Non che l’agosto romano sia povero di appuntamenti e spunti di svago per i turisti o per gli autoctoni che amano vivere la città più libera dopo i vari esodi verso le più disparate località di villeggiatura. Si può ben dire che, tra gli eventi che si susseguono “All’ombra del Colosseo”, come lungo le sponde del Tevere, i molti film proposti nelle arene cittadine o le rappresentazioni teatrali, Roma pulluli di attività e chiunque possa trovare un’alternativa valida alla noia.
Tuttavia, qualche idea in più non può mai nuocere ed anche il più fervido sostenitore della “raggiungibilità a piedi”, potrebbe aver voglia di oltrepassare per qualche ora il grande raccordo anulare. E allora vale la pena dispingersi fino a Tivoli, per una passeggiata a Villa d’Este.
La costruzione della Villa iniziò nel 1550, anno in cui il Cardinale di Ferrara Ippolito II d’Este dovette trasferirsi a Tivoli per assolvere il suo incarico di Governatore. Avvezzo agli sfarzi delle corti ferraresi, il figlio di Lucrezia Borgia non poteva certo accontentarsi di alloggiare in condizioni più modeste. Così, per trasformare le rigogliose pendici della Valle Gaudente nel grandioso giardino che è oggi patrimonio dell’Unesco, si avvalse delle grandi capacità ingegneristico-artistiche di Pirro Ligorio.
L’architetto napoletano si occupò inizialmente di ampliare il preesistente convento francescano per adattarlo alle nuove funzioni di lussuosa dimora agreste. Ma ebbe modo di dare prova della sua maestria con la realizzazione del sistema che permette ancora oggi di animare gli incredibili giochi d’acqua che attraggono ogni giorno sciami di visitatori.
L’attento posizionamento delle molte fontane e delle cascate non fu progettato con il solo scopo di creare un risultato estetico impeccabile, bensì per rendere perfetto il funzionamento del meccanismo idraulico. Collegando il fiume Aniene con le cisterne della Villa tramite un canale sotterraneo, è tuttora possibile irradiare enormi quantità di acqua nelle fontane, sfruttando solo il principio dei vasi comunicanti, senza l’aiuto di forze motrici altre.
Negli ultimi decenni del XVII secolo, lo sfavillio del giardino, costantemente curato e rinnovato grazie all’intervento di molti artigiani ed artisti, tra i quali non si può non menzionare il Bernini che concepì la fontana del Bicchierone, cadde in uno stato di degrado, accentuato quando la Villa passò nelle mani degli Asburgo. A partire dal 1851, il cardinale Gustav von Hohenlohe risollevò le sorti del complesso avviando ingenti lavori di restauro e favorendo nuovamente l’afflusso di intellettuali ed artisti. Il più illustre ospite del cardinale Von Hohenlohe fu senza dubbio Franz Liszt, che proprio durante uno dei suoi lunghi soggiorni compose “Giochi d’acqua a Villa d’Este”.
Passeggiando lungo i viali costeggiati da cipressi e sequoie secolari, cullati dal sottofondo dello zampillio continuo, è inevitabile abbandonarsi alle fantasticherie immaginando la vita mondana ai tempi di massimo splendore della reggia. E’ facile perdere la percezione del presente e vedersi proiettati in un’epoca di merletti e ricevimenti, quando le fanciulle più irrequiete giocavano a nascondino tra le siepi o si lasciavano corteggiare sedute sul bordo della maestosa fontana di Nettuno o quella dell’Ovata. Coloro che si ritengono immuni da tali romanticherie, dovrebbero mettersi alla prova dopo il tramonto. Dal 3 luglio e fino al 12 settembre, ogni venerdì e sabato, è infatti possibile entrare nella Villa anche dopo il normale orario di chiusura, fino alla mezzanotte. E se si è fortunati, o se si programma la visita consultando anche il calendario degli eventi, si potrà assistere ad uno dei molti concerti promossi dal Coro polifonico “Giovanni Maria Nanino”, con l’intento di mantenere vivo l’originario spirito musicale che ha animato l’atmosfera della Villa sin dalla nascita.
Il costo del biglietto è leggermente più elevato rispetto all’ingresso diurno, ma sarà ricompensato da una serata incantata ed incantevole.
Per le visite notturne è consigliabile la prenotazione (199.766.166)
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