Il grande edificio, che si trova a Largo di Villa Peretti, è stato sede del collegio dei Gesuiti fino al 1960. Il palazzo nobiliare, in tipica architettura barocca romana, era frequentato a quei tempi dall’alta borghesia e domina la parte orientale della stazione Termini. E’ aperto al pubblico dal 1992.
Il museo ha ben quattro piani dedicati all’esposizione di opere che toccano tutti i livelli dell’arte visiva dell’antichità.
Al piano terra ed al primo piano si trovano magnifiche opere scultoree disposte in ordine cronologico, da quelle dedicate alla Gens Julia, con il bellissimo Augusto, ritrovato in via Labicana, rappresentato qui come Pontefice Massimo, all’ara dedicata a Marte dove è scolpita la nascita di Romolo e Remo, illustrata su più livelli e frammentata in elementi che vennero poi spesso imitati nell’epoca medievale.
Ci sono poi le figure femminili, che proprio in età repubblicana fanno il loro ingresso nell’arte scultore: la giunonica Niobide ferita, che riprende la corrispondente figura del gruppo ellemistico dei Niobidi del tempio di Apollo a Eretria, l’elegante Afrodite pudica del I secolo a.C. e la particolare Afrodite accovacciata, o ancora la schiva Fanciulla di Anzio del III secolo a.C. Figure femminili sono anche presenti in bassorilievi di mirabile fattura, come quello sull’altare delle Menadi danzanti.
Molte di queste opere sono repliche di opere appartenenti agli antichi scultori greci più ammirati ed emulati dai romani, ma in esse l’interpretazione è spesso libera e la tecnica raffinata viene utilizzata per esaltare un carattere piuttosto che un altro; come avviene ad esempio nei due versioni del Discobolo:
Proseguendo al secondo piano si passa alla delicatezza e all’accuratezza della pittura con i resti degli affreschi di due natiche ville, quella di Livia e quella della Farnesina. Della prima si è ritrovato il ciclo della stanza sotterranea, dove le pareti erano ricoperte dalla rappresentazione di un rigoglioso giardino che doveva dare l’illusione di trovarsi in un vero orto. Della seconda sono magnifiche le pitture di scene di intimità quotidiana ed i fregi geometrici.
Ancora proseguendo si possono ammirare le tecniche utilizzate per i mosaici, così frequenti nelle ville dell’antica Roma. A tessere grandi e minute, colorate e in bianco e nero, in stile geometrico e realistico, la varietà è intrigante e piacevole alla vista, soprattutto nel Ninfeo di Anzio.
Il percorso espositivo, sempre ben illustrato da pannelli, si conclude con megalografie e intarsi del IV secolo d.C., con figure decisamente rigide e stilizzate, spesso prive di espressione definita.
Questo palazzo pieno di storia e arte romana è la prima irrinunciabile tappa del Museo Nazionale Romano, che comprende anche le sedi delle Terme di Diocleziano, della Cripta Balbi, del Palazzo Altemps e dell’Aula Ottagona, un tassello imperdibile in un percorso che apre le porte alla conoscenza profonda del popolo che ha governato l’Europa per dodici secoli e la cui cultura è alla base di tutte le culture del continente, basti pensare che proprio qui sono esposti i Fasti di Valerio Flacco, ovvero le modifiche fatte al Calendario da Augusto, calendario ancora vigente ai nostri giorni.