Prima della creazione di questo Cimitero, la cui datazione risale ai primi decenni del XVIII secolo, i luoghi di sepoltura per gli acattolici a Roma erano situati, secondo le direttive dello Stato Pontificio, in aree isolate e prive di recinzione, lontane da cimiteri riconosciuti, chiese e luoghi consacrati. Il Cimitero Acattolico prese vita soprattutto grazie al supporto ed alle sovvenzioni di autorità estere presenti in città, in motivo del sempre maggior numero di visitatori stranieri che frequentavano Roma, tra cui molti artisti, studenti e scrittori. Da questo “affollamento culturale”, scaturiva un sempre maggior numero di decessi di non cattolici. Tra questi, alcuni illustri protestanti e ortodossi esigevano una sepoltura adeguata al loro rango sociale evitando, in assenza di norme precise a riguardo, di finire sepolti di notte, in luoghi di basso decoro e circondati magari da presunti eretici o nullatenenti.
Inizialmente compresa nell’Agro romano, almeno fino al 1810 l’area non era separata in alcun modo dalla circostante campagna, favorendo oltraggiose profanazioni e dissacranti dispetti. Solo nel 1817, i diplomatici di Russia e Prussia riuscirono a concordare con lo Stato Pontificio l’assegnazione di una zona cimiteriale, in qualche modo confinata mediante una recinzione, fino ad arrivare alla fine del secolo XIX, quando l’Ambasciata tedesca acquistò ed annesse al Cimitero una ulteriore parte di terreno, costruendovi inoltre una piccola cappella.
L’ingresso del Cimitero, il cui sito ufficiale è http://www.protestantcemetery.it, si trova a pochi passi dalla stazione Ostiense, al civico 6 di Via Caio Cestio, dove campeggia un grande cancello con la scritta “Resurrecturis”. Le visite, gratuite, sono consentite nei giorni feriali dalle 9 alle 17, mentre rimane chiuso domenica e festivi, se non in particolari ricorrenze.
Col passare tempo, vi trovarono riposo anche alcuni illustri intellettuali italiani, la cui originale condotta morale e culturale li rendeva di fatto una sorta di “stranieri in patria”, meritando pertanto l’onore della sepoltura tra gli stranieri veri e propri.
Tra i più famosi, altisonanti risuonano i nomi dei poeti inglesi Keats (già malato gravemente al momento del suo arrivo a Roma) e Shelley (la cui morte fu causata da una tempesta, durante un viaggio di ritorno dalla Toscana), il politico Gramsci, il poeta Gadda, la famiglia Bulgari, l’unico figlio di Goethe. Ciascuna delle lapidi di questi illustri ospiti offre uno spunto artistico, che sia una poesia o una originale scultura. Ma anche osservando le tombe di perfetti sconosciuti è possibile sorprendersi, scoprendo frasi originali, dediche o poesie, e ancora sculture marmoree in stile neoclassico o liberty che riproducono un libro, un fiore, una tavolozza.
Da non perdere, prima di terminare la visita: nei pressi della Piramide Cestia, nella parte destra del Cimitero, vicino alle tombe dei poeti inglesi, un prato verdissimo ed una serie di panchine invitano ad una sosta, per godersi l’atmosfera magica del luogo. Come disse Shelley, “Ci si potrebbe innamorare della morte, pensando di poter essere sepolti in un luogo così dolce”.
Dopo aver aperto un buon libro, sfogliatelo lentamente e viaggiate nel tempo… Tornerete nel neoclassicismo e nel romanticismo di qualche secolo fa, dove vi faranno compagnia anche numerosi gatti, silenziosi custodi delle tombe e dell’aura fiabesca di questo luogo imperdibile…