Fra il tempio dei Càstori e la casa delle Vestali, quindi nel Foro Romano, si trova la fonte di Giuturna, piuttosto importante all’epoca.
Il suo nome deriva da quello della ninfa Giuturna, sorella del nemico di Enea nel poema di Virgilio, “Eneide”, ossia Turno il re dei Rutuli.
Tale ninfa era praticamente la divinizzazione della stessa fonte. Il bacino è all’incirca quadrato, rivestito di marmo e con al centro un piedistallo di forma rettangolare. A circa un metro di profondità, sulla pavimentazione di epoca augustea, si trova il bacino inferiore di epoca repubblicana, costruito in opera quasi reticolata, propria del periodo compreso fra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C. La datazione oggi più accettata è quella correlata al restauro del vicino tempio dei Càstori, voluto dal politico e censore, Lucio Cecilio Metello Dalmatico nel 117 a.C. Nel bacino furono rinvenute le statue dei Dioscuri (Càstore e Pollùce) fatte a pezzi, ed originariamente collocate quasi di certo, sul piedistallo centrale. Il rilievo che si può notare oggi vicino al bordo della fonte è una copia (l’originale è posto nell’Antiquarium del Foro) di un rilievo traianeo con i Dioscuri, i loro genitori Giove e Leda e Giuturna. Una leggenda narra che questa fonte sia stato l’abbeveratoio dei cavalli dei Dioscuri, gemelli divini, figli di Giove e di Leda. Ad avvalorare tutto ciò vi sono proprio i resti delle statue dei Dioscuri, rinvenute durante i primi scavi nel 1900, che li raffiguravano nell’atto di abbeverare i loro cavalli alla fonte.