23 novembre 1999 – Il Sindaco di Roma e il Direttore Generale del Dipartimento per l’Amministrazione Penitenziaria, dopo un attento studio di fattibilità, sono giunti alla definizione della Convenzione, secondo la quale si dava piena integrazione delle biblioteche nelle carceri nel tessuto delle biblioteche comunali romane. La Convenzione prevedeva la cooperazione interbibliotecaria. In particolare, l’accesso al catalogo, consultazione e prestito di tutto il patrimonio esistente, e collegamento al sistema informatico delle biblioteche comunali presenti sul territorio della Capitale.
Infatti, la legge (1975) che in Italia regola la vita nelle carceri, affiancata da un regolamento del Ministero della Giustizia (1976 modificato nel 2000), dicono che anche in carcere ci deve essere una biblioteca per i detenuti, sotto la responsabilità della direzione e del personale del carcere. Il quadro normativo italiano non fa, invece, alcun riferimento sulle caratteristiche della biblioteca, sulla sua organizzazione, sui servizi, e su eventuali donazioni e finanziamenti.
Per cui, ci si chiede, dopo la definizione della Convenzione, 1999, che cosa è accaduto nelle carceri romane in tema di biblioteche e prestito bibliotecario?
Oggi, a distanza di quasi quindici anni dalla definizione della Convenzione tra Sindaco di Roma e Amministrazione Penitenziaria, basta dare un’occhiata ai numeri per aver piena consapevolezza dell’importanza e dell’interesse nato intorno al sistema bibliotecario romano nelle carceri. Infatti, nelle cinque carceri romani (Regina Coeli, Rebibbia Nuovo Complesso, Rebibbia Casa di Reclusione, Rebibbia Femminile, Rebibbia Terza Casa e IPMinorile Casal del Marmo) si contano ben 22 biblioteche (tra biblioteche di reparto e biblioteche di istituto). In tutto, si registrano circa 2 mila prestiti ogni mese e un patrimonio librario che supera i 50 mila volumi. Inoltre, si ha la possibilità di consultare ben 13 testate, per un totale di 90 copie, che arrivano nelle carceri a mezzo abbonamento e di cui 7 sono in lingua straniera(arabo, polacco, ucraino, albanese, romeno, spagnolo e francese). Esistono anche delle sezioni “speciali”. Quella di “arte” nella biblioteca del Nuovo Complesso di Rebibbia; “carcere” nella biblioteca della Casa di Reclusione di Rebibbia e quella di “cinema” nella terza sezione di Regina Coeli.
Comunque, le biblioteche nelle carceri romane non sono solo libri. Al loro interno, infatti, vengono proiettati film, si svolgono tornei di scacchi, e laboratori di disegno; mentre, nell’IPMinorile di Casal del Marmo, oltre alla promozione della lettura si svolgono soprattutto attività di cultura e di formazione professionale.
Molto interessante è anche il fatto che la gestione quotidiana delle biblioteche è affidata a detenuti scelti dalla direzione del carcere, a loro volta guidati e formati attraverso dei veri e proprio corsi da “bibliotecario” dai bibliotecari del Comune di Roma. In questo caso il detenuto “bibliotecario” oltre ad avere le competenze di base dell’addetto alla biblioteca ha il vantaggio di conoscere perfettamente il pianeta carcere.
Inoltre, nelle biblioteche è previsto anche un collegamento online con l’OPAC, per cui esiste anche il prestito interbibliotecario con le biblioteche comunali romane. Quindi, le biblioteche presenti nelle carceri romane rientrano a pieno titolo nel sistema bibliotecario della città, nonché nel loro sistema di budget economico, tecnico e organizzativo.
Oggi, le biblioteche nelle carceri non sono più un “progetto speciale” ma un servizio regolare e consolidato, perfettamente integrato nella rete delle 36 biblioteche comunali presenti sul territorio, quale occasione per percorsi e progetti di inclusione sociale.