Scendendo dalla scalinata di Trinità dei Monti, sulla sinistra, molti di voi avranno notato uno stendardo raffigurante l’effige di un poeta inglese dell’ottocento, John Keats, ma quanti di voi, presi da shopping e passeggiatine romantiche, si sono fermati un attimo e sono entrati davvero nella Keats-Shelley House di Roma?
Beh se non lo avete ancora fatto, noi di EZRome vi consigliamo di entrare in questo gioiello nel cuore di Roma, nella casa, che è stata l’ultima dimora di John Keats, in cui il poeta inglese vi morì nel 1821, a soli venticinque anni.
Arrivato in Italia assieme all’amico Joseph Severn alla ricerca di un clima più mite, dopo il sopraggiungere dei primi sintomi di tubercolosi, nell’ottobre 1821, Keats arrivò a Roma, da Napoli in cui era sbarcato, nel novembre dello stesso anno.
Fu il suo medico, James Clark, che viveva a Piazza di Spagna, a consigliarli di stabilirsi a Roma nel suo stesso quartiere, convinto che il poeta non soffrisse della tubercolosi diagnosticata in Inghilterra, bensì di problemi gastro-intestinali.
In questa magnifica zona della capitale Keats, sotto suggerimento del suo medico, per risollevare il morale molto basso dopo il lungo viaggio, iniziò un regolare esercizio fisico, che si spinse dalle passeggiate al Pincio, fino a quelle a cavallo con Severn lungo la via Flaminia.
Il 10 dicembre 1820, però purtroppo Keats, neanche venticinquenne, ebbe una forte emorragia.
Qualche tempo dopo anche Joseph Severn lasciò la dimora di Trinità dei Monti per fare ritorno in patria; la splendida casa così non vide la luce fino al 1903, anno dell’avvento di due scrittrici d’oltreoceano: la sig.ra James Walcott Haslehurst e sua madre, che dedicarono la maggior parte del loro tempo ad accogliere visitatori che volevano vedere il luogo in cui Keats aveva trascorso i suoi ultimi giorni.
La casa, però, nonostante il continuo peregrinare di curiosi, studiosi e turisti, per mancanza di denaro, si trovava in pessime condizioni, nonostante il desiderio delle due signore sarebbe stato quello di acquistarla per poterla ristrutturare e mantenere come luogo di culto.
Quello stesso inverno giunse a Roma un’altro poeta americano, Robert Underwood Johnson, il quale scendendo la scalinata di Piazza di Spagna vide la casa di Keats, notandone l’aspetto rovinoso.
Johnson radunò attorno a sé una fitta schiera di letterati americani residenti a Roma nonché un eminente uomo inglese, Rennell Rodd per mettere a punto un piano di recupero e restauro della casa.
Rennell Rodd, brillante poeta e diplomatico inglese, assunse subito le redini della situazione, insieme al pioniere Robert Underwood Johnson, la moglie Katharine, Norman Hapgood, Agnes Repplier, James Herbert Morse e la moglie Lucy Gibbons, Harry Nelson Gay e Martha Gilbert Dickinson.
In quella sede Johnson propose che i membri delle commissioni degli Stati Uniti, del Regno Unito e quelli italiani raccogliessero i fondi necessari al restauro e all’apertura al pubblico della casa- museo, dividendosi i compiti: Rennell Rodd si assunse la guida dell’operazione nel Regno Unito, Johnson negli Stati Uniti e Nelson Gay in Italia.
I loro sforzi, insieme all’appoggio del Presidente Roosevelt e del Re Edoardo VII, furono ricompensati dopo qualche anno: il 3 aprile 1909 alla presenza del Re d’Italia Vittorio Emanuele III, dei discendenti dei poeti, dell’ambasciatore americano Lloyd Griscom, di Sir Rennell Rodd e Rudyard Kipling, di Adolfo de Bosis (giovane studioso italiano di Shelley) di e Nelson Gay, venne inaugurata la Keats- Shelley House.
Mentre l’esterno dell’edificio è esattamente com’era quando Keats arrivò a Roma per trascorrere gli ultimi mesi di vita, l’interno pur mantenendo intatto il proprio gusto e stile, ha subito, durante il restauro, alcune modifiche.
Contiene una ricca collezione di quadri, sculture, manoscritti, oggetti e prime edizioni che ricordano la vita di Keats, Percy Bysshe Shelley e Lord Byron, poeti esponenti del romanticismo inglese.
Altri pezzi importanti della collezione sono: un reliquiario contenente una ciocca di capelli di John Milton e di Elizabeth Barrett Browning, una maschera di carnevale in cera di Lord Byron, e manoscritti di Oscar Wilde, Mary Shelley, William Wordsworth, Robert Browning, e Joseph Severn, l’amico e compagno di viaggio di Keats.
La Casa ha un ruolo importante nella vita culturale di Roma con l’organizzazione di conferenze, mostre d’arte, letture e premi di poesia, ed eventi culturali.
Il Museo attualmente ospita una delle più importanti biblioteche, con più di ottomila volumi, sulla letteratura romantica, oltre ad un’esclusiva collezione di manoscritti, quadri e altri oggetti memorabili.
Essa comprende numerose prime edizioni dei romantici della seconda generazione ed è ricca di opere legate a Byron, di cui conserva quasi tutte le edizioni inglesi ottocentesche e molte di quelle novecentesche.
Vi sono inoltre, numerose traduzioni italiane e un’ottima selezione di studi su Byron.
Anche se in misura minore sono custodite anche prime edizioni delle opere di Keats e Shelley, tra cui: Endimione, Lamia, Isabella, La Vigilia di Sant’Agnese e altre poesie di Keats e Adonais, Prometeo liberato e le Poesie postume del 1824 di Shelley.
Disponibili anche alcune prime traduzioni italiane delle loro opere nonché studi italiani su entrambi i poeti.
La collezione di libri fu creata e fortemente voluta da Harry Nelson Gay “attraverso il felice lavoro di molti anni trascorsi a selezionare libri e riviste dedicati a Keats, Shelley, Byron e Leigh Hunt”.
Migliaia di persone visitano ogni anno la Casa, in onore al genio di Keats simbolo del Romanticismo inglese e di Percy Bysshe Shelley, temerario e brillante nelle sue poesie come nella vita, a cui la Casa è anche dedicata.
Per maggiori informazioni visita il sito www.keats-shelley-house.org/it