Lungo la via Appia Antica, precisamente nei pressi di Porta di San Sebatiano, si trova un rilevante monumento funerario risalente all’epoca romana, il cosiddetto sepolcro degli Scipioni.
Si tratta di un monumento contenete svariati sarcofagi al cui interno son stati rinvenuti gli Scipionum elogia, ossia due iscrizioni funebri scoperte nel 1614 e fra il 1780 e il 1783.
Sono degli elogi al console Lucio Cornelio Scipione Barbato ed a suo figlio Lucio Cornelio Scipione, pure lui un console e censore romano. Sono importanti, perché vi si possono notare significative tracce di ellenizzazione della società romana dell’epoca.
Le iscrizioni sui sarcofagi consentono di datare l’uso dell’ipogeo fino al 150 a.C. circa, quando la struttura era completa e venne supportato da un’altra stanza, di forma sempre quadrangolare ma non in asse con la prima, dove furono sepolti altri membri della famiglia; tuttavia non oltre il II secolo a.C.
Questa invece l’architettura: un corpo principale, scavato in un banco di tufo a pianta quasi quadrata, ed una galleria comunicante di epoca però posteriore, costruita in mattoni e con ingresso indipendente.
Ecco il testo dell’elogium di Barbato tradotto: “Cornelio Lucio Scipione Barbato, generato da Gneo suo padre, uomo forte e saggio, la cui bellezza era in armonia con la sua virtù, che fu console, censore e edile fra voi, prese Taurasia Cisauna, nel Sannio e soggiogò tutta la Lucania e liberò ostaggi.”
Infine, quello del figlio Lucio Scipione: “A Roma moltissimi riconoscono che lui solo è stato tra i buoni cittadini il migliore, Lucio Scipione. Figlio di Barbato, fu console, censore ed edile presso di voi. Prese la Corsica e la città di Aleria, consacrò alle Tempeste un tempio, a buon diritto.”