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A Largo di Torre Argentina per i quattro templi dell’Area Sacra

area_sacra_di_largo_ArgentinaPunto di incontro di strade che si intersecano e si rincorrono. Un crocevia di fermate di autobus e di tram. Una libreria e un . Uno spazio che acquista significato profondo nell’attimo in cui si sposta lo sguardo un pò più in là. Oltre il luogo dell’attesa, oltre lo spazio aperto a tutti. Una balaustra che delimita un’area collocata  al di sotto del manto stradale. Una piazza dai natali famosi e dalla storia antica. Una storia che ripercorre  sul luogo dell’ assassinio dell’imperatore Cesare e della colonia di gatti più famosa di Roma che oggi hanno occupato l’intera area, un arco temporale di secoli. Siamo nel cuore della Capitale a due passi dal Colosseo, dall’Altare della Patria, e dall’Isola Tiberina. Siamo a Largo di Torre Argentina e stiamo ammirando il complesso archeologico denominato “Area Sacra”. Per questo luogo, dove il tempo ha nascosto il suo passaggio sotto strati di terra e di detriti e che la paziente opera dell’uomo ha rispolverato dell’ingombrante fardello di superflui sedimenti, sono state riconosciute le fasi principali di costruzione, tutte datate con relativa esattezza. E come un sipario “tirato su”, oggi, il passante-turista-spettatore ne può ammirare le antiche vestigia.

Largo_torre_argentina_PIANTAQuattro templi (individuabili con le lettere dell’alfabeto A, B, C, D) che rappresentano il complesso più importante di edifici sacri d’età repubblicana media e tarda; la porticus Minucia,  l’Hecatostylum, la curia di Pompeo, le latrine, gli uffici e i depositi di epoca imperiale. Un complesso definito e definibile attraverso strati sopraelevati che  identificano soprattutto il periodo storico di appartenenza dei vari elementi. Siamo in età imperiale e su una vasto piano di campagna si costruisce una piazza a lastre di tufo, dove verso la fine del IV secolo inizio III secolo a.C. viene edificato il tempio C; intorno alla metà del III secolo a.C. viene costruito, invece, il tempio A; mentre, il terzo ad essere eretto, all’inizio del II secolo a.C. , è il tempio D. E probabilmente, a seguito dell’incendio che divampò nell’area, intorno al 111 a.C., l’intera zona venne sopraelevata di 1,40 metri e lo spazio tra il tempio A e C fu occupato da una costruzione a forma circolare identificata come tempio B. Per i quattro templi non esiste alcuna certezza su “a chi fossero dedicati”.

Fatto sta che il tempio A, in origine era un piccolo tempio, con una coppia di colonne davanti e con un podio alto dieci piedi. Sulla sua platea, in tufo, poggiava un altare in piperino (visibile, oggi, solo parzialmente). La platea venne, poi,  ricostruita una seconda volta, sulla prima, e sempre in tufo, con un altare in opus caementicium, corrispondente al pavimento della porticus Minucia. All’epoca di Silla il tempio venne rifatto completamente con l’aggiunta di un colonnato, tutto intorno all’antica struttura, a capitelli in travertino e fusti in tufo.

Il tempio B è il più recente dei quattro ed è l’unico a pianta circolare. Oltre al basamento, oggi, restano in piedi solo sei  di tutte le colonne  che ornavano il perimetro della costruzione. Anche le colonne di questo tempio sono in tufo coperte di stucco; mentre, le  basi e i capitelli sono in marmo. Lavori fatti in un periodo successivo, non databile con precisione, vede la costruzione di pareti tra colonna e colonna  secondo la tipologia dei templi pseudoperiteri.

Largo_argentina_tempio_AIl tempio C, il più antico dei quattro è, probabilmente, dedicato a Feronia, l’antica dea italica della fertilità protettrice dei boschi e delle messi. Il tempio poggia su un altissimo podio in tufo (alto circa 3,8 metri), concluso in alto da una modanatura semplice di gusto arcaico. La pianta vede il tempio circondato da colonne solo nella zona facciale e non sul retro. Le pareti della cella sono in mattoni, i resti dell’altare in piperino e al primo pavimento se ne sostituì un secondo e un terzo, a seguito dell’incendio del 111 a.C.. A quest’ultimo,  notevolmente più alto degli altri due,  venne aggiunto un mosaico a tessere bianche e nere all’interno della cella del tempio.

Il tempio D, infine, è il più grande dei quattro. Solo una parte di questo tempio è stata scoperta, lasciando il resto sotto il piano stradale di via Florida. La pianta della struttura è piuttosto arcaica, con una grande cella rettangolare. Oggi, è visibile solo il podio in travertino.

Altri elementi sono osservabili all’interno dell’Area Sacra. Nella zona est sono visibili dei resti della Porticus Minucia; mentre, nella zona nord fanno capolino alcune tracce del grande portico Hecatostylum, cioè delle cento colonne. A ovest, alle spalle dei templi B e C, si può osservare un grosso basamento in tufo, che con grande probabilità era parte integrante della base della Curia di Pompeo, cioè il luogo dove si riunivano i senatori di Roma e dove il 15 marzo del 44 a.C. venne ucciso Giulio Cesare.

Nel corso dei secoli le masse murarie più solide, appartenenti a quest’area, furono utilizzate per la creazione di campi fortificati con residenze turrite di potenti famiglie romane in lotta tra di loro.

All’inizio del secolo scorso, dopo un tempo inestimabile attraverso cui l’area subì pesanti cambiamenti, furono iniziati dei lavori per il congiungimento di via Arenula con il Corso Vittorio Emanuele II, ma nell’affrontare quest’intervento, si ebbe anche la consapevolezza che sarebbero andati distrutti edifici di grande importanza archeologica.

Tutta l’Area Sacra, rischiò anche di essere distrutta per la costruzione di grossi palazzi ad opera dell’Istituto Romano dei Beni Stabili, proprietario dell’area, in base ad una convenzione con il Comune.

Le demolizioni iniziarono nel 1927 con l’abbattimento della chiesa cinquecentesca di S.Nicola de’ Cesarini.  E fu così che venne alla luce il complesso archeologico dei quattro edifici sacri, che servì a far sospendere i lavori. Naturalmente fu subito guerra tra i fautori della zona archeologica e i fautori dell’edificazione. Il 22 ottobre 1926 Mussolini in persona si recò sul luogo e, ascoltati i pareri della due fazioni, si pronunciò per la salvezza dell’area. La sistemazione dell’Area Sacra fu eseguita sotto la direzione di Antonio Muñoz, ispettore superiore per l’Archeologia e le Belle Arti. I lavori, di salvataggio dell’area, furono eseguiti in sei mesi e il 21 aprile 1929 il “Foro Argentina” fu inaugurato da Mussolini.

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