In Via Pasquale Stanislao Mancini, uno dei vicoli nei pressi di Piazzale Flaminio che costeggiano il Lungotevere, sorge una delle molteplici curiosità di Roma: il Museo Hendrik Christian Andersen, aperto in seguito al lascito al Comune di Roma delle casa e delle opere dello stesso scultore americano di origine norvegese.
Non si tratta del patrimonio di opere lasciateci da un grande scultore, ma fare due passi per le sale e le stanze che furono per anni la sua casa permette di fare un salto indietro nella vita degli inizi del secolo e di incontrare un artista-sognatore.
L'utopista Andersen passò gran parte della sua vita a progettare una città ideale e internazionale a misura d'uomo e immersa nell'arte a cui si interessò anche Mussolini. All'interno del museo ne è conservata una pianta, in cui è anche segnata la zona tra Maccarese e Fiumicino che sarebbe stata deputata alla nascita di questa città ideale.
Il Museo Andersen insieme al Museo Manzù ad Area, al Museo Praz e al Museo Boncompagni Ludovisi, costituisce uno degli istituti correlati alla Galleria nazionale d'arte moderna e contemporanea.
Lo scultore e pittore Hendrik Christian Andersen nacque a Bergen in Norvegia il 17 aprile 1872, ma emigrò ben presto a Newport con la famiglia, motivo per cui egli si è sempre considerato statunitense. Partito per un viaggio formativo nei primi anni novanta dell'800, si stabilisce definitivamente a Roma dal 1897, città che lo accolse per oltre quarant'anni.
Il 19 dicembre 1940, il giorno della sua morte, lasciò allo Stato italiano la sua casa-studio di Via Mancini insieme a tutto ciò che essa era contenuto, dalle opere agli arredi, dai documenti d'archivio al materiale fotografico.
Il museo è ospitato nell'edificio al numero 20 di Via Pasquale Stanislao Mancini, risalente agli anni tra il 1922 e il 1925 su progetto dello stesso Andersen che lo elaborò secondo lo stile della "palazzina con annesso studio di scultura". L'incantevole palazzo attira l'attenzione innanzitutto per il colore tenue e rosato, e poi per i motivi simbolici che alludono probabilmente ai legami affettivi dell'artista, come le teste sulla facciata che ritraggono i familiari.
Al piano terra vi sono i due ambienti principali del museo, la Galleria, dal pavimento veneziano, dal soffitto a cassettoni in stucco con ampi finestroni, era una sala di rappresentanza dove Andersen mostrava ai visitatori le opere finite o illustrate e in cui mettevo in mostra il progetto della "Città mondiale" attraverso i numerosi disegni appesi nelle cornici di noci.
L'altro ambiente fondamentale del piano terra è lo Studio, un atelier vero e proprio destinato a laboratorio per l'ideazione delle opere che venivano realizzate, dal trasferimento dalla bozza al dimensionamento alla modellazione nei forni. Il soffitto è composto da un lucernario che insiste sulla terrazza del I piano ed un pavimento grezzo in lastre di cemento. Una curiosità: la porta dello studio si apriva solo per l'ingresso delle sculture.
La collezione del museo è costituita da oltre duecento opere in gesso o bronzo, duecento dipinti e trecento opere grafiche, eccezionali e oniriche poiché ruotano tutte intorno all'utopica "Città mondiale", che avrebbe dovuto diventare sede internazionale di un laboratorio di idee nel campo dell'arte, della scienza, del pensiero filosofico e religioso.
Tra le opere più originali e degne di nota Amore, un gesso scolpito con 2 volti di innamorati, quello di Hendrik Christian Andersen e della compagna Olivia Cushing. E poi ancora Saltino 1926 , luogo di villeggiatura alle porte di Firenze, dove Hendrik e la sua famiglia che qui vi è ritratta trascorrevano le vacanze; vi sono infatti rappresentati i 4 profili, la madre dell'artista Hélène (da cui il palazzo prende il nome), la sorella Lucia e la moglie Olivia. Elemento di memoria poiché Olivia nel 1926 era già morta.
Nella galleria è situata la riproduzione kitsch dello scrittore Henry James e di Andersen fatto da Yinka Shonibare per la mostra "Yinka Shonibare, Be Muse" al museo Andersen dal 5 dicembre 2001 al 3 marzo 2002, collocata accanto al busto di Henry James. Qui andrebbe aperto un capitolo a parte rispetto al forte legame tra i due artisti, fatto di una fitta relazione artistica e personale che durò fino alla morte di James nel 1915.
Il piano di sopra da sempre dedicato ad allestimenti temporanei, ospita fino al 30 ottobre prossimo la mostra "Paesaggi e impressioni d'Italia. Dipinti di Hendrik C. Andersen dal 1904 al 1940", composta da circa 30 dipinti, come i bozzetti che riproducono il soggiorno tra Capodimonte e il lago di Bolsena avvenuto tra il 1904 e il 1905, insieme alla cognata (poi successivamente compagna) Olivia, alla madre, al fratello e alla sorella. La matita si poggia sul foglio per riprodurre quei luoghi citati nel Diario di Olivia, in cui si propone la panoramica dei posti insieme alle sensazioni della donna. Prendono vita così le passeggiate al chiaro di luna, vividi paesaggi lacustri, feste di paese, porti marini e luminose scogliere.
Viaggiamo con la famiglia Andersen attraverso le opere dell'artista in un gran tour fuori tempo che spazia dal lago di Bolsena, al golfo di Salerno, da Porto Santo Stefano al Vesuvio, da Gaeta a Capri.
Magari durante una sessione di shopping tra via del Corso e Piazza di Spagna, consiglio a tutti una visita al Museo Andersen sia per viaggiare tra i luoghi del nostro meraviglioso paese, fino al 30 ottobre, sia per fare un salto nella città ideale.
Per informazioni:
Museo Hendrik Christian Andersen
Via Pasquale Stanislao Mancini 20
Tel/Fax 063219089
www.museoandersen.beniculturali.it
s-gnam.museoandersen@beniculturali.it
Aperto da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30
Come raggiungere il museo: tram 2, 19, Metro A fermata Flaminio