La Fontana (o Mostra) dell’Acqua Felice, anche detta del Mosè in virtù della colossale statua collocata nella nicchia centrale, prende il nome dal primo acquedotto romano di epoca moderna. Ben undici furono gli acquedotti realizzati in città durante l’epoca antica e dovettero passare più di tredici secoli perché una nuova opera di canalizzazione venisse realizzata, in pieno Rinascimento, per fornire acqua ai cittadini romani. Era infatti il 226 d.C. quando Alessandro Severo fece costruire l’acquedotto Alessandrino, mentre solo tra 1585 e 1587 Matteo Bortolani e Giovanni Fontana (fratello di Domenico) ne concepirono il riadattamento realizzando l’acquedotto dell’Acqua Felice, così chiamato dal nome del Papa (Sisto V, al secolo Felice Peretti) che ne commissionò la costruzione. Un ulteriore elemento legava in realtà i due acquedotti: infatti, le sorgenti idriche principali che lo alimentavano erano le stesse. Si trattava infatti delle acque provenienti dalla zona della “Pantanella” o “Pantano Borghese”, situato sulla via Prenestina alle pendici del colle “Sassolello”, a pochi chilometri da Palestrina.
L’acquedotto fu destinato alla fornitura idrica delle aree dei colli Quirinale e Viminale. Ma l’intenzione principale fu probabilmente quella di approvvigionare la villa del Papa (villa Montalto), che estendeva la sua superficie sui due colli. La conduttura idrica entrava in città presso porta Tiburtina (a quei tempi chiamata porta San Lorenzo) e terminava nella Fontana del Mosè, situata oggi in piazza San Bernardo, all’incontro tra via XX Settembre e via del Quirinale.
I materiali di costruzione della fontana sono marmo, stucco e travertino, la maggior parte del quale fu prelevata dalle Terme di Diocleziano.
L’architettura della fontana prevede tre nicchie sorrette da colonne ioniche. Nelle due nicchie laterali sono situati altorilievi che rappresentano episodi della Bibbia che hanno attinenza con l’acqua. A sinistra “Aronne guida il popolo ebreo all’acqua scaturita dal deserto“(statua realizzata, insieme alle sculture, da Gian Battista della Porta) e a destra “Gedeone sceglie i soldati osservando il loro modo di bere“ (opera di Pietro Paolo Olivieri e Flaminio Vacca).
In quella centrale è invece situata la enorme statua del Mosè, alta più di quattro metri, la cui realizzazione fu iniziata da Prospero Antichi ed ultimata da Leonardo Sormani. Le fattezze della statua risultano tozze e piuttosto ridicole, tanto da avergli fatto meritare il nome di “Mosè ridicolo”, attribuitogli dai consueti toni sarcastici dei romani dell’epoca, che gli dedicarono anche alcune pasquinate.
I capitelli delle colonne sorreggono un architrave che riporta scolpito l’anno di ultimazione dell’opera (1587). Superiormente è posizionato il grande attico con una prosaica scritta autocommemorativa, al di sopra del quale troneggia lo stemma papale fiancheggiato da due angeli, che sembrano proteggerlo. Alle estremità laterali dello stemma sono presenti due obelischi, aggiunti alla fontana due anni dopo la sua inaugurazione nel 1587.
Le dimensioni di questa parte superiore della costruzione sono spropositate, basti pensare che l’altezza dell’attico, sommata a quella dell’edicola con lo stemma papale, è pari quasi alla metà dell’intera infrastruttura.
L’acqua sgorga nella parte inferiore delle nicchie, attraverso rappresentazioni marmoree di una scogliera, e confluendo all’interno di vasche adornate con quattro leoni in marmo sul genere egiziano. Le statue leonine originali erano due in porfido e due in marmo chiaro e provenivano rispettivamente dall’area del Pantheon e dalla Basilica di San Giovanni in Laterano, posizionate a sostegno delle colonne laterali alla porta.
Alla base della fontana è presente una balaustra di travertino, riutilizzata per la fontana dopo essere stata inizialmente realizzata durante il pontificato di Pio IV (tra il 1559 ed il 1565) per adornare il cortile del Belvedere all’interno del Vaticano.
Tra gli interventi di manutenzione effettuati nel corso dei secoli, l’ultimo di rilievo risale alla fine degli anni ’90 del secolo scorso, quando si intervenne per riportare l’effetto cromatico alla situazione originaria e per evidenziare la diversità dei materiali utilizzati.
L’imponente costruzione appare nel suo complesso disarmonica, una miscellanea di stili tra loro differenti che donano alla fontana un aspetto sproporzionato e, relativamente alla statua del Mosè, addirittura grottesco. Un risultato che potrebbe derivare dall’urgenza con cui Sisto V fece realizzare l’opera. La fontana è comunque degna di interesse in quanto è il risultato degli interventi scultorei ed architettonici di parecchi artisti importanti e rappresenta la prima fontana di Roma costruita appositamente con funzione di mostra d’acqua.