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Veio: la più meridionale delle città Etrusche

Ente_parco_di_veio_cartello“Ed anche tu vecchia città di Veio, regno potente fosti un dì, ed allora fu posto nel tuo Foro un aureo seggio: oggi suonar tra le tue mura udiamo del pastor lento il corno e dei tuoi figli sopra l’ossa vediam mieter le biade”. E’ Properzio a parlare dell’antica città di Veio, seppellita, oggi, all’interno dei quindicimila ettari di terreno che danno vita al Parco Naturale Regionale di Veio. La storia di questa, oramai, polverosa città si mescola e si ridesta attraverso i secoli, i popoli e le vicende che hanno lambito le gesta di chi la conquistò assoggettandola a se nel lontano 396 a.C.. Non bastano il magico e romantico rumore della cascata, alimentata dal torrente Valchetta (antico Crèmera), il sorriso sornione della statua di Apollo, conservata al Museo di Villa Giulia, o la magnificenza del Ponte Sodo a cancellare il passato della città di Veio.

Veio fu la più meridionale fra le città Etrusche. Delimitata da alcune  importanti vie consolari fu regno di storia e di ricchezza per la vicina Roma. A ovest, la città di Veio, è segnata dallo scorrere della via Cassia che esce trionfalmente da Roma per entrare elegantemente in Firenze; a est, verso l’Adriatico, è delimitata dalla quasi rettilinea via Flaminia e a nord dalla via Campagnanese che si snoda in un paesaggio dalle colline ondulate. Cassia, Flaminia, Campagnanese. Vie che oltre a soddisfare l’importante funzione di collegamento militare e commerciale per la città di Veio, verso gli altri centri abitati, assommavano in sé anche un importante valore funerario. Lungo il loro percorso sono state, infatti, rinvenute tombe monumentali e necropoli. Ne sono un esempio la vasta necropoli di Grottarossa lungo la via Flaminia o la tomba cosiddetta di Nerone lungo la via Cassia.

Grotta_campanaMa la storia che cosa racconta di questa città? Le sue origini sono etrusche. Nasce tra l’VIII e il V sec. a.C.. I romani la battezzano con il nome di Veii. Un recinto di forma quasi triangolare (temenos) delimita gli edifici e le strutture della città. Il muro di cinta è in blocchi di tufo circoscritto esternamente da un bastione di terra con fossato. Sul lato occidentale vi erano un tempio e una piscina sacra. Il muro di cinta nella parte orientale era, invece, abbellito con due portici, un piccolo sacello e un altare. Veio, che sorgeva su un altopiano di quasi duecento ettari e a circa cinquanta metri rispetto al fondovalle,  controllava  un territorio molto vasto. A nord-est arrivava fino alla regione abitata da falisci e capenati ai confini con la Sabina, a nord-ovest con la zona dominata dalla città etrusca di Caere (Cerveteri), mentre a sud comprendeva i terreni lungo la sponda destra del fiume Tevere (ripa veiens), ovvero gli attuali quartieri romani Gianicolo, Trastevere, Vaticano ed il colle di Monte Mario. La città di Veio diventa presto nell’immaginario collettivo l’alter ego della città di Roma e l’esortazione “Roma sta diventando un palazzo: emigrate a Veio, cittadini”, che si andava ripetendo sin dalla costruzione della Domus Aurea di Nerone, ne testimonia la sua vastità.

Il controllo del commercio lungo il Tevere e  le saline, poste alla sua foce, importanti per l’alimentazione dell’uomo, degli animali e la conservazione del cibo sono all’origine del conflitto tra Veio e Roma. Dopo un assedio, durato secondo la tradizione 10 anni, nel 396 a.C. il dittatore Marco Furio Camillo prese e distrusse definitivamente la città.

Giulio Cesare, assegnò una parte del territorio di Veio ai veterani di guerra, mentre, Augusto, nel 27 d.C., la elevò al rango di Municipio. Si cercò di ridare così prestigio a ciò che un tempo fu uno splendido centro abitato.

statua_de_DionisioMa cosa è rimasto, oggi, dell’antica città etrusca di Veio? E il lavoro dell’uomo che cosa ha riportato alla luce? Tra il verde dei prati e degli alberi di pioppi, salici, e ontani, e il profumo di antico che sovrasta i passi del viandante si sente ancora il rumore di un mondo che vive nei resti di antiche dimore, di tempi, di piscine, di vie e di storia. Oggi, a Veio è possibile ammirare il Santuario di Portonaccio, situato al di fuori di quello che era il nucleo abitato. Il Santuario era dedicato alla dea Minerva. Sul tetto del tempio è stata ritrovata la statua di terracotta raffigurante Apollo, attribuita allo scultore Vulca e oggi gelosamente conservata nel Museo di Villa Giulia. Il complesso, recintato da un muro, si compone di un tempio, una piscina e una piazza al centro della quale si trova un altare.

L’altro importante santuario di Veio è quello di Campetti, dedicato alla divinità infera Veii, identificabile forse con Demetra. Ma Veio è anche la Tomba delle Anatre, che costituisce la più antica tomba etrusca con pitture parietali, è la Tomba Campana, decorata con animali e motivi vegetali  e con figure di cavalieri accompagnati da personaggi a piedi o animali fantastici.

Nella città è possibile ammirare anche Ponte Sodo. Un galleria lunga circa 70 metri, scavata per favorire il deflusso del torrente Valchetta durante le piene, e sulla cui volta erano stati costruiti dei pozzi per attingere l’acqua dall’alto. In tutta l’area sono presenti diversi sistemi ipogei, cunicoli, cisterne, legati all’utilizzo delle acque. La città disponeva, infatti, di una vasta rete di acquedotti sotterranei, di cui rimangono attualmente circa 50 km complessivi di percorso, tutti realizzati fra il IX ed il V secolo a.C.. E secondo il racconto di Tito Livio, fu proprio attraverso uno di questi cunicoli sotterranei degli acquedotti che Marco Furio Camillo riuscì a penetrare nella città e ad impadronirsene.

Circa trecento metri prima di Ponte Sodo il torrente Valchetta si è aperto una via attraverso la roccia. Prestando la massima attenzione è possibile seguire dalla riva il suo corso che tra cascate piccole e grandi rimbalza fino al grande costone di tufo.

Tombe_Campana3Per la Regione Lazio, due sono i tematismi riconosciuti, con legge regionale n. 40/99, all’intera area del Parco Naturale Regionale di Veio: gli Etruschi (l’area archeologica, il paesaggio etrusco, le gole tufacee, le tagliate, il tufo e l’architettura) e le Vie del Sacro (come oasi del pellegrino prima dell’arrivo a Roma, il cavallo come mezzo di trasporto, i borghi, le feste tradizionali in costume e le feste di devozione ai santi e alle madonne).

Eppure, dell’antico splendore di Veio non si è perso quasi nulla. E’ tutto lì. In parte ancora ricoperto di terra e di erba. Aspetta. Aspetta che sia dato un ordine appropriato alla sua storia. Aspetta che il viaggiatore, lo studioso e il curioso, ricostruisca il suo tempo invertendo il presente con il passato e da uno scorcio che si apre nel bel mezzo di un verde paesaggio metta, pezzo a pezzo, insieme l’antica città di Veio.

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