Le capanne del Palatino sono considerati i migliori reperti dei primi insediamenti di Roma della cosiddetta età del Ferro, rispetto ad altri siti presenti nel Foro Boario, nei pressi della Velia.
Si tratta, in sostanza, di fondi di tre capanne del VII secolo a.C. , scavate nella roccia tufacea del colle Palatino e rinvenute, nel 1948, nei pressi del Tempio della Magna Mater.
La capanna più grande doveva misurare circa m 4,9 x 3,6 e presentava sette fori lungo il perimetro (tre intermedi e quattro posti agli angoli) corrispondenti ai pali di sostegno. La porta, invece, si trovava sul lato breve meridionale ed era preceduta da un piccolo portico basato su due pali. Il tetto poi era a spiovente e formato da paglia, mentre le pareti erano di canne ricoperte di argilla. La pianta era ovale, con uno o due pali al centro per sostenere la copertura. Il grande scrittore greco Plutarco ha narrato che, nei pressi di queste capanne, vi cresceva il corniolo, pianta sacra, che si sarebbe sviluppata grazie a Romolo. Il corniolo venne sempre trattato dai romani come se si ritenesse addirittura una vera e propria reliquia.
Tali capanne furono impiegate fino alla metà del VII secolo a.C.
Infine, va detto che sulle capanne si trovava il santuario della Casa Romuli e ciò avvalorava, perciò, quella leggenda di Romolo.