Parco_Tombe_della_Via_Latina_2

Barberini, Pancratii, Valeri e Baccelli raccontano gli antichi romani

Parco_Tombe_della_Via_Latina_2Il Parco Archeologico delle Tombe di via Latina ha il suo ingresso al civico 151 di via Arco di Travertino. Sorge, nel IX Municipio, a 6 chilometri dal centro di Roma tra la via Appia Nuova e la via Tuscolana. La zona dove oggi sorgono  palazzi e  villette con giardino e dove la quiete nei giorni feriali è rotta  dal rumore del traffico cittadino,  nel II secolo d.C., fu scelta  per l’edificazione di un importante complesso funerario. Il sito è inserito nel Parco Regionale dell’Appia Antica, e si sviluppa per una lunghezza di 450 metri al III miglio e lungo i bordi dall’antica Via Latina.

A differenza della maggior parte delle altre strade romane la via Latina  non porta il nome del costruttore. Questo suggerisce che è una delle strade più antiche della capitale. Insieme a via Appia, da cui si separa molto presto, inizia da Porta Capena e si snodava in direzione sud-est per circa 200 chilometri fino a raggiungere Capua.

Parco_Tombe_della_Via_Latina_3I cimiteri, quali area delimitata dove seppellire i defunti, in Italia, sono posteriori al periodo napoleonico. I romani, non avevano i nostri cimiteri. Seppellivano i morti nei loro appezzamenti di terreno e fuori dal pomerio, la zona abitata, per ragioni di igiene e sicurezza. L’unica eccezione veniva fatta per i grandi condottieri, gli eroi e gli imperatori, divinizzati anche dopo la morte. Quindi, loro, potevano disporre di una tomba entro le mura della città. La religiosità dei romani “prevedeva” che la vita oltremondana aveva senso se era agganciata al ricordo dei vivi. Pertanto “sceglievano” di farsi ricordare attraverso la costruzione di sepolcri monumentali. Le tombe recavano anche i segni distintivi della loro estrazione sociale, culturale ed economica attraverso mosaici, pitture, statue, fregi e rilievi marmorei; mentre, venivano allineate lungo i bordi delle principali vie extraurbane. E quale posto migliore per essere a contatto con i vivi!

Il complesso archeologico delle Tombe di via Latina venne scoperto, tra 1857-1858, da Lorenzo Fortunati, un insegnante che si dilettava a scoprire resti archeologici romani. Il suo lavoro partì dal luogo dove sorgeva il sepolcro Barberini, nelle proprietà appunto della famiglia Barberini. A sue spese, l’insegnate, iniziò gli scavi. Proseguirono con l’intervento successivo di papa Pio IX a seguito del rinvenimento di una Basilica protocristiana. Lo Stato Italiano, subito dopo l’Unità,  espropriò i terreni interessati agli scavi alla famiglia Barberini e l’area fu destinata a Parco Archeologico.

Osservando i resti di questa antica area funeraria, in tutto 9 sepolcri, 1 stazione di posta, 1 villa e 1 basilica, i piedi dello studioso e del visitatore, passo dopo passo, poggiano sui quei piccoli mattoncini, il lastricato, anticamente posti là per segnare il percorso di via Latina; mentre, alberi secolari e verde segnano e colorano tutto intorno la campagna romana.

Appena si entra al civico 151 di via Arco di Travertino lo sguardo si volge sulla destra a sfiorare un grosso blocco cementizio. E’ il nucleo di un sepolcro a dado oggi completamente spoglio del suo marmo e del suo travertino. Lo colora una semplice targa commemorativa della scoperta del sito e dei successivi scavi intrapresi per volere di papa Pio IX.

Parco_Tombe_della_Via_Latina_4Ancora sulla destra, lungo via Latina, l’occhio incontra un altro sepolcro, quello detto dei Barberini chiamato anche dei Corneli da una epigrafe riportante il nome L. Cornelius. La caratteristica a Tempietto del sepolcro e l’uso di laterizi policromi lo fanno risalire alla seconda metà del II secolo d.C.. Il sarcofago “Barberini”, raffigurante il mito di Protesilào e Laodamìa è conservato ai Musei Vaticani. Venne rinvenuto nella camera sotterranea semiterrata dove la luce penetra attraverso delle strette feritoie. Il sarcofago racconta la partenza di Protesilào per la guerra, lo sbarco dei Greci, la morte del guerriero e Laodamìa nella camera funeraria. La raffigurazione di questo mito  simboleggia specificatamente la fedeltà coniugale e fa pensare che con molta probabilità l’antico proprietario del sepolcro Barberini fosse molto legato alla moglie. Il Tempietto è composto da un piano terra e da un primo piano. All’interno della struttura restano tracce delle scalette che collegavano il piano terra al primo piano e del pavimento a mosaico. L’uso di mattoni gialli per la realizzazione dei capitelli corinzi, delle architravature che avvolgevano l’edificio, le cornici delle finestre e delle porte, e l’uso di mattoni rossi per le mura sono l’esempio e la testimonianza dell’eccellente tecnica raggiunta nel periodo.

Proseguendo ancora per i 450 metri di tragitto, lungo via Latina,  si incontrano altri sepolcri o meglio ancora si incontrano i resti, quello che è rimasto, dei nuclei cementizi di altri monumenti funebri. Di significativi, dal punto di vista strutturale, per la loro quasi integrità sono rimasti il sepolcro dei Valeri, quello dei Pancratii e quello dei Baccelli.

Il primo dei tre, quello dei Valeri, si incontra sul lato destro della passeggiata. Si tratta di  una costruzione nata nel II secolo d.C. a due piani in laterizi. La porta d’ingresso si apre sul lato della strada dalla quale è separata da un recinto. Nel corso dell’ottocento il monumento è stato ristrutturato proprio per salvaguardare gli intonaci e gli stucchi della stanza sotterranea  dove si trovano due camere sepolcrali minori con volte a botte ed una principale originariamente rivestita di marmi.

Il sepolcro dei Pancratii, invece, è collocato sul lato opposto della strada rispetto a quello dei Valeri. Costruito nella prima metà del II secolo d.C. e scoperto con gli scavi di Lorenzo Fortunati. Oggi ne resta sola camera sotterranea, dove sono stati rinvenuti otto sarcofaghi e uno di questi, quello che riporta proprio la scritta Pancratii e da cui il nome al monumento, si trova ancora nel sito perché troppo grande per essere spostato, gli altri, invece, è possibile ammirarli ai Musei Vaticani.

Sulla destra del sito, su una strada laterale che procedeva dalla via Latina verso l’Appia, si trova il sepolcro Baccelli o Sepolcro C. Si tratta di un’altra struttura a forma di Tempietto costruita con laterizi policromi. Se ne conserva la sola facciata poiché il resto del monumento è crollato nel 1959.

Le antiche vie che si dipanavano dalle città o entravano nelle città avevano la caratteristica di possedere le cosiddette “Stazioni di Sosta”: dei luoghi dove i viandanti, a piedi o a cavallo, si fermavano e trovavano ristoro rinfrescandosi alle terme, per potere entrare nella città con un aspetto presentabile. Anche lungo la via Latina, vicino al sepolcro dei Valeri, si trova una di queste stazioni, con tanto di fontana, ninfeo e impianto termale. Le stanze sono disposte intorno ad un peristilio con al centro una grande vasca e nel lato di fondo un ninfeo con pavimento a mosaico. La vicinanza della stazione al monumento funebre non è strana. Probabilmente i proprietari della stazione avevano dato in concessione l’uso del terreno per costruire il sepolcro.

Parco_Tombe_della_Via_Latina_5Alle spalle del sepolcro dei Pancratii, invece, si trova la villa di Demetriade. Una costruzione disposta su terrazzamenti successivi del terreno e di cui si conservano pochi resti quali le murature e una grande cisterna. Risale al I-II secolo d.C. ma la villa ha subito delle ristrutturazioni successive fino alla metà del V secolo quando per volere di papa Urbano IV vi fu costruita una Basilica dedicata a Santo Stefano Protomartire. La villa divenne così un luogo di culto. Della Basilica, invece, restano il battistero, l’abside dietro l’altare, la camera al di sotto dell’altare e alcuni resti delle colonne a capitelli corinzi poste lungo le tre navate.

Il culto dei morti si è tramandato attraverso i secoli con una varietà eccezionale di forme e di stili. E le Tombe che si susseguono senza soluzione di continuità lungo via Latina  e che sono state attribuite sia a esponenti del ceto medio-alto che a personaggi di umile estrazione rappresentano solo un piccolo tassello tra le tante varietà di forme e stili conosciuti. Con le loro strutture diverse, la mancanza di univocità nei materiali utilizzati per la costruzione, e l’opera lenta e meticolosa del tempo che ha portato via parte della loro storia e del loro passato il turista non può che ammirare lo splendore residuo di questi monumenti e poi, volgere lo sguardo alla verde campagna romana e immaginare ciò che poteva essere via Latina e quell’angolo remoto di Roma nel II secolo d.C..

Il sito si può visitare telefonando al numero:  +39.06.39967700. E’ raggiungibile con i mezzi pubblici:  Metro A fermata Arco di Travertino e Autobus capolinea ATAC Arco di Travertino.

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