Il Parco di Colle Oppio è una perla nel cuore del Rione Monti. Con una superficie di circa 11 ettari, è incastonato nella zona probabilmente più ricca ed importante della capitale dal punto di vista archeologico. Mirabili resti costellano ogni metro quadrato della sua area, circondata da stupefacenti testimonianze storiche come l’imponente Colosseo, i magnifici Fori Imperiali, il maestoso arco di Costantino e la suggestiva via Sacra. Adiacenti al Parco si trovano inoltre splendidi esempi di costruzioni più recenti, per esempio la Chiesa di San Pietro in Vincoli, contenente diversi capolavori michelangioleschi, e la Facoltà di Ingegneria, una volta convento annesso alla Chiesa stessa.
Colle Oppio fu intensamente utilizzato per la realizzazione di fastose opere architettoniche già in epoca romana. All’interno del Parco si trovano alcune eccezionali testimonianze di età imperiale, tutt’oggi al centro di diatribe dovute al loro precario stato di conservazione. Su tutte spiccano i resti della Domus Aurea e delle Terme di Traiano.
La Domus Aurea fu fatta erigere da Nerone come sua colossale dimora abitativa. Progettata dagli architetti Severo e Celere, si trattava di un’opera colossale, la cui estensione comprendeva addirittura l’area dove sarebbe più tardi sorto il Colosseo. Svetonio e Plinio riportano che nel vestibolo della costruzione poteva entrare una statua dell’imperatore alta 120 piedi (circa 36 metri). Gli arredamenti erano fastosi: oro, avorio, gemme e conchiglie vennero utilizzati come materiali di rivestimento di gran parte delle mura e dei soffitti interni. Nelle tubature dei bagni arrivava sia acqua marina che solfurea.
Tutto quello che resta oggi della mastodontica opera è il padiglione situato all’interno del Parco. Questa parte della dimora rimase abitata fin quando, nell’anno 104 d.C., fu rasa al suolo da un incendio e successivamente sotterrata durante la costruzione delle Terme di Traiano.
Il monumentale complesso termale intitolato a Traiano nel 2009 ha festeggiato i 1.900 anni di storia. L’architetto siriano Apollodoro, lo stesso che curò anche il Foro di Traiano, realizzò il progetto secondo un modello che divenne il riferimento per tutte le successive opere termali dell’Impero. Addirittura, furono curati attentamente gli aspetti inerenti l’orientamento della struttura, in maniera da riuscire ad ottimizzare l’esposizione alla luce del sole e minimizzare il fastidioso effetto dei venti. L’enorme richiesta d’acqua per i bagni era soddisfatta dalla riserva delle “Sette Sale”, i cui resti sono ancora adesso visibili sul lato settentrionale del Parco.
Le terme si estendevano su un’area di circa 60.000 mq ed includevano una varietà di ambienti che farebbe invidia alle più prestigiose strutture moderne: palestre, piscine, saune, frigidarium, tepidarium e calidarium, sale massaggi, biblioteche, spazi destinati alla conversazione ed aree verdi.
In tal modo le Terme, originariamente adibite all’igiene ed alla cura del corpo, divennero un luogo di incontro, sport e svago per una popolazione, quella dei romani, che disponeva di un elevatissimo numero di giorni festivi (180 all’anno!!). Inoltre, i prezzi popolari dell’accesso ai luoghi termali (Roma arrivò a contarne anche diverse centinaia) ne favorirono la frequentazione anche da parte dei ceti sociali meno abbienti.
Molti secoli dopo, durante il periodo medioevale, quest’area fu via via abbandonata, le costruzioni caddero in rovina e la sua superficie venne occupata con orti e giardini.
In seguito, quando Roma divenne capitale del Regno d’Italia gli interventi di decoro della zona fecero parte di una intensa opera di valorizzazione legata alle esigenze di rappresentanza della città, che compresero la creazione di diversi siti destinati a giardini pubblici. In seguito, l’area fu compresa nel grande progetto di rivalutazione e tutela relativo alla cosiddetta “zona monumentale riservata”.
Gli interventi urbanistici che hanno portato all’assetto attuale del Parco sono compresi nel periodo mussoliniano, tra 1928 e 1936, epoca caratterizzata da una forte esaltazione dei fasti dell’impero romano e dalla valorizzazione delle aree di verde pubblico. Durante quegli anni, un’ampia zona del Colle Oppio fu destinata a sito di interesse archeologico, salvaguardando in tal modo questa parte di Roma dallo scempio urbanistico che ha colpito altre zone di valore paragonabile a questo.
Le fasi principali di intervento furono due e temporalmente vicine tra loro. Tra 1928 e 1932 l’architetto Raffaele De Vico costruì il primo nucleo, opera per la quale furono espropriati i giardini di Palazzo Brancaccio e di cui fanno parte ciò che resta dell’imponente esedra delle Terme di Traiano, il dirupo affacciato su via Labicana ed il versante che si affaccia su via Mecenate. Il giardino si sviluppa lungo due viali principali (Viale della Domus Aurea e Viale Mizzi). Lungo entrambi sono situate cancellate d’ingresso monumentali e sono collocate alcune stupende fontane, che donano al Parco un aspetto romantico e suggestivo, in qualche modo legato al concetto ottocentesco dell’antico. Alcune tra le più mirabili sono la Fontana delle Anfore, le Fontane Gemelle che si affacciano su Via Labicana e l’imponente ninfeo decorato da A. Giorgiutti.
La vegetazione è variegata ed il risultato della sintesi è davvero gradevole. A piante mediterranee come pini, cipressi, lecci ed oleandri si affiancano esemplari esotici di palme ed alcune specie tipicamente derivanti dal gusto dei giardini antichi, ovvero rose, alloro e mirto.
Successivamente, negli anni 1935-1936, l’architetto Antonio Muñoz progettò la parte superiore del Parco, curando l’apertura di Viale del Monte Oppio, valorizzando il settore comprendente i ruderi delle Terme di Traiano e realizzando prospettive spettacolari.
È davvero incredibile pensare che quest’area meravigliosa, contenente al suo interno due delle strutture architettoniche più fastose dell’antica Roma, sia oggi così poco valorizzata. Entrambi questi cimeli hanno intervallato lunghi periodi di chiusura con brevi periodi di apertura e ad oggi risentono di una gestione dell’area probabilmente non ottimale.
Diverse voci competenti sottolineano il fatto che i problemi della antica dimora di Nerone dovranno essere risolti contestualmente a quelli delle sovrastanti Terme di Traiano. Una delle teorie maggiormente accreditate sostiene l’eliminazione delle aree adibite a giardino situate sopra alla Domus Aurea, in quanto le radici degli alberi e la continua opera di irrigazione favorirebbero le infiltrazioni, che alla lunga sarebbero la causa principale di diversi crolli avvenuti negli ultimi anni. Malgrado l’evidente degrado che lo deturpa, il Parco del Colle Oppio rimane un’incantevole parentesi nell’area archeologica più importante di Roma. Al cospetto delle maestose opere monumentali che lo circondano, il Parco necessita di continuità nell’opera di rivalutazione avviata qualche anno fa, ma ad oggi non ancora definitiva. Solo in tal modo, oltre ad attirare la curiosità dei turisti, il Parco farà tornare ai romani la voglia di passeggiare al suo interno e sarà di nuovo il fiore all’occhiello del Rione Monti.