici ed il resto religiosi. Per quanto riguarda invece le Università statali, La Sapienza conta circa 4700 studenti stranieri, Roma III 790 e Tor Vergata 681.
Come dichiara il professor Giuseppe D’Ascenzo, ex-rettore dell’Università La Sapienza, l’integrazione degli immigrati nel medio periodo si giocherà anche sui banchi delle aule universitarie, ove si incroceranno culture sempre più varie.
Nel mondo, gli studenti che si recano in un paese straniero per gli studi universitari sono passati da 500.000 nel 1970, a 1.645.000 nell’anno accademico 2001-2002.
Il 93.5% di loro studia nei paesi OCSE, cioè i più industrializzati, dai quali proviene il 43.5% di loro.
I tre paesi che gli studenti scelgono in maggior numero per la loro formazione accademica sono: Stati Uniti (475.000), Gran Bretagna ( 226.000) e Germania ( 200.000).
L’Italia, con il suo 2% di studenti stranieri nei propri atenei, è ben lontana dalla media europea, che si attesta sul 7%. I noti mali dell’università italiana, come sovraffollamento, insufficienza di fondi per la ricerca e scarsità di prospettive di carriera, solo per citarne alcuni, tengono infatti alla lontana molti studenti stranieri, e non solo.
Al loro arrivo, gli studenti stranieri si trovano ad affrontare un notevole numero di pratiche burocratiche, a seconda del paese di provenienza, legate al permesso di soggiorno, al visto di studi, e non da ultimo, alla copertura sanitaria.
Uno dei problemi maggiori è però la ricerca degli alloggi, che nella capitale hanno notoriamente prezzi elevati, specialmente nelle vicinanze degli atenei.
Come diverse altre città italiane, Roma non dispone infatti di strutture capaci di ospitare il grande numero di studenti stranieri, e anche se esistono centri di accoglienza come il Giovanni XXIII, che dà ospitalità ogni anno a 170 studenti extra-comunitari, quello dell’alloggio rimane una grande preoccupazione.
In generale, gli studenti esprimono però un giudizio positivo sulla loro esperienza di studio nella capitale.
La maggioranza di loro ritiene che l’iscrizione sia più semplice che nel loro paese, e che siano buoni anche i sostegni per gli studenti, l’organizzazione didattica e le attrezzature.
Molti apprezzano il fatto che per alcune facoltà sia possibile raggiungere la laurea senza l’obbligo di frequenza, cosa che se da un lato avvantaggia gli studenti-lavoratori, dall’altro rischia tuttavia di andare a scapito di una piena partecipazione alla vita universitaria e dei rapporti tra docenti e studenti.
Secondo recenti statistiche, a Roma il 16,7% degli occupati non-italiani è in possesso di una laurea e uno straniero su 5 è laureato, una percentuale superiore a chi è nato e cresciuto nella capitale.
Va detto che non tutte le lauree sono state conseguite a Roma, ma il numero degli studenti stranieri è in continuo aumento, anche se si è ancora lontani dai numeri di altri paesi europei, dove ogni cento studenti sono stranieri 4 in Spagna, 8 in Francia e Svezia, 10 in Germania, 12 in Gran Bretagna, Austria e Belgio.
In un quadro nazionale dove sono appena due su cento, la sola città di Roma accoglie ben il 35% del totale degli studenti stranieri di tutt’Italia.
Una risorsa culturale e umana che non si può ignorare, ma che allo stesso tempo necessiterebbe di risposte urgenti e interventi specifici.