Rimasto per decenni nascosto alla vista di quanti percorrevano l’ Appia Antica, grazie ai restauri voluti dall’ Ente Parco nel 2004 e realizzati dal personale formato nell’ ambito di un progetto regionale, il Sepolcro di Priscilla è tornato ad essere ben visibile dall’ area delle catacombe di San Callisto.
Il sepolcro si incontra percorrendo la via Appia Antica, a meno di un chilometro dalla Porta di S. Sebastiano, su cui s’incontrano anche la chiesetta del “Quo Vadis?“, le catacombe di Pretestato, di S. Sebastiano e, più oltre, la tomba di Cecilia Metella.
E’ al centro di quest’area archeologica, tra le vie Appia Antica, Ardeatina e il Vicolo delle Sette Chiese che si estende per circa 30 ettari di terreno, il “Complesso Callistiano“, composto da una quindicina di catacombe, gallerie e numerosissime tombe, forse addirittura mezzo milione.
Parzialmente nascosto da due edifici, uno dei quali meglio conosciuto come “Osteria dell’Acquataccio”, il sepolcro di Priscilla, del tipo a tumulo su basamento quadrangolare, venne identificato sulla base di rinvenimenti epigrafici, come quello che T.Flavio Abascanto, liberto di Domiziano, fece erigere per la moglie Priscilla prematuramente scomparsa.
Si accede alla parte centrale del monumento funerario tramite una passerella di metallo da cui è possibile riconoscere le nicchie che contenevano in origine le 13 statue in bronzo dedicate a Priscilla, nelle quali erano collocate statue di Priscilla ritratta nelle sembianze di dee ed eroine della mitologia greco-romana.
Durante i lavori di restauro si è provveduto a riaprire il passaggio verso l’ interno del sepolcro a cui in passato si accedeva, fino alla cella funeraria, attraverso i sotterranei del un casale moderno adiacente al monumento.
Proprio attraverso il casale, fino a pochi decenni fa, i contadini entravano nella cella, dove una volta giaceva il corpo imbalsamato di Priscilla, per stagionare i formaggi e le tavole di legno adibite allo scopo sono ancora addossate alle pareti.
Oltre a mettere in luce il livello del pavimento antico, gli interventi di ripristino e manutenzione effettuati, sono stati finalizzati a contenere il degrado delle strutture e ad eliminare la risalita capillare dell’ umidità nelle strutture murarie attraverso l’asportazione degli accumuli di terreno.
È stato anche bonificato il condotto di fognatura che scaricava proprio nella cripta i liquami provenienti dal casale vicino, adibito fino a qualche tempo fa ad ambulatorio.
E’ proprio nei sotterranei del casale che si nasconde l’accesso originario del sepolcro, attraverso il corridoio antico, coperto da una volta a botte che immette nella cella funeraria, illuminata debolmente dall’apertura esistente sulla sommità cima della torre medievale.
Priscilla, come ricorda il poeta Stazio, fu imbalsamata e non cremata secondo l’uso funerario dell’epoca, ecco il motivo per cui la cella, anch’essa coperta da una volta a botte, era rivestita, come testimoniano alcuni resti delle murature, in opera quadrata di travertino, e su tre dei quattro lati si aprono nicchie per la deposizione di sarcofagi.
L’elemento che contraddistingue il sepolcro è la torretta medievale, conosciuta come “Torre Petro”, che sorge al centro del cilindro superiore su un irregolare basamento quadrato. La torre, alta circa sei metri, costituisce una testimonianza della trasformazione subita dal sepolcro in fortificazione, già a partire dall’XI secolo.
Il sepolcro di Priscilla, parte del Complesso Callistiano, si trova nel Municipio XI, in via Appia Antica 64 ed è accessibile al pubblico solo su prenotazione di gruppi in associazione telefonando allo 060608.
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