La sua notorietà è probabilmente offuscata da una delle Ville più amate dai romani, Villa Pamphili. Pur non figurando tra le più estese, la sua area raggiunge i 7500 mq, Villa Sciarra è una delle più suggestive tra le centinaia presenti nel territorio di Roma. La sua storia inizia precedentemente all'epoca romana, quando in quel territorio era situato un santuario consacrato alla ninfa Furrina.
Fin dalle sue origini, come la maggior parte delle ville prestigiose di Roma, anche Villa Sciarra ebbe una storia particolarmente travagliata e non rimase mai per molto tempo allo stesso proprietario. Solo per citare alcune delle varie vicissitudini, nel 1575 venne acquistata da Mons. Innocenzo Malvasia, mentre nel 1653 passò al cardinale Antonio Barberini. Carlo, cardinale nipote del precedente, effettuò lavori di ampliamento, cui fecero seguito un periodo di affitto, la vendita ed un successivo, quasi immediato, acquisto. Nel 1710, la Villa venne acquistata dal cardinale Pietro Ottoboni, che ebbe il merito di trasformarla in un'azienda agricola nella quale si coltivavano ortaggi, ma soprattutto piante da frutta, ornamentali ed esotiche. Nel 1746 fu la volta di Costanza Barberini, moglie di Giulio Colonna di Sciarra. Durante gli anni di possesso, ciascuno dei proprietari faceva costruire un simbolo, che potesse rimanere impresso nella storia della Villa e testimoniare con la sua originalità la magnificenza del casato di appartenenza. Nacquero così, per esempio, il Casino Barberini ed il Casino Malvasia, entrambi purtroppo gravemente danneggiati durante le vicende della Repubblica Romana (1849), che videro opporsi le truppe garibaldine e quelle francesi. Si deve alla famiglia Barberini il merito di aver restaurato diverse opere, ma il terreno della Villa fu lottizzato e quasi completamente reso edificabile in seguito alle numerose speculazioni finanziarie di Maffeo II di Sciarra. Tra le poche aree che si salvarono da questo destino, una zona coltivata a giardino nei pressi del Casino Barberini, che fu definitivamente acquistata alla fine dell'800 dal mecenate George Wurts e dalla moglie Henrietta Tower, la cui dedizione conferì alla Villa un aspetto meraviglioso, simile a quello attuale.
Nel 1930, alla morte di George, Henrietta donò la proprietà a Mussolini, ma a condizione di destinarla ad uso di parco pubblico. Al netto di alcuni lievi interventi edili, il parco fu aperto al pubblico nello stato in cui lo possiamo ammirare tuttora. Nel Casino Barberini, rimasto proprietà dello Stato, venne fondato l'Istituto Italiano di Studi Germanici. Al suo interno, Heidegger presentò nel 1936 "Holderling e l'essenza della poesia" e sempre qui D'Annunzio ambientò il duello del "Piacere" tra Ruotolo e Sperelli.
All'interno della Villa, lo stemma araldico dei Visconti (il biscione) è ben visibile sulla Fontana dei Satiri e su quella dei Putti. Il tema ricorrente sul marmo di statue e fontane è quello legato al mito di satiri e ninfe, mentre la tecnica di potatura delle siepi tuttora utilizzata è la "ars Topiaria", che prevede una rappresentazione zoomorfa.
Purtroppo, la quasi totalità delle sculture è in arenaria, un materiale poroso e poco resistente, assoggettandole quindi all'erosione naturale e rendendo difficoltosi i lavori di ristrutturazione.
Negli ultimi anni, anche questo parco è divenuto oggetto di (dis)attenzioni molto evidenti, arrivando ai giorni nostri piuttosto malconcia a causa di una deplorevole mancanza di rispetto da parte di noi cittadini. La visita di padroni con cagnolini e le feste di compleanno dei bambini lasciano uno strascico tristemente evidente, bisogni non raccolti, lattine, buste, piatti di plastica, cicche di sigaretta e palloncini sgonfi. L'incuria acuisce lo stato di degrado del parco, evidenziato da erbacce, panchine rotte e cartelli divelti. Un'apprezzabile testimonianza video dello stato della villa e del ritardo con cui vengono portati avanti i lavori di ristrutturazione è presente in rete all'indirizzo: http://www.vimeo.com/2356295.
Così come tra etnie, sarebbe bello non discriminare neanche tra Ville di Roma, investendo e valorizzando anche patrimoni come Villa Sciarra, autentico gioiello della storia della capitale.
Le foto dell'articolo sono state gentilmente concesse dal sito http://www.romasegreta.it.