In piazza Elio Callistio, nel cuore del quartiere Africano, vi è l’omonimo sepolcro, meglio conosciuto, però, come Sedia del Diavolo. Ma perché proprio un simile nome?
Iniziamo subito col dire che il sepolcro, datato alla metà del II secolo d.C., è del tipo “a tempio” e si sviluppa su due piani. Elio Callistio era, invece, un liberto dell’imperatore Adriano (tuttavia, a tutt’oggi l’attribuzione del sepolcro a questo personaggio storico appare piuttosto controversa).
La camera inferiore semisotterranea, accessibile per mezzo di una scala ricavata sotto il podio, presenta su ogni parete due arcosoli (tipologia di architettura impiegata per i monumenti funebri), al disopra dei quali vi sono cinque nicchie rettangolari e ad arco, sormontate da piccole finestre strombate.
Per quanto riguarda la camera superiore (utilizzata per i riti funebri): sulla parete di fondo si apre un’ampia nicchia, inquadrata da una edicola aggettante sorretta da due colonne di laterizio. Nelle pareti laterali le nicchie sono rettangolari, sormontate da un timpano col davanzale sorretto da mensole.
Il nome, dal canto suo, proviene dalla caratteristica forma del rudere, che con il crollo della facciata ha preso la curiosa forma di una monumentale cattedra, che accese la fantasia popolare. Fu infatti impiegato spesso come rifugio da pastori e vagabondi e, specialmente nel periodo romantico, venne rappresentato in svariati disegni e pitture, alimentando così le leggende. Il richiamo al Diavolo sembrerebbe derivare dall’aspetto dato al rudere dai bagliori rossastri dei fuochi notturni che venivano spesso accesi all’interno.