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Ad Ardea per una visita al Museo Manzù

manzu1Per quanti pensano che il mare non sia solo sinonimo di acqua, sole e divertimento ma diventa anche ricerca di luoghi da visitare quali “appetitosi” breaks culturali, il Museo di Ardea che ospita la collezione della Raccolta Manzù, situato a soli pochi chilometri dalla capitale (al Km. 32 della via Laurentina, nel comune di Ardea), a metà strada tra il verde dei pini e dei giardini e l’azzurro del mare e del cielo, in un territorio ricco di presenze archeologiche, laddove il tempo lascia il passo alla musicalità dell’arte e la natura si piega alla cruna dei pensieri dell’uomo, offre il senso profondo dell’artista e della storia che attraverso un gioco di luci e di forme ridisegnano e ricollocano anche il quotidiano di chi ricerca i suoi  luoghi di approdo.

manzu2La Raccolta Manzù, composta da più di ottanta tra sculture, bozzetti e medaglie, quasi tutte in bronzo, realizzate tra il 1927 e il 1984, e circa trecentotrenta tra disegni, incisioni e bozzetti di costumi teatrali, eseguiti tra il 1940 e il 1980, è preziosamente custodita in un edificio, bianco e semplice, dove il contenuto (opere delicatamente dislocate e illuminate nei vari locali della struttura),  prevale sulla plasticità del contenitore e dove tra il verde del vasto giardino si intagliano come perle delle sculture in bronzo, visibili fin dalla strada, ha in Giacomo Manzù (Bergamo 1908 – Ardea 1991) il suo autore.

Dell’artista-maestro Manzù,  definito il “Michelangelo del XX secolo” e per il quale “la concezione plastica non deve essere ispirata da pregiudizi formali, ma soltanto dall’amore”, è possibile apprezzarne, coglierne e tesaurizzarne la portata in ogni sua singola opera: la forza, la passione, e l’incredibile capacità di penetrare l’animo umano con spirito attento e delicato; così come è possibile evidenziarne l’evoluzione stilistica e artistica: il passaggio dal cosiddetto “stile primitivo” alle opere più mature, come il bassorilievo in bronzo “Adamo ed Eva“, datato 1929, e “l’Annunciazione“, un bassorilievo in  stucco patinato, dello stesso anno  fino ad arrivare agli ultimi temi dove è possibile ammirare la Tebe  (nome dato alla modella anni ‘80) di cui una delle prime realizzazioni è la Tebe in poltrona (1980) che evolvendosi con grande varietà progredisce in diverse interpretazioni.

Il Museo di Ardea  nasce come celebrazione de “l’opera d’arte che non ha età” e di quella luce che “quando si lavora, viene dalle mani” e lo stesso Archivio della Raccolta, costituito da documenti a stampa che vanno dal 1930 al 2000, contiene sia una sezione fotografica ( di cui una selezione è attualmente visibile nella mostra fotografica “Impressioni di Raccolta 1969-2009”, aperta lo scorso 22 maggio) sia una serie di articoli a stampa dal 1932 al 2000, consultabili on line sul sito stesso della Raccolta  fino al 1965,  svolge l’importante e interessante funzione di presentazione delle mostre maggiori e minori di Manzù.

La Raccolta Manzù, inaugurata ufficialmente il 22 maggio 1969, è stata donata con testamento, circa dieci anni dopo, dallo stesso Manzù allo Stato Italiano, e per esso alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, divenendo così uno dei quattro musei ad essa “collegati” insieme ad altri tre musei, Boncompagni Ludovisi, Hendrik C. Andersen  e Mario Praz a Roma, e la stessa Galleria ospita un importante nucleo di opere del maestro Giacomo Manzù che ricoprono l’arco temporale che va dal 1938 al 1947 circa.

Oggi, il Museo Manzù, nel rispetto del testamento “donativo” in cui si parla espressamente di uno spazio quale centro culturale vivo e aperto al territorio, è inserito in un “percorso” particolarmente avvalorante che prende il nome di ecomuseo (si tratta di liberi contatti tra  singoli individui e/o musei o istituzioni culturali e ambientali attivi su un territorio, a porre in relazione arte – – storia – antropologia – ambiente del territorio stesso, operando per tutelarne e valorizzarne le caratteristiche).

La Raccolta Manzù è divenuta, così, parte integrante di un ecomuseo rappresentato dal Lazio latino e virgiliano, corrispondente ad un itinerario virtuale che è lo stesso tracciato da Virgilio nell’Eneide: Roma, il Tevere, l’approdo di Enea tra Lavinio ed Anzio, Scauri, Minturno, Napoli dove Virgilio è sepolto. Ardea, e per essa la raccolta Manzù, è  infatti la mitica – ma anche storica- capitale dei Rutuli, il cui re Turno muore nell’ultimo scontro con Enea, approdato alla costa laziale dopo la fuga da Troia.

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