Le fontane di Roma, prima tra tutte quella di Trevi, rappresentano una delle attrattive e dei segni di riconoscimento della nostra capitale. E poi che dire dell’acqua, l’acqua di Roma è una delle più buone e delle più fresche dell’intera penisola, alla quale nessun turista e abitante può resistere.
Ebbene la Fontana di Trevi , e con essa quella di Piazza Navona, della Barcaccia, della Terrina, continua ad attrarre migliaia di persone ogni giorno e i romani continuano a dissetarsi con acqua di sorgente grazie all’unico acquedotto di Roma ancora funzionante: l’acquedotto Vergine.
L’Acquedotto dell’Acqua Vergine fu voluto da Agrippa, genero dell’imperatore Augusto, che lo inaugurò il 9 giugno del 19 a.C. per alimentare la nuova zona di Campo Marzio e soprattutto per rifornire le omonime terme.
Sorge a poca distanza dall’Aniene, presso l’odierna località di Salone, in via del Nazareno. Deve forse il suo nome alla leggenda che narra di una vergine che indicò la sorgente ai soldati di Agrippa.
La sua lunghezza era di circa 20 chilometri, mentre la portata raggiungeva i 1200 litri al secondo.
Il nome si pensa sia legato semplicemente alla purezza ed alla freschezza delle acque, la cui assenza di calcare rendeva tra l’altro meno impegnativa la manutenzione dell’acquedotto.
Alimentato da alcune sorgenti dell’ Agro Lucullano , l’aqua Virgo è il sesto acquedotto in ordine temporale dopo l’Appio, l’Anio Vetus, il Marcio, l’Aqua Tepula e la Iulia.
Il percorso di questo acquedotto è quasi completamente sotterraneo, per cui visibile solo in minima parte dall’esterno. Resistette perciò meglio degli altri alle invasioni barbariche ma fu danneggiato dal passare del tempo e restaurato da Nicolo V, nel 1453, e da Sisto IV vent’anni dopo, con l’introduzione della fontana del Trivio, proprio dove ora sorge la Fontana di Trevi.
Il completo restauro e rimessa in uso dell’acquedotto ha contribuito al disegno architettonico e urbanistico che ha caratterizzato la Roma rinascimentale e barocca, attraverso la costruzione delle numerose fontane che da esso iniziarono ad essere irrorate.
Nonostante il progetto di restauro era datato primi del ‘500, il processo di ristrutturazione e manutenzione vero e proprio, divenne effettivo solo quando questo passò sotto la supervisione dello Stato della Chiesa che rappresentava il fulcro economico e uno tra i maggiori poteri politici del periodo.
Le uniche zone di Roma in cui è possibile scorgere parti dell’acquedotto Vergine si affacciano su Via di Collatina Vecchia, Via di Pietralata e in via del Nazareno.
Invece il percorso urbano sotterraneo rappresenta una vera e propria guida nella Roma antica, ma nei luoghi che ancora oggi rappresentano il cuore pulsante della città: dalle pendici del Pincio, il percorso dell’acqua si estendeva fino ai sotterranei di Villa Medici e vicino agli Horti Luculliani, da cui veniva percorsa la falda fino al Campo Marzio in direzione di Via Margutta, sbucando quindi finalmente e definitivamente a cielo aperto verso la metà dell’attuale Via due Macelli.
Attraverso una serie ininterrotta di arcate, attraversava quindi l’attuale Via del Nazareno, passando per la zona della Fontana di Trevi e nell’area oggi occupata da Palazzo Sciarra, con un’arcata trasformata in seguito in arco trionfale in onore di Claudio per celebrare la conquista della Britannia, e proseguiva lungo la Via del Caravita, Piazza S.Ignazio e Via del Seminario, dove doveva trovarsi il castellum terminale.
Essendo ancora in funzione e tuttora possibile accedere all’acquedotto nel suo tratto sotterraneo (in genere solo per ispezioni e controlli) è ben conosciuto e perfino percorribile in barca. E’ largo mediamente 1,50 metri e nelle zone delle colline suburbane raggiunge la profondità di 30-40 metri.