Il 2 e 3 ottobre a Milano si è parlato di tecnologie esponenziali. La Singularity U, nata in California e ormai realtà anche italiana dal 2015, ha organizzato per il secondo anno consecutivo questo interessante Summit per parlare dell’evoluzione esponenziale di tecnologia ed innovazione che stanno altrettanto esponenzialmente rivoluzionando la società, l’intero “sistema umano” di relazione sociale, di vita sul pianeta e di risorse del pianeta.
I due piani del Gate 14 a Fiera Milano City sono stati dedicati a tecnologia e innovazione e alla loro influenza sulla vita quotidiana, sull’arte, sulla salute e sul pianeta. Tutti i punti di intersezione tra futuro e presente, attraverso attenti confronti col passato, vengono affrontati e sviluppati da ogni relatore.
La presenza di Yamaha, BMW e ENI al primo piano testimonia la vastità di interazioni tra tecnologia al suo punto più alto e la vita di tutti i giorni di persone non necessariamente coinvolte in ricerca ed innovazione nei loro studi o nel loro lavoro. La fruizione di queste tecnologie, come anche la responsabilità del loro utilizzo migliore per la qualità della vita e la salvaguardia del pianeta, coinvolgono tutti allo stesso livello.
Sono principalmente questi i valori che fanno da filo conduttore alle conferenze del secondo piano, ed in particolare nelle relazioni di Eric Rasmussen e di Eric Ezechieli che riassumono al meglio l’intento e il fine per cui è stata fondata la Singularity U: portare la conoscenza delle tecnologie esponenziali a portata di tutti, tramite una comunicazione responsabile.
Eric Rasmussen ha aperto il suo speech parlando di salute e sicurezza globale, argomenti questi tra i più importanti ed emotivamente coinvolgenti quando si pensa a nuove tecnologie. Quando si parla di interventi di emergenza sanitaria in guerra (Iraq) o durante vari disastri in giro per il mondo, la grande sfida consiste nella sicurezza e nella difesa dai tanti rischi di tipo politico, economico, ambientale, sociale, tecnologico. Un interessante dato che mostra alla platea è attualissimo per l’Italia: 18 persone al giorno nel mondo sono forzate, e sottolinea più volte questo termine, a lasciare la loro casa. Per il 2040 saranno 60 al giorno, ogni giorno dell’anno. Ognuna di esse necessita di acqua, cibo, comunicazione con l’esterno, un tetto, ha bisogno di essere identificato ed avere anche garanzia della propria identità, e soprattutto ha bisogno di stabilità politica. Questa stabilità riguarda chi è costretto a migrare, ma anche chi riceve queste persone, che a volte per necessità sono spinte a delinquere, magari perché la loro identità non è riconosciuta, o perché non hanno accesso ai beni di prima necessità per sopravvivere. Il tema è attualissimo e molto sentito, ma Rasmussen ne espone tanti altri altrettanto interessanti: per esempio il cambiamento climatico, la siccità, le epidemie.
Rasmussen, però, regala alla platea anche qualche buona notizia: leggendo le statistiche dal 1900 al 2000 si vede come la vita media è drasticamente aumentata, per bianchi e neri, e anche se questi ultimi sono ancora in svantaggio, il progresso per loro è stato del 106%, segno di civiltà e benessere. Le guerre stanno causando molti meno morti nel mondo, nonostante tutto, così come i disastri naturali rispetto all’inizio del secolo scorso. E poi ci sono buone notizie per la diminuzione del costo delle energie pulite, per la potabilizzazione dell’acqua, per l’evoluzione delle comunicazioni, in entrambi questi casi con diminuzione dei costi e conseguente allargamento dei fruitori. Ora che le mappe gps sono particolareggiate fino ad un’area 3×3 e tradotte in 26 lingue, il loro utilizzo è dirimente per l’individuazione rapida delle aree in cui avvengono terremoti o tifoni. I sistemi di sicurezza basati sull’identificazione, per esempio tramite la scansione dell’iride, permettono di salvare persone in tutto il mondo: la strada è lunga, ma è un sistema che potrebbe drasticamente combattere tratte e rapimenti. E per ultimo l’intelligenza artificiale, una grande speranza per il futuro se opportunamente usata.
È la volta di Eric Ezechieli. Inizia con una domanda: chi si considera un businessman e chi un astronauta? Poi mostra un grafico temporale dell’evoluzione delle nazioni relativa alle tecnologie. L’evoluzione è esponenziale, il rischio è la rottura come quella di uno spaghetto.
Lo scenario di partenza che Ezechieli prospetta sembra piuttosto pessimistico. Ma poi parte dalla risposta che tutti si aspettano in sala: siamo tutti astronauti su un pianeta che viaggia a velocità esponenziale verso l’evoluzione. Evoluzione però non vuol dire solo tecnologia e innovazione, significa anche consapevolezza della qualità che ne può derivare se ogni fruitore è ben informato sul loro utilizzo migliore. L’aumento della popolazione e tutto ciò che ne consegue, porterà gravi problemi di accesso alle risorse. La proposta di Eric Ezechieli è di creare un business rigenerativo e interdipendente, non basato esclusivamente sulla raccolta di risorse da concentrare in un risultato, ma anche su ricadute positive per le persone e per l’ambiente.
Ecco quindi che serve una piattaforma che valuti l’impatto del business nella vita delle persone così come valuta i risultati economici. La piattaforma di business rigenerativo è già disponibile, è basata su un punteggio minimo da rispettare e può essere utilizzato dalle cosiddette Benefit Company. Si tratta di imprese di profitto che però non basano le loro performance solo sui bilanci finanziari, ma anche sull’impatto sociale ed umano. Eric Ezechieli ha fondato la prima B Company italiana, la Nativa srl, riconosciuta a livello legale nel 2015, dopo anni di lotte con la burocrazia.
In un auditorium illuminato solo da spot colorati e con un enorme schermo a fare da scenografia, tra uno speech e l’altro, vengono offerte performance piacevoli musicali, eseguite da Roberto Prosseda ad un piano Yamaha con una caratteristica particolare: il pianista “umano” esegue un concerto per due pianoforti con un solo strumento. La tastiera è una, ma le esecuzioni sono quelle di due pianisti, di cui uno è “programmato”. Prosseda dice alla platea che è felice di fare errori umani, ma anche contento che il programma robotico non ne faccia. Una performance particolare che permette creatività umana e intelligenza artificiale in una perfetta, o quasi, collaborazione artistica, con improvvisazioni ed esecuzioni magistrali.
Altri oratori si alternano portando le loro personali esperienze nel mondo del business fatto non solo di successi finanziari ma anche di benefici sociali o ambientali, come la giovanissima Stacey Ferreira che parla di imprese e millenials, o come Mark Post, che espone le ricerche volte al Food for all, ovvero alla lotta alla fame nel mondo. Si parla poi di Robotica, con Hod Lipson, e di Intelligenza artificiale, di energia pulita e di bitcoin, con Alex Gladstein, di impatto sociale e di come l’arte è un mezzo per comprendere ed amare le tecnologie esponenziali.
I temi non solo sono molto attuali, ma toccano corde umane profonde, prime fra tutte la paura e la speranza di tutte le generazioni.
Anche la seconda giornata continua sulla stessa linea di comunicazione. Tra gli oratori, Enrico Dini è particolarmente coinvolgente: la sua personalità eclettica traspare subito, ingegnere ed inventore, ma anche visionario visto che ha immaginato i risvolti di una tecnologia quando ancora non esisteva. Grazie a questa straordinaria intuizione, Dini ha inventato le costruzioni con la stampa 3D, aprendo una nuova frontiera dell’architettura. E lo ha fatto in Italia. Oggi fa parte della Singularity U perché vuole spingere nuove generazioni di inventori e non desistere e a impegnarsi a migliorare la qualità della vita.
Come anche i due artisti esponenziali Oriana Persico e Salvatore Iaconesi, che uniscono in una sperimentazione continua arte, scienza e nuove tecnologie per creare opere che portino la comprensione delle novità attraverso l’arte. Interessante anche lo speech sullla blockchain di Nathana Sharma, che riprende quanto affrontato per il bitcoin e la democrazia esponenziale, da un punto di vista più tecnico, ma non meno coinvolgente: la tecnologia che c’è dietro è entusiasmante.
Nonostante il grande ottimismo, la grinta ed il messaggio generalmente costruttivo che esce da questo summit, la sensazione che resta è quella di un apocalisse imminente, una rivoluzione che diventa sempre più veloce e vasta. Il controllo sembra quasi impossibile. L’unica via resta un’informazione responsabile, ma anche una predisposizione all’ascolto, una accettazione del cambiamento con un atteggiamento altrettanto responsabile di fruizione del potenziale insito nelle novità tecnologiche che ci aspettano.
La Singularity U è nata proprio per questo. Il suo fine è impiegare imprenditori di ogni parte del mondo che hanno mostrato coraggio nel cambiamento, che si sono imbarcati in imprese a cui nessuno aveva pensato prima o che sembravano impossibili e che hanno avuto successo, non solo facendo soldi ma anche, e soprattutto, ottenendo un cambiamento positivo utile alla società umana. Queste persone, questi imprenditori, luminari, artisti, inventori, hanno ed avranno nei prossimi anni il compito di comunicare con le nuove generazioni per spingerli a continuare una via virtuosa di innovazione responsabile e globale, ma hanno anche la voglia di aiutare le vecchie generazioni a fruire al meglio dei vantaggi che la tecnologia ci può offrire.
E pensando alle persone anziane di oggi e di domani in questa edizione del summit è stata organizzata una conferenza parallela dedicata ai Senior. Per l’occasione è stata realizzata da Doxa una survey da cui sono scaturiti molti risultati interessanti che riguardano gli anziani della nostra nazione, a volte molto incoraggianti a volte meno, dipende in parte anche dalla velocità con cui alcuni cambiamenti avverranno. Perché le persone anziane, che sono quelle che più di altre avrebbero bisogno della tecnologia per assistenza e sicurezza, talvolta non la conoscono, altre addirittura la temono. E anche se le percentuali non sono preoccupanti, il costo sociale può risultare troppo alto. La più grande speranza è riposta nella robotica. Un punto, questo, venuto alla luce anche durante l’intervento di Hod Lipson, che ha sottolineato come gli anziani dichiarano che non si fiderebbero di avere un robot in casa, pensando forse a quelli umanoidi da film di fantascienza. Solo con una buona comunicazione volta ai Senior si possono scardinare questi pregiudizi.
Ma cosa è emerso dalla ricerca Doxa dedicata ai Senior?
È sorprendentemente emerso che gli over 60 italiani sono attivi, progettuali e digitali
Ecco cosa riporta Doxa nel suo comunicato:
“Sono 13,7 milioni. Sono i 60-80enni d’Italia, perlopiù dinamici, curiosi, moderni… E, a sorpresa, digitali. A fotografarli è Doxa che in qualità di partner tecnico del SingularityU Italy Summit 2018, ha voluto dare il proprio contributo passando per la prima volta al vaglio usi e costumi dei senior. E ha scoperto uno status quo molto distante dallo stereotipo di «anziani» intesi come categoria debole e/o di cui prendersi cura. Un target reso attivo e dinamico da un mix di fattori oggettivi e da attitudini mentali. Qui tre fattori chiave:
- Benessere psico-fisico: ben il 75% degli intervistati dichiara di avere uno stato di salute soddisfacente con addirittura un 19% che arriva a definirlo «ottimo».
- Autonomia a 360 grandi: l’88% degli italiani over 60 è solito svolgere da solo visite mediche ed esami, l’86% si occupa direttamente della spesa di tutti i giorni e l’84% esegue in autonomia i lavori domestici di uso quotidiano. Non solo. Il 64% dei senior fa attività fisica regolare, percentuale che si attesta al 55% tra i 76-80enni.
- Focus sulla socializzazione: famiglia e amici hanno una importanza strategica per gli over 60. Il 71% vive con il proprio partner (moglie o marito), l’85% ha figli e il 65% nipoti. Poco meno della metà vede o sente i figli tutti i giorni. Per quel che concerne gli amici poi il 41% è solito incontrarli «spesso».
«Al di là del singolo dato quello che emerge dalla ricerca Doxa è che gli over 60 vogliono sentirsi sé stessi nonostante l’età che avanza» dice Vilma Scarpino, amministratore delegato di Doxa. E rilancia: «I più vogliono approfittare dell’opportunità offerta da una disponibilità di tempo maggiore per coltivare le proprie relazioni, realizzare ambizioni e progetti rimandati in passato e, perché no, sentirsi socialmente utili con piccoli lavori per la comunità o, ancora, attività di volontariato».
L’IMPORTANZA DELLA TECNOLOGIA — La quasi totalità degli over 60 italiani ha un cellulare e nel 48% dei casi si tratta di uno smartphone. In altra parole: ci sono oltre 6 milioni di device collegati a Internet in mano ai senior. Il 39% dei senior possiede e usa abitualmente un pc e un ulteriore 10% opta per il tablet. Il ricorso a email e social network, Facebook in primis, è all’ordine del giorno, rispettivamente, per il 39% e il 24% degli intervistati. Non solo. Chi è collegato a Internet nel 40% dei casi è solito leggere le notizie d’attualità online, nel 29% guarda i video su YouTube e nel 20% consulta le app e/o i siti dedicati ai propri hobby. In generale, gli uomini sono sensibilmente più attivi online rispetto alle donne. Anche l’età è un fattore discriminante: se l’80% dei 60-65enni svolge almeno una attività online, la quota scende al 52% tra i 71-75enni e al 37% tra i 76-80enni.
INTERESSI HI-TECH — Salute e sicurezza sono le aree di maggiore interesse in ambito tecnologico per gli over 60 digitali. Il 57% infatti troverebbe molto utile poter «parlare con i medici da casa, visualizzando i loro volti e gli esami fatti» e il 48% indosserebbe volentieri «braccialetti in grado di rilevare le principali funzioni vitali». Ancora: il 50% vorrebbe avere dei «sensori in casa per la gestione delle utenze e la sicurezza». «In generale tra gli over 60 vi è una fiducia spiccata nell’innovazione digitale» riassume Vilma Scarpino di Doxa. E cita un dato per tutti: «Per il 43% degli intervistati la tecnologia e le sue molteplici applicazioni migliorano e miglioreranno sempre più la qualità della vita di tutti noi». Infine, qualche curiosità: due su 3 conoscono Google, Amazon e la tecnologia Wi-Fi.
È un’ottima base di partenza per costruire la progettualità digitale al servizio dei senior italiani.”
La filosofia di Singularity U è piuttosto impattante: impegnarsi per un futuro migliore, fare in modo che il proprio operato, anche quello imprenditoriale, abbia un fine migliorativo della società. Sembra tutto molto bello ed edificante, ma sembra anche mancare un sistema a controreazione. Quello che si riscontra nelle parole dei relatori che ne fanno parte è un’idea, seppur molto lodevole, poco stringente, poco vincolante.
Per riuscire in questo intento virtuoso lo si deve volere e continuare a volere in maniera determinata, e basta. Ma non è solo opinione dei pessimisti che ciò che spinge primariamente le scelte non è la volontà bensì la necessità. Certamente i relatori hanno parlato di situazioni pericolose e cambiamenti imminenti di grande portata che generano paura e smarrimento, ma per molti il cambiamento e la strada virtuosa non sono opzioni possibili finché non si sta precipitando.
Se però cercate una spinta virtuosa, il summit del prossimo hanno della Singularity U Italy a Milano è il posto giusto dove trovarla: singularityuitalysummit.com