“Fuori di porta Pinciana fece edificare un bel palazzo in una sua Vigna, o Giardino, o Villa, che vogliamo chiamarla, nella quale si trova ogni sorta di delitia, che desiderare, et havere in questa vita si possa, tutta adornata di bellissime statue antiche, e moderne, di pitture eccellenti, e d’altre cose pretiose con fontane, peschiere, et altre vaghezze…”
Così Giovanni Baglione, pittore e critico d’arte vissuto tra il’500 e il ‘600, giudica il progetto di papa Paolo V Borghese, affidato al nipote, di costruire una villa che esprima il prestigio della propria famiglia.
Villa Borghese è infatti un prezioso connubio tra arte e natura. Al suo interno ospita edifici, sculture e monumenti di epoca barocca e neo-classica, sullo sfondo di giardini costellati di fontane e laghetti..
Nota anche come Parco dei Musei, è sede, tra gli altri, del Museo e della Galleria Borghese, definiti ‘la regina delle raccolte private del mondo‘.
Con i suoi 80 ettari e le 9 entrate è il terzo parco più grande di Roma dopo Villa Doria-Pamphili e Villa Ada.
Il nucleo originario della villa nasce in un appezzamento vignato di proprietà della famiglia Borghese, che corrisponde agli antichi horti luculliani. Nei primi anni del ‘600, il cardinale Scipione Borghese, nipote prediletto di Paolo V, acquista alcuni terreni circostanti per edificare una ‘villa di delizie‘ con il più grande giardino che Roma abbia mai avuto dopo l’antichità. Per la costruzione della Villa Pinciana, che deve rappresentare la potenza della famiglia, il cardinale affida l’incarico agli architetti Flaminio Ponzio e Giovanni Vasanzio, affiancati dal giardiniere Domenico Savini da Montepulciano. Al Ponzio si deve in particolare la dinamicità della facciata, grazie agli elementi laterali, che avanzano rispetto a quello centrale, intarsiato da numerose finestre, ma non va dimenticato il contributo di Pietro e Gian Lorenzo Bernini.
Grande appassionato d’arte, Scipione Borghese arricchisce la villa con le opere dei più famosi pittori dell’epoca ricorrendo ad ogni mezzo, incluso incarcerare il Cavalier d’Arpino per impossessarsi delle sue oltre cento tele e far arrestare il Domenichino per sottrargli la Caccia di Diana.
La villa, nota come Casino Borghese o Casino nobile, viene completata nel 1633.
Nel corso del ‘700 il principe Marcantonio IV Borghese apporta delle modifiche in stile neoclassico di derivazione francese, affiancate da elementi architettonici d’ispirazione rovinista.
Vengono intrapresi i lavori di ristrutturazione del Casino nobile e del Casino dei Giochi d’acqua, conosciuto come l’Aranciera perché adibito a deposito di agrumi. L’opera però maggiormente degna di nota è il Giardino del Lago, situato nel piano dei licini, cioè dei lecci, così detto perché ospita un laghetto artificiale.
Al suo interno, su un’isoletta artificiale, spicca il Tempio di Esculapio.
Il Giardino, realizzato dagli architetti Antonio e Mario Asprucci, viene abbellito dall’intervento di numerosi artisti, giardinieri e paesaggisti, ai quali si devono gli incantevoli scorci prospettici, le fontane e le piccole fabbriche, come la Mostra dell’Aqua Felix, la fontana dei Cavalli Marini, il Tempio di Diana, il Tempio di Antonino e Faustina.
Nell’800, alla morte del principe Marcantonio, il figlio Camillo acquista alcuni terreni verso Porta del Popolo e porta Pinciana, delineando quelli che sono i confini odierni della villa. Il progetto di ampliamento è affidato a Luigi Canina, che unisce le due parti della villa usando elementi architettonici come l’arco romano e i propilei.
E’ in questo periodo che ai giardini all’italiana, caratterizzati dalla perfetta geometria delle forme, vengono affiancati i giardini all’inglese, che accostano elementi naturali come alberi e ruscelli a tempietti e ponticelli. L’effetto è una vista varia, mai monotona, capace di suscitare emozioni contrastanti, dalla malinconia delle acque di uno stagno, all’allegria di una pianta in fiore. Il paesaggio quello che caratterizza ancora oggi Villa Borghese e ne fa un luogo di rara bellezza.
Il principe Camillo si unisce in uno sfortunato matrimonio,con la sorella di Napoleone, Paolina Bonaparte, la quale posa nuda per lo scultore Antonio Canova come Venere vincitrice. La celebre statua, tutt’ora conservata nella Galleria Borghese, viene esposta dal principe alla vista dei suoi ospiti anche dopo la fine del matrimonio, cosa che causa le ire di Paolina.
Il critico d’arte Mario Praz ha definito la scultura ‘frigidaire erotico‘, per via dello strato di cera che inizialmente la ricopriva, capace di riflettere la luce in un effetto particolarmente realistico e sensuale.
Dopo l’unità d’Italia si apre un lungo contenzioso tra la famiglia Borghese e lo Stato italiano per il possesso della villa. Agli inizi del ‘900 lo stato la acquista e la cede al comune di Roma, conservando la proprietà del Casino nobile, che diventa un museo pubblico e ospita il Museo e la Galleria Borghese. Vi sono conservati capolavori di Caravaggio, Bronzino, Raffaello, Rubens, Tiziano, Bernini e Canova.
Nella zona nord nasce uno zoo a finalità didattiche dove giungono esemplari di animali dalle colonie in Eritrea, antenato dell’attuale Bioparco. Accanto alla Casa del Cinema viene invece costruito il Cinema dei Piccoli, entrato nel Guinnes dei primati come il cinema più piccolo del mondo.
Lungo i viali della villa spiccano statue e monumenti donati fin dal 1904 alla città di Roma da diversi paesi stranieri, raffiguranti i simboli della cultura nazionale, come Goethe, Victor Hugo, Byron, Firdousi.
Aperta con il nome di Villa comunale Umberto I già Borghese, per tutti è Villa Borghese, percorso culturale tra gli scorci naturalistici più belli di Roma.
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