Qualche volta occorrono settimane per far decollare un progetto, altre volte mesi, altre ancora addirittura anni. In alcuni casi le iniziative cadono nel dimenticatoio e se ne perde memoria. E forse, in questo caso, siamo di fronte ad un vero e proprio record. Infatti, erano quasi 50 anni (dal 1965) che si parlava del progetto di riqualificazione del Sistema Direzionale Orientale (SDO). D’altra parte, quello presentato al Campidoglio lo scorso 27 luglio dal Sindaco Alemanno, insieme a Luigi Frati, Magnifico Rettore dell’Università, e Fabrizio Ghera, assessore ai Lavori Pubblici e Periferie, non è un progetto qualunque, si tratta di un passaggio epocale che unisce alla realizzazione di un nuovo, modernissimo, campus universitario, un grande intervento di riqualificazione del SDO e di buona parte del quartiere Pietralata. Inoltre, sembra potersi concretizzare un’idea paventata già nel 1965, ovvero la delocalizzazione parziale di ministeri ed uffici all’interno della capitale.
Slancio definitivo a questo passaggio fondamentale è stato dato lo scorso 23 marzo, con la firma della Convenzione che sposta dal Comune di Roma all’Ateneo la proprietà delle superfici contenute all’interno dello SDO Pietralata. Un atto che rientra nel piano, piuttosto articolato, di riqualificazione urbana dell’area compresa tra Stazione Tiburtina, via Monti Tiburtini e via Tiburtina (dal lato di via di Portonaccio).
Secondo la pianificazione attuale, i lavori dovrebbero avviarsi nel 2012 ed essere ultimati entro la fine del 2015. Circa tre anni per realizzare residenze per docenti e studenti (circa 250 posti letto), una clinica per degenza, un polo medico di biotecnologie di livello internazionale e due piazze. Il tutto destinato ad incrementare i servizi universitari rivolti ad attività di studio e ricerca.
L’investimento previsto è stimato in circa 100 milioni di euro, 40 dei quali saranno erogati dall’Università (tramite stanziamento del MIUR) ed altri 36 dalla Regione Lazio, mediante cofinanziamenti destinati alla realizzazione delle residenze studentesche. I 16 milioni versati dall’ateneo al Comune per l’acquisizione delle aree saranno utilizzati da quest’ultimo per interventi infrastrutturali ed urbanistici.
Dal punto di vista architettonico, il disegno attuale è stato progettato dal Dipartimento di Architettura, che ha apportato alcune radicali modifiche a quello precedente, la più importante delle quali è probabilmente l’eliminazione della “piastra basamentale”, una placca di cemento pensata inizialmente con funzioni di collegamento tra i blocchi del Polo. Una piazza sarà interna all’ateneo e vi saranno realizzati elementi architettonici caratteristici legati al mondo universitario. Una seconda piazza costituirà a tutti gli effetti l’interfaccia con la città, sarà invece esterna al campus e verrà realizzata su Largo Quintiliani (dove si trova attualmente l’uscita della omonima fermata della metro B), che verrà profondamente rivisitato. Per la realizzazione di questa piazza, cui è destinata una superficie di 30.000 mq, entro la fine del 2011 verrà bandito un concorso internazionale dal Campidoglio.
All’interno del nuovo campus verranno inoltre realizzati diversi servizi ed infrastrutture destinate ai cittadini, nell’intento di riqualificare anche il limitrofo quartiere di Pietralata, da ormai troppi anni stagnante in un preoccupante stato di degrado. Tra gli altri, nel Polo troverà collocazione la nuova sede dell’ISTAT. Ulteriori importanti aggiornamenti apportati al progetto iniziale hanno previsto miglioramenti alla sicurezza ed alla viabilità stradale, con la realizzazione di rotatorie anziché incroci, un sottopassaggio di collegamento da Pietralata all’ospedale Sandro Pertini, ed ancora un cavalcavia, un ponte pedonale (tra la Stazione Tiburtina e Largo Quintiliani) ed un tratto di galleria.
Dopo un recente periodo di grande difficoltà per il mondo dell’Università italiana, finalmente una notizia confortante, un segnale di fiducia forte e deciso, che porta nuova linfa al mondo studentesco e della ricerca in generale. Un progetto che promette di innalzare il livello di modernità e di qualità del più importante ateneo romano. I nostri concittadini lo aspettavano da tempo ma soprattutto, in questo periodo di forte crisi di crescita e sviluppo, i nostri giovani ne avevano un disperato bisogno per continuare a credere in un futuro sostenibile.