Entrato di diritto tra le sette meraviglie del mondo moderno, il Colosseo, è il monumento più celebre non solo del Bel Paese ma del mondo intero, con 5 milioni e 700 mila ingressi l’anno.
L’Anfiteatro Flavio è conosciuto da tutti come Colosseo, termine col quale lo si designa dal Medioevo, a motivo sia delle sue dimensioni colossali sia perché nei suoi pressi era collocato il Colosso di Nerone, una statua cioè, di grandi dimensioni rappresentante quell’imperatore.
L’anfiteatro occupa il luogo di un lago artificiale già negli immensi giardini della Domus Aurea, la sontuosa residenza neroniana.
In tal modo, con la restituzione ai Romani tutti del sito privatizzato da Nerone, la nuova dinastia dei Flavi intendeva rendere evidente la differenza tra il vecchio ordine e il nuovo principato.
La costruzione venne iniziata sotto Vespasiano (69-79 d.C.) nel 70 d.C. Inaugurata durante il regno di Tito (79- 81 d.C.) nell’anno 80 d.C., fu conclusa da Domiziano (81- 96 d.C.) negli anni immediatamente successivi. Essa ha dimensioni massime in pianta di 188X156 metri, un’altezza di 50 metri circa 50000 posti a sedere.
L’edificio è rivestito in travertino, la pietra bianca porosa molto diffusa a Roma un tempo come oggi, e in massima parte è costruito in tufo e in laterizi.
Le volte sono in opus caementicium, un miscuglio di malta e di caementa, ossia pietre grezze o frammenti di pietra spezzata, a quanto pare in grado di reggere ai duri contraccolpi degli anni.
Gli ordini architettonici si sovrappongono con la solita scansione, dorico- ionico- corinzio, ma l’ordine dorico è sostituito dal tuscanico.
Lesene corinzie spartiscono la superficie dell’attivo continuo sovrastante in spazi alternativamente occupati da finestroni squadrati, senza alcun tipo di chiusura; forse di qui il detto: ma che abiti al Colosseo?
Le mensole sporgenti a due terzi circa dell’altezza dell’attico costituivano la base d’appoggio per le antenne in legno che avevano la funzione di sorreggere il velario, una grande copertura di stoffa che veniva spiegata da un apposito gruppo di marinai della flotta romana allo scopo di proteggere gli spettatori dal sole e dalla pioggia… già solo l’operazione per quanto tecnica e complessa doveva essere spettacolare di suo!
Il pubblico accedeva alle gradinate tramite i vomitòria, gli ingressi che conducevano ai corridoi lungo gli anelli di smistamento.
La vasta cavea era divisa in tre settori in senso orizzontale detti maeniana, gallerie (come nei teatri); l’ultima di esse aveva le gradinate in legno per ridurre la spinta delle volte (sulle quali erano appoggiate) contro la parete dell’attico, la meno spessa. Al di sopra dell’ultima galleria, un ampio corridoio una balconata offriva solo posti in piedi.
Due ingressi ai due lati opposti lungo l’asse maggiore davano l’accesso diretto all’arena, lo spazio più basso, cosparso di sabbia, dove si svolgevano gli spettacoli.
Mentre nei teatri si portavano in scena recite in senso proprio (commedie, tragedie, farse, satire, recitazioni) negli anfiteatri, quello Flavio su tutti, avevano luogo spettacoli grandiosi, della durata di molti giorni, quali ad esempio, le battaglie navali e anche combattimenti cruenti tra gladiatori e tra uomini e animali feroci.
Giunto il declino di Roma, arrivò con esso il declino della sua opera più importante: le mutate condizioni della città nel Medioevo, diminuita di importanza e ridotta di popolazione, trasformarono il Colosseo, oltre che in oggetto di grande meraviglia, anche in cava e deposito di pietra che, contrariamente alle cave naturali, offriva materiale già lavorato e pronto per l’uso.
Inutile dire che il Colosseo è stato protagonista assoluto del film Il Gladiatore, di Ridley Scott (che oltre a stupirci per le perfette ricostruzioni ci ha fatto rivivere le atmosfere di quei momenti), e che dal 2000, anno di uscita del film, in poi, domande come dove si preparava il Gladiatore ai combattimenti? E dove si svolse il duello decisivo tra Maximus e Commodo? sono ormai diventate le più frequenti che i turisti rivolgono alle guide che operano a Roma. La gente vuole sapere dove si svolgevano i combattimenti che hanno visto nel film, anche se va spiegato che non tutto quello che viene raccontato nel film ha un fondamento storico. E ovviamente da allora l’interesse verso il Colosseo è aumentato ancora di più.
Ma l’anfiteatro di casa nostra è stato anche set d’eccezione per altri film come Jumper, diretto da Doug Liman, in cui il celebre monumento, tra supereroi e fantascienza, grazie al permesso approvato dalla Roma Film Commissin, è stato teatro di un aspro scontro tra i protagonisti.
E come dimenticare che ha fatto anche da cornice alle celeberrima quanto romantica passeggiata in vespa di Vacanze Romane, o che sia uno dei monumenti più frequentemente protagonista di catastrofi che vedono il suo abbattimento.
Nel 2009 il sito di viaggi Trivago.it, in occasione delle Giornate Europee del Patrimonio ha pubblicato una classifica dei monumenti più cliccati dai suoi utenti, in cui il Colosseo si classificava già al primo posto seguito dalla Fontana di Trevi, dalla Basilica di San Pietro e poi dal Duomo di Milano e dal Foro Romano.
Oltre ad essere simbolo di Roma, è il biglietto da visita dell’area archeologica più vasta e disordinata della Terra.
Tante sono le iniziative e i progetti che ruotano intorno a questo colosso millenario, tanti sono i registi che vorrebbero averlo come set, tanti i turisti che vorranno ancora per millenni la foto sotto di esso col centurione di turno.
Noi pensiamo che purché si parta dal restauro e lo si rispetti tutto è possibile…per dirla con le parole di Beda il Venerabile: “Finché starà il Colosseo starà Roma, quando cadrà il Colosseo cadrà anche Roma e quando cadrà Roma cadrà il mondo”.