L’imponente e “prepotente” Castel Sant’Angelo, si erge sulla sponda destra del Tevere di fronte all’attuale ponte Sant’Angelo, un tempo chiamato pons Aelius. a poca distanza del Vaticano, nel rione di Borgo.
Prepotente perché il suo profilo è talmente solido e maestoso, da ergersi e stagliarsi proprio a picco dell’argine del fiume, in un modo tale che solo un mausoleo degno di questo nome poteva essere, all’epoca in cui, nel lontano 135 a.C., l’imperatore Adriano lo fece ergere quale suo monumento funebre, prendendo l’ispirazione da quello di Augusto.
Fu appositamente studiato da Antonino Pio, successore di Adriano, di fronte al Campo Marzio, progettando, insieme ad esso, un ponte che li potesse unire, il ponte Elio.
La base del mausoleo era composto da un enorme cubo rivestito in marmo, recante sul davanti un fregio ornamentale a teste di buoi detti bucrani e delle colonne angolari.
Nel fregio, proprio sul lato che dava verso e il Tevere e verso il Campo Marzio, si potevano leggere i nomi degli sovrani che vi sarebbero poi sepolti all’interno.
Sullo stesso lato vi era anche l’ingresso, il dromos, intitolato all’imperatore Adriano, interamente rivestito di giallo antico.
Al di sopra di esso, svettava un cumulo di terra alberato circondato da statue marmoree sormontato a sua volta da una quadriga in bronzo guidata dall’imperatore Adriano raffigurato come il dio del sole.
Tutt’intorno partiva un muro di cinta in bronzo decorato da pavoni, due dei quali sono conservati tutt’oggi in Vaticano.
Il Mausoleo, negli anni in cui assolse alla sua funzione primaria, ospitò i resti dell’imperatore Adriano e di sua moglie Sabina, dell’imperatore Antonino Pio e della sua consorte Faustina, di Lucio Elio Cesare, di Lucio Vero Commodo, dell’imperatore Marco Aurelio, di Settimio Severo e di sua moglie Giulia Domna e dei loro figli e imperatori Geta e Caracalla.
Da tutto ciò si evince come, col passare degli anni, la forma e la concezione di Castel Sant’Angelo siano cambiati e, quanto diverso, sia giunto ai giorni nostri, rispetto a come era stato concepito in origine.
Agli albori del Medioevo, l’edificio cambiò destinazione d’uso e divenne una fortezza.
Spogliato di decorazioni e rivestimenti, nel 403 fu integrato nelle Mura aureliane.
Tale integrazione costituisce, se volgiamo, l’elemento che più affascina e che desta più curiosità, in questo proprio da questa integrazione con le mura di cinta è venuto a crearsi il celebre Passetto o er Corridore, per dirlo in romanesco, di seguito denominato Passetto di Borgo.
Fu fatto costruire dall’antipapa Giovanni XXIII, Baldassarre Cossa, nel XV secolo, durante la ristrutturazione delle mura, per permettere al papa di rifugiarsi, in caso di necessità, all’interno del castello e avere la possibilità al tempo stesso, di disporre di una fortificazione che permettesse un miglior controllo del Rione.
Fu vitale, ad esempio, a papa Alessandro VI, quando nel 1494 si rifugiò al Castello durante l’invasione di Roma da parte delle milizie di Carlo VIII di Francia.
E poi ancora nel 1527 salvò la vita a papa Clemente VII (Giulio de’ Medici) il quale vi trovò rifugio durante il Sacco di Roma ad opera dei lanzichenecchi di Carlo V.
Nel 2000, anno del Giubileo, il Passetto fu rimesso in funzione ed oggi è possibile visitarlo, su prenotazione
Da questi episodi, l’utilità del castello fu abbastanza evidente agli occhi dei papi che si successero, che di lì in poi intrapresero grandiosi lavori di adattamento e vi installarono una vera e propria residenza papale.
Negli stessi anni del medioevo inoltre vi fu ricavata anche una prigione, dove tra gli altri fu rinchiuso Benvenuto Cellini nel XVI secolo.
Il nome attuale gli venne attribuito nel 590, durante una grande epidemia di peste che colpì Roma.
Si narra che Papa Gregorio I avrebbe visto l’arcangelo Michele ringuainare la sua spada sulla cima del castello, ad indicare così la fine dell’epidemia.
Come commemorazione dell’avvenimento, fu innalzata, ad opera di Raffaello da Montelupo prima e di Pierre van Verschaffelt poi, la statua di un angelo.
Alcune curiosità più recenti in merito alla fama di Castel Sant’Angelo: Giacomo Puccini vi ambientò l’ultimo atto della Tosca, e in epoca ancora più recente, il castello viene menzionato in “Angeli e demoni” di Dan Brown e poi ripreso nel colossal di Ron Howard girato interamente a Roma.
Oggi nel corso dell’anno, Castel Sant’Angelo, oltre al celebre museo che porta il suo nome, ospita numerose mostre temporanee di carattere storico ed artistico, nonché manifestazioni ed eventi di carattere culturale, come ad esempio il gettonato appuntamento estivo “Notti animate” sulle Terrazze di Castel Sant’Angelo, in cui la fortezza apre i suoi panorami mozzafiato ai visitatori con intrattenimenti e spettacoli.