Chi non conosce Villa Pamphilj, splendido polmone verde della capitale? Nei suoi viali e giardini facciamo jogging e ginnastica, giochiamo a pallone e portiamo a passeggio i nostri amici a quattro zampe. E contemporaneamente ci perdiamo nel rigoglio delle sue meravigliose specie botaniche. Ed a pochi passi sorge Villa Carpegna, sorella minore di Villa Pamphilj.
L’ingresso a Villa Carpegna si trova sull’omonima piazza, snodo importante del quartiere Aurelio. La Villa da il nome al centro socio-culturale omonimo (http://www.associazionevillacarpegna.it), associazione no-profit nata nel 1980 ed avente sede sociale in un casale dentro l’area della Villa. I principi ispiratori sono “lo sviluppo morale e civile dei cittadini e la sempre più ampia diffusione della democrazia e della solidarietà nei rapporti umani”. Tali principi sono perseguiti tramite la realizzazione di un cineforum con proiezioni serali, in collaborazione con il circuito “Biblioteche di Roma” ed il “Raggio Verde” di Valle Aurelia, e l’organizzazione di diversi corsi, tra cui danze popolari, yoga e ceramica con tecnica Raku.
Così come appare oggi, la Villa è probabilmente il risultato di più interventi successivi realizzati su una originaria palazzina del ‘500. In epoca romana l’area era quasi certamente adibita a cimitero, i cui reperti, tra cui sarcofagi, urne cinerarie ed iscrizioni tombali, erano ben mantenuti ancora agli inizi del XX secolo. La Villa è scarsamente presente nei disegni dell’epoca, trovandosi quei tempi ubicata in una zona non toccata dai percorsi seguiti dai pellegrinaggi a Roma.
La famiglia Carpegna ne entrò in possesso alla fine del XVII secolo, quando il Cardinale Gaspare Carpegna fu nominato Vicario del Papa Clemente X. Durante tale incarico, mantenuto nel periodo 1671-1714, il Cardinale fu uno dei più ricchi e potenti uomini di Roma. La sua grande passione erano il collezionismo per la numismatica, l’arte e le antichità. A testimonianza di questa sua passione, sono ben visibili, dipinti sopra le pareti, antichi camei e medaglie. Nel 1684 il Cardinale acquistò un terreno con vigna. Negli stessi anni la Villa fu arricchita dalla costruzione di un casino nobile su progetto dell’architetto Giovanni Antonio de Rossi, uomo di fiducia del Cardinale, che fu adibito a personale dimora di campagna del Cardinale.
All’interno del casino sono presenti bellissimi affreschi neorinascimentali del Garoli, grande maestro dell’accademia di San Luca, tra cui alcune raffigurazioni dei Carpegna e del Montefeltro, loro feudo e terra d’origine. Un restauro risalente ad una decina di anni fa ha fatto si che all’interno del casino potesse trovare spazio il Museo del Costume, nel quale esporre numerosi abiti d’epoca spesso oggetto di mostre ed esposizioni tematiche.
Negli ampi terreni della proprietà il Carpegna realizzò diverse coltivazioni e produsse vino, olio e vari tipi di cereali. All’interno della Villa principale, sono ancora oggi visibili alcune strutture architettoniche dell’impianto originario. Tra queste, una scala elicoidale che scende dalle stanze del piano nobile al piano terra, nel quale sono ospitati il fienile, le stalle ed un bellissimo salottino in stile pompeiano. La cucina contiene tuttora oggetti risalenti agli inizi del XIX secolo, tra cui il piano cottura in ghisa e maioliche ed un forno per il pane.
Nel XIX secolo la proprietà della Villa passò ad Achille Piatti, che la vendette nel 1902 alla Baronessa Caterina von Scheynes, la quale la fece arricchire con decorazioni e affreschi, facendone in tal modo un apprezzato salotto internazionale. In esso trovarono ospitalità personaggi illustri, tra cui colui che sarebbe diventato Papa con il nome di Giovanni XXIII. Ereditata dalla nipote Emma Sofia Stocher, la proprietà fu suddivisa, a partire dal 1941, tra cooperative e collegi ecclesiastici. L’ultimo di questi, la Domus Mariae, la lasciò abbandonata finché il Comune di Roma ne prese possesso nel 1978, dedicandola infine dal 1981 ad area verde ricreativa ad utilizzo pubblico. Facevano parte della proprietà un grande parco, un belvedere ed un meraviglioso ninfeo dal nome evocativo “grotta dell’asino”.
Il casino nobile è dal 2004 sede della biblioteca e dell’archivio storico de “La Quadriennale di Roma”, fondazione che promuove l’arte contemporanea nazionale organizzando ogni quattro anni una importante mostra che documenta la produzione artistica del nostro paese.
Il portale di accesso situato su Piazza di Villa Carpegna fu commissionato dal Cardinale Carpegna. Tra le decorazioni presenti spiccano lo stemma della famiglia Carpegna e due grandi finestroni decorati in travertino e contenuti in una grata di ferro battuto. Il viale che ci si trova a percorrere appena varcato l’ingresso è fiancheggiato da alti pini, cerri e siepi d’alloro, arrivando infine ad uno spiazzo di forma semicircolare nei pressi del casino.
Posteriormente all’edificio, lungo l’asse del viale principale, è situata una prima fontana, oggi non funzionante. Da qui, scavalcando alcune barriere che delimitano una zona apparentemente oggetto di ristrutturazione, si scende alla seconda fontana, anch’essa tristemente asciutta, risalendo poi al ninfeo seguendo in maniera naturale il percorso indicato da una cordonata in mattoncini. Sopra la volta del ninfeo era presente lo stemma della famiglia Carpegna, oggi poco visibile a causa del tempo e dell’incuria, realizzato in pastelle di vetro bianche ed azzurre, mentre le pareti interne erano decorate in un caratteristico mosaico policromo.
Succede spesso che i rumori e la instancabile frenesia di Roma nascondano tante bellezze naturali a disposizione di tutti, bellezze delimitate (e forse protette) da una cinta muraria che delimita l’ingresso ad una suggestiva dimensione, quella della natura e di un passato spesse volte fastoso.
Purtroppo tutta l’area di Villa Carpegna, al netto del perimetro cancellato e video sorvegliato della sede della Quadriennale, soffre di un evidente stato di incuria. Grandi scritte imbrattano i muri interni contrastando con il verde naturale delle piante, mentre lo scenario delle fontane e del ninfeo, anch’essi ricoperti di vernici colorate e dediche amorose, è attualmente solo un vaghissimo ricordo del fasto che dovette essere. I lavori di restauro delle fontane sembrano essersi fermati da tempo e all’interno delle aree transennate fanno orrenda mostra parecchie quantità di rifiuti. Risulta evidente la mancanza di un intervento deciso da parte della Soprintendenza ai Beni Culturali. È un peccato, soprattutto in primavera, con il cielo limpido e la temperatura mite di cui la città gode da sempre. Perché chiudendo gli occhi sembra di vederla, Villa Carpegna ai tempi del Cardinale, un Parco dove perdersi trovando rifugio dalla caotica città circostante.