officine_marconi
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Romanina caput mundi

Il centro è centro a seconda dell’ampiezza della prospettiva.officine_marconi

Si devono essere detti questo, al X municipio, quando hanno deciso che ormai la qualifica di periferia andava loro stretta. E, ampliando lo sguardo verso il dolce scollinare dei Castelli, hanno puntato il dito su quello che diventava il cuore pulsante del nuovo territorio: le Officine Marconi.

Nel 1973, la Centrale Italcable della Romanina terminava le sue trasmissioni; nel 2007, grazie ad un progetto legato anche al nuovo piano regolatore, torna a trasmettere i suoi segnali.

Il sopracitato X Municipio, Romaeuropa, Gruppo Scarpellini e altri partner istituzionali (Comune, Provincia e Regione) hanno voluto scommettere sulla vitalità di questo questo posto. Un’area di 22.000 mq che si propone come un luogo di invenzione e di interazione in dialogo non solo con Roma e l’Italia, ma anche col resto del mondo. La prima tranche della ristrutturazione di questo gioiellino di archeologia industriale è già operativa.

Si tratta di un complesso di 4.000 mq, del costo di 3mln di euro (il costo complessivo si calcola che si aggirerà intorno ai 18mln) che comprende

  • atrio
  • sala espositiva
  • sala prove
  • laboratori
  • aule per la formazione
  • una sala per il e la danza
  • una sala per la musica e gli
  • un ristorante panoramico per 70 persone con copertura wi-fi

Una porzione significativa, se si pensa che il progetto in questione vuole crescere insieme al quartiere, e capire anche grazie all’urbanizzazione quale sarà realmente il suo ruolo.

 

Questo è anche il motivo per cui la struttura organizzativa e dirigenziale delle Officine è ancora un organigramma in fieri.
D’altronde gli input che possono venire dal territorio sono dei più varii: il quartiere, che si sta espandendo e sta già vedendo nascere una Romanina Nuova; l’università, con Tor Vergata e i suoi studenti; Ciampino, con l’Aeroporto scalo romano di tanti voli low cost provenienti dalle più importanti capitali europee.
Senza contare l’arrivo della metropolitana A, che vedrà allungato il percorso da Anagnina fin dentro il cuore delle abitazioni.
E le Officine si propongono anche proprio come centro di vita urbana, con una serie di servizi che verranno via via offerti alla comunità: intanto per i più giovani, con gli spazi sportivi, con l’urban park e lo skate park, e formativi, con la biblioteca del fumetto, il cinema per ragazzi, lo spazio multimediale e la ludoteca. Poi i luoghi conviviali, con il ristorante e  la gelateria, e per il benessere e lo sport per tutti, con la piscina (scopribile), gli spazi per il fitness, l’hammam, il solarium e il beach volley. Il tutto incorniciato da 15.000 metri quadri di giardino e il viale alberato che collega il tutto con la Tuscolana.

L ‘intento è dunque dei migliori, ma bisogna tener conto che la scommessa, in questo caso, è duplice. Perché, se da un lato si vuol far diventare la Romanina un nuovo centro per un territorio più ampio, è anche vero che questo si vuol far partire da un luogo dove si produce . E la Fondazione Romaeuropa, che ha avuto in cura la parte più propriamente artistica, forte della sua ventennale esperienza raccoglie questa doppia sfida fino in fondo, e delinea un quadro per cui “le Officine Marconi dovranno essere leggere, flessibili, modulabili, aperte alle reti internazionali ed ai soggetti cittadini dei produttori di cultura, recettive delle esigenze dei giovani, luogo di una navigazione libera del pubblico…

 

Con una struttura operativa agile ed efficace, che crei un modello di relazione a rete con i centri culturali indipendenti del territorio urbano limitrofo, cittadino e provinciale, con le istituzioni operanti a Roma e sull’area nazionale ed estera”.
Inoltre, “la vicinanza con l’università e con il LivingLab di Frascati potranno consentire di sperimentare nuove forme di produzione, da quella artistica a quella tecnologica, da quella alimentare a quella sociale”.  Il tutto cercando di mantenere il più possibile l’aspetto originario del luogo (è probabile la demolizione della sola mensa), rinvigorito però da nuovi materiali, nuove strutture, nuovi impianti per il risparmio energetico, sensibilità per una segnaletica chiara e visibile e un ambiente vivibile e colorato.
Ma probabilmente la costruzione che diventerà il simbolo di tutto questo variegato mondo sarà solo lei, la “nave” Elettra, con la grande costruzione “navigliforme” che accoglie la piscina e l’hammam, come a voler invitare a lunghi viaggi in paesi lontani.
Quelli che forse ci avrà proposto con la sua creatività espressa l’Officina stessa, quando in futuro guarderà indietro alla sua lunga e illustre storia. Ma ancora non si può dire. E allora, partiamo.
Valeria Silvestri

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