Una soleggiata domenica di fine inverno è il giorno ideale per una piacevole passeggiata a contatto con la natura, con tanto di picnic al riparo dai rumori della città, senza necessariamente allontanarsi da Roma. Basta infatti inoltrarsi tra i sentieri del Parco della Caffarella, la cui fitta vegetazione nasconde interessanti resti romani, dando vita ad un’atmosfera singolare che differenzia questo da tutti gli altri parchi della capitale.
Qui, tra gli appassionati di jogging che detestano correre in mezzo al traffico e sfruttano ogni secondo libero per immergersi nel verde del parco riposando occhi, orecchie ed in parte polmoni, anche coloro che preferiscono una tranquilla passeggiata rimarranno soddisfatti.
Tappa imperdibile è senz’altro il Ninfeo di Egeria, il cui nome ha provocato diverse discussioni tra gli studiosi, in parte ancora in corso. Esso faceva originariamente parte della grande villa di Erode Attico costruita nel II sec. d. C. e fu dedicato alla più nota delle Ninfe Camene, sposa del secondo re di Roma, Numa Pompilio. Leggenda vuole che il doloroso pianto della Ninfa, disperata in seguito alla morte del marito, toccò profondamente la sensibilità della dea Diana che la trasformò in sorgente, considerata poi sacra dai romani.
Di quello che un tempo deve esser stato un luogo di grande fascino, si riconoscono oggi l’impianto rettangolare con volta a botte, le nicchie laterali e la nicchia sul fondo dalla quale sgorgava l’acqua della fontana ed in cui si trova ancora la statua rappresentante il Dio Almone. Un efficiente sistema di tubature in terracotta rendeva possibili gli incredibili giochi d’acqua che unitamente allo stillicidio provocato dalla condensazione dell’umidità nella volta, rendevano l’ambiente fresco e gradevole, soprattutto nei torridi mesi estivi. L’atmosfera era resa ancor più suggestiva dai colori scelti per evocare l’idea di una grotta: pavimenti in serpentino, pareti in pregiato marmo “verde antico”, nicchie bianche in marmo e raffinati mosaici.
Nel corso dei secoli il Ninfeo assunse funzioni diverse, fu infatti adibito a taverna e utilizzato come lavatoio fino agli inizi del ‘900. Diversi furono anche i lavori di manutenzione: Papa Pio VII commissionò la riparazione di alcuni canali che permisero nuovamente lo zampillio di tre getti d’acqua, mentre verso la fine dell’800 la famiglia Torlonia si occupò di diversi interventi volti alla restaurazione della pavimentazione, del muro di contenimento della vasca e della nicchia esterna.
Un parco da scoprire, apprezzare e vivere, dove rigenerarsi per poi tornare alla normalità metropolitana, completamente dimenticata per qualche ora.
Le foto sono tratte da Wikipedia