La vasta pianura di origine alluvionale che prese il nome da un antichissimo santuario di Marte, Campus Martis, si trova “distesa” tra la grande ansa del Tevere a ovest, il Pincio e il Quirinale a nord e ad est e il Campidoglio a sud. Quello che oggi, infatti, va sotto il nome di Rione Campo Marzio era, alle sue origini, una distesa di circa 2 chilometri quadrati che per lungo tempo rimase esterna alla Roma “murata”, al pomerio. E il suo utilizzo era legato, soprattutto, alle udienze di ambasciatori stranieri e a luoghi di culto per le divinità orientali.
In Epoca Regia, l’area fu “dedicata” al dio Marte e adibita ad esercizi militari.
Tarquinio il Superbo, settimo ed ultimo re di Roma della dinastia etrusca dei Tarquini, si appropriò del terreno e lo fece coltivare a grano. E una leggenda racconta che durante la rivolta che causò la cacciata del re, proprio dei covoni di grano furono gettati nel Tevere e diedero origine all’Isola Tiberina.
Lo stesso anno della fondazione della Repubblica l’immensa area passò sotto la proprietà del Popolo Romano; mentre, le adunate militari e le esercitazioni dei coscritti nonché tutte quelle manifestazioni che comportavano un notevole afflusso di popolo si svolgevano nel Campo Marzio. La vasta pianura divenne, così, luogo di riti e cerimonie pubbliche e sacre, di giochi e gare, come le corse delle trighe, i carri a tre cavalli, nonché per riunioni e assemblee politiche tra cui l’assemblea annuale dei Comizi Centurioni durante la quale venivano elette le magistrature cittadine. Nell’area si svolgeva anche il censimento quinquennale della popolazione.
Durante la seconda metà del V secolo a.C. la zona di Campo Marzio, mentre, ‘ospitava’ riunioni e assemblee, veniva abbellita con edifici, come il Tempio di Apollo.
A partire dal II secolo a.C. inizia una vera e propria opera di urbanizzazione dell’area, tanto che al tempo di Augusto il resto della città sembrava una sua appendice.
Pompeo e Cesare e poi Augusto e Agrippa furono particolarmente impegnati in un’intensa attività di edificazione di Campo Marzio. Cesare, addirittura, progettò, e rimase solo un progetto, di deviare il corso del fiume Tevere al di là dei Colli Vaticani per “unificare” Campo Marzio e Campo Vaticano. La zona, comunque, era già occupata da grandi ville come quella di Sallustio.
Interventi nell’area si susseguirono anche in età imperiale ad opera di Domiziano e Adriano.
Molti degli interventi di edificazioni attuati in Campo Marzio sono ancora oggi visibili. Si deve, infatti, ad Agrippa la costruzione della Basilica di Nettuno, le terme e il Pantheon e il primo anfiteatro permanente di Roma, l’anfiteatro di Statilio Tauro, il teatro di Balbo e l’immensa meridiana di Augusto.
La parte più settentrionale del territorio era, invece, dominata dal mausoleo di Augusto e dall’Orologio Solare i cui resti sono ancora oggi visibili a livello degli scavi di San Lorenzo in Lucina.
A Caligola si deve, invece, la prima costruzione del tempio dedicato a Iside e a Nerone quella della costruzione di altre terme e di un ponte.
Il grande incendio di Roma dell’anno 80 face da spartiacque, tra passato e presente. Domiziano si industriò, infatti, per la ricostruzione dei monumenti e aggiunse uno stadio che diventò poi l’attuale Piazza Navona; Adriano, invece, trasformò il complesso del Pantheon e inserì nella parte nord i templi di Matidia e Marciana. In una fase successiva fu poi costruito il Tempio di Adriano.
I confini del Rione Campo Marzio sfiorano, si insinuano, e “stoccano” strade più o meno famose di tanti quartieri romani. Campo Marzio è il rione che la maggior parte dei romani identifica con il “centro”, cioè con il cuore, il vero e proprio nucleo cittadino. Nonostante sia uno dei più estesi tra i quattordici rioni storici, Campo Marzio, oggi è meno esteso rispetto al periodo di Cesare o di Augusto; comprende, infatti, solo la porzione più settentrionale dell’antica area nonché il colle del Pincio, mentre, la sua parte più meridionale è suddivisa in molti altri rioni, quali per esempio: Colonna, Ponte, Regola, Sant’Eustachio e Pigna.
Per la sua centralità rispetto alla città, il Rione Campo Marzio durante le ore lavorative è caratterizzato dalla confusione. Il momento migliore per visitare questo rione è sicuramente la domenica, nelle prime ore della mattina.
E proprio in Campo Marzio si trova uno dei luoghi di Roma più amati dai turisti: Piazza di Spagna con la sua celebre scalinata che si “inerpica” scenograficamente verso la Chiesa di Trinità dei Monti; mentre, ai piedi della scalinata si trova la famosa fontana barocca detta la Barcaccia di Pietro Bernini.
Il Rione Campo Marzio, il centro di Roma e dalla romanità, il passato che si slaccia leggero tra i suoi monumenti e la sua storia a raccontare la frenesia dell’oggi. Un rione che racconta una storia che a sua volta parla di altre storie e parla di uomini, di generazioni che si sono avvicendate, instancabile e insaziabili, a rendere Roma quella che oggi: semplicemente bella.