Costruita con marmo lunense (il marmor lunensis è il pregiato marmo di Carrara, e prese questo nome per via delle spedizioni che partivano dal porto di Luni, vicino La Spezia) e situata originariamente all'angolo con Via Sistina sullo stipite dell'edificio di Palazzo Soderini, questa piccola e deliziosa fontana, simbolo dell'arte romana barocca, ha una storia piuttosto interessante. La sua costruzione fu commissionata a Gian Lorenzo Bernini da Papa Urbano VIII, membro della famiglia Barberini. La Fontana delle Api fu messa in opera nel 1644 mediante un meccanismo idrodinamico che sfruttava la canalizzazione dell'acqua di "scarico" proveniente dalla Fontana del Tritone (anche questa disegnata da Bernini nei mesi precedenti).
Nel 1867 fu smontata per facilitare la viabilità cittadina, rivoluzionata dalla costruzione di nuovi quartieri limitrofi e dall'allargamento delle strade che percorrevano l'area, a quel tempo situata all'estrema periferia della città. I pezzi della fontana furono relegati nei magazzini del comune fino al 1919, anno in cui il sindaco Apolloni ne fece iniziare la ricostruzione. Una volta ultimata nel 1920, l'opera fu collocata nella posizione attuale, all'angolo di Piazza Barberini con Via Veneto, in una posizione talmente defilata da renderne non immediata l'individuazione.
Pochi furono i pezzi originali ritrovati integri al momento della ricostruzione, motivo per cui si decise di sostituire quelli mancanti utilizzando blocchi di travertino prelevati da Porta Salaria, poco prima della sua definitiva demolizione nel 1921 (attualmente, il posto dove sorgeva la porta è occupato da Piazza Fiume). Dal 2000 s0no stati effettuati diversi restauri, causati soprattutto da svariati atti di vandalismo che ne hanno ripetutamente danneggiato la struttura.
Anche questa, come la maggior parte delle opere d'arte, è circondata da un alone di leggenda. Pare che per l'inaugurazione, il committente avesse fatto scolpire sulla fontana la frase: "Papa Urbano l'aveva fatta edificare nell'anno XXII del suo pontificato". Ma il Papa era ancora nel suo XXI anno, a soli due mesi dall'inizio del XXII. Da questo fatto prese spunto l'ironia dei romani, scomodando addirittura Pasquino con la nota frase "havendo li Barberini succhiato tutto il mondo, ora vogliono succhiare anche il tempo". Per non dare adito a questi moti di sarcasmo, la frase fu leggermente modificata per volere del Cardinale nipote del Papa, che fece scomparire la seconda I. Ed ecco per i romani una ennesima occasione per ironizzare, spargendo la voce che il Cardinale avesse voluto lanciare malasorte al Papa, augurandogli di non arrivare al XXII anno di pontificato. Leggenda o realtà che fosse, Papa Urbano VIII morì qualche mese dopo il "ritocco" apportato dal nipote!